Valle Savio
Ieri tanta gente a Sarsina per il funerale di don Renzo Marini
Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Douglas ieri pomeriggio nella concattedrale di Sarsina in occasione dei funerali dell’ex parroco don Lorenzo (Renzo) Marini, deceduto sabato 2 novembre in seguito a una caduta accidentale.
1. L’olio delle lampade: la carità
Quanto è prezioso quest’olio di cui ci ha parlato la parabola evangelica appena ascoltata (Cfr Mt 25, 1-13)! Quando arriva lo sposo, non basta essere svegli, non basta avere la lampada nelle mani; è necessario l’olio per illuminare il cammino e così entrare nella sala del banchetto, di quel banchetto che è il simbolo della gioia, della luce e della pace a cui tutti aspiriamo e che è eredità per tutti preparata dal Signore, come ci ha ricordato la pagina del Profeta (Cfr Is 25, 6-9).
Concentriamoci ora su quest’olio prezioso. Cosa rappresenta, al di là della parabola e del linguaggio immaginifico di Gesù? Sant’Agostino a questa domanda risponde: “L’olio è il simbolo di qualcosa di grande, di molto importante. Non è forse la carità? Questa che vi faccio è una domanda, anziché un’affermazione precipitosa. Vi dirò perché mi pare che l’olio sia simbolo della carità. L’Apostolo dice: Io v’indico una via più sublime . Quale via più sublime addita? Se sapessi parlare le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come una campana che suona o un tamburo che rimbomba . Ecco la via più sublime, cioè la carità, che a giusto titolo è simboleggiata dall’olio. L’olio infatti rimane al di sopra di tutti i liquidi. Se si mette dell’acqua in un vaso e vi si versa sopra dell’olio, l’olio rimane alla superficie. Se ci metti olio e vi versi sopra acqua, l’olio rimane a galla. Se lo lasci al suo posto naturale l’olio sta sempre al di sopra; se tu volessi cambiare la sua posizione naturale tornerebbe sempre a galla. La carità non cadrà mai (Disc. 93, 4). In un altro testo l’Apostolo dice: al di sopra di tutto vi sia la carità (Cfr Col 3, 14).
Le vergini sagge portano con sé la carità e per questo entrano nella sala del banchetto. “Non s’insinuò – continua sant’Agostino – di nascosto in esse il freddo della carità, in esse non si raffreddò la carità, ma continuò ad ardere sino alla fine. Poiché continuò ad ardere sino alla fine, si aprirono per esse le porte dello sposo” (Disc. 93, 5).
2. Mitezza, zelo e fedeltà
Ripensando alla testimonianza di don Renzo, a cui la comunità diocesana e in particolare quella di Sarsina dà oggi l’affettuoso saluto e gli dice un presto arrivederci in Paradiso, vedo come il grande precetto della carità, che è la sintesi di tutta la legge (Cfr Rm 13, 10), sia stato declinato e vissuto concretamente da lui in tre direzioni: nella mitezza e bontà, nello zelo pastorale e nella fedeltà. Possiamo richiamarci anche alla parabola dei talenti (Cfr Mt 25, 14-30), anch’essa raccontata da Gesù, come quella delle dieci vergini, per preparare l’incontro finale con lo sposo; possiamo davvero dire che queste tre direzioni sono state come tre talenti che don Renzo nella sua vita sacerdotale ha trafficato con grande profitto pastorale. E per noi questo è un bellissimo esempio.
La bontà e la mitezza. Certamente il suo carattere lo ha portato a vivere naturalmente queste virtù: bontà e mitezza con le quali riusciva a intessere e cementare relazioni che duravano nel tempo: coi confratelli, coi fratelli e le sorelle delle parrocchie dove ha esercitato il ministero.
E poi lo zelo. Lo zelo pastorale. Vorrei inserire qui tutta la ricca e feconda azione pastorale di don Renzo a favore dell’educazione dei giovani e dei ragazzi. I frutti di quest’azione sono, oggi, sotto gli occhi di tutti.
Infine la fedeltà al suo sacerdozio e agli impegni assunti nel giorno dell’ordinazione. Limpida e gioiosa fu la fedeltà al suo dovere come parroco. Lasciata la responsabilità della parrocchia, non sgarrava nell’attendere alla Messa, alle confessioni, alla preghiera di Lodi con la gente, alle benedizioni con la catena.
Infine, amo pensare che, in forza della carità che ha alimentato abbondantemente la tua lampada, tu, don Renzo, mentre stai varcando la soglia per entrare nella sala del banchetto, a chi ti chiede un po’ di olio perché, imprudente, non ne ha più e non ne ha fatto scorta sufficiente, tu con generosità gliene dai, perché, diversamente dalle vergini della parabola, di olio, cioè di carità, nella tua lampada ce n’è da vendere e – ne sono certo – puoi condividerla con altri senza rimanere a secco.
(Foto di Pier Giorgio Marini)