I segreti di un gioiello dell’abbazia del Monte passati ai raggi X

Finirà sotto i raggi X per scoprirne i segreti l’opera ‘La presentazione di Gesù al tempio e la Purificazione della Vergine’, la pala d’altare rinascimentale del pittore Francesco Raibolini, detto il Francia, di proprietà del Comune di Cesena e collocata all’Abbazia del Monte sulla base di un contratto di comodato che affida ai monaci la conservazione dell’opera.

Una volta completato il restauro sponsorizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena e Credit Agricole, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna ha evidenziato l’opportunità di completare le indagini diagnostiche attraverso l’impiego di strumentazione ai raggi X, molto utili per ottenere informazioni sulla tecnica pittorica del Francia, con particolare riferimento alla natura della tavola, al formato delle assi che la compongono e al loro sistema di assemblaggio, e alla presenza di artifici adottati dal pittore per eliminare eventuali difetti del legno.

L’intervento è stato affidato, per un importo di 2.800 euro a carico del Comune, alla ditta ‘Diagnostica per l’Arte Fabbri’ che ha sede a Campogalliano (Mo) ed è diretta da Davide Bussolari, docente di Diagnostica applicata ai beni culturali all’Accademia di Belle arti di Bologna.

Nella primavera scorsa, nell’ambito dell’accurata indagine diagnostica, è stato rilevato uno stato conservativo precario dell’opera. Il restauratore Sandro Salemme di Imola, che se ne è occupato, ha evidenziato che l’ancona lignea dorata e il dipinto su tavola in esso contenuto presentavano un importante e attivo attacco da parte di insetti xilofagi. Inoltre il dipinto aveva rilevanti e vasti sollevamenti della pellicola pittorica dovuti alla contrazione della fibra lignea causata dall’ambientazione circostante e dall’indebolimento della struttura provocato dall’azione erosiva degli insetti. Nel corso dei lavori di disinfestazione e restauro, iniziati a settembre 2019, sono state condotte dall’equipe della professoressa Matteucci dell’Università di Bologna una serie di indagini con l’impiego di raggi infrarossi che hanno portato a interessanti risultati.

Secondo Nicolò Masini, medico ed erudito rinascimentale, il dipinto venne commissionato dal priore della Madonna del Monte, Giambattista Bertolucci, anche se le spese furono sostenute dalla nobile famiglia cesenate dei Tiberti con la quale la sua casata si scontrò tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento per motivi politici. Questo gesto costituirebbe una sorta di indennizzo per le offese subite insieme all’elezione del Bertolucci a vescovo di Fano. All’epoca delle soppressioni napoleoniche il dipinto fu trasferito a Milano, poi a Parigi e infine restituito a Cesena (1816) e depositato nel Palazzo comunale. Fece parte del primo nucleo di opere della Pinacoteca finché nel 1942 fu riportato nella Basilica del Monte dove scampò ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Si tratta di opera autografa, il Francia ha infatti lasciato la sua firma su uno dei gradini dell’altare, ma non la data per cui la critica la critica popone di collocare il dipinto intorno al 1515 per evidenti sintonie con dipinti coevi dell’artista. La tavola si distingue, come ha sottolineato l’esperta Nicosetta Roio, per la bellezza del caldo colorito, per la decorosa sobrietà della composizione e per la luce solare che avvolge le figure.