Cesena
I ripetitori telefonici tengono banco in Consiglio comunale
La polemiche sulle installazioni di nuovi impianti di telefonia mobile arriva in Consiglio comunale. A oggi sono sei le richieste pervenute agli uffici comunali. Alle due già autorizzate, in via Matalardo e via del Laghetto (entrambe di Iliad), si aggiungono quelle in fase istruttoria: ancora via Matalardo (Wind), via Venti (Wind), via Luzzena (Elemedia), via Chiesa di Pievesestina (Cellnex Italia, Wind Tre).
I consiglieri Lorenzo Plumari (Pd) e Armando Strinati (Cesena 2024) hanno chiesto chiarimenti sull’iter autorizzativo e le competenze in capo al Comune. “Nelle ultime settimane sono giunte diverse segnalazioni da parte di presidenti di quartiere e cittadini giustamente preoccupati per le nuove antenne. Siamo consapevoli si tratti di servizio di interesse pubblico, ma che possono arrecare danni economici, per la svalutazione delle abitazioni, e alla salute” ha commentato Plumari.
L’assessora alla sostenibilità ambientale Francesca Lucchi ha spiegato come i Comuni siano costretti a muoversi tra le maglie strettissime che la normativa nazionale concede loro.
L’installazione di nuove stazioni radio base è disciplinata a livello nazionale dal Codice delle telecomunicazioni elettriche, che le equipara a opere di urbanizzazione primaria e di interesse pubblico. E la giurisprudenza ha evidenziato come non sia necessario un idoneo permesso di costruire, poiché vi è la subordinazione a un’autorizzazione unica, che considera tutti gli enti coinvolti dall’emissione di pareri.
“Pertanto, alla presentazione di un’istanza da parte di un operatore, si può anche intendere come automaticamente accolta con il silenzio assenso entro 90 giorni, se non sia stato comunicato un provvedimento di diniego o un parere negativo da parte di Arpae o Ausl ─ ha evidenziato ─ . Un quadro normativo che mette quindi in evidenza come non ci sia discrezionalità o volontà politica in merito all’installazione di nuovi dispositivi”.
Per tutelare la salute pubblica, la normativa regionale (Lr 30/2000) preclude la possibilità di nuove installazione solo in prossimità di luoghi sensibili, come sedi sanitarie o scolastiche. A livello nazionale invece i Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, ma esclude la possibilità da parte loro di introdurre limitazioni alla localizzazione generalizzata sul territorio.
“Esprimo l’amarezza dell’Amministrazione nell’oggettiva difficoltà di aiutare le famiglie che risiedono in prossimità delle nuove installazioni ─ ha proseguito ─. Stiamo approfondendo la normativa del decreto semplificazioni per comprendere se vi sia l’opportunità di attuare una pianificazione effettivamente tutelante. A oggi non ci risultano Comuni in Regione che abbiamo individuato provvedimenti di programmazione urbanistica conforme al decreto semplificazione e in grado di dare risposte concrete”.
Ciò che invece l’Amministrazione sta portando avanti in modo sistematico già da tempo è il monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche in collaborazione con Arpae Emilia-Romagna. “Le analisi effettuate a oggi hanno rilevato livelli sempre abbondantemente al di sotto dei limiti normativi e in linea con gli studi prodotti dai gestori in sede di autorizzazione”, ha concluso l’assessora.