Il Cesena ha presentato Modesto: “un allenatore ambizioso che ci farà divertire”

Schierati dietro il lungo bancone della saletta stampa, sotto la tribuna numerata dell’Orogel Stadium, ci sono il presidente Corrado Augusto Patrignani, il direttore sportivo Alfio Pelliccioni e il nuovo allenatore del Cesena, Francesco Modesto, oltre all’addetto stampa Enrico Marinò.

Modesto ha la pelle inscurita dall’abbronzatura – è nato a Crotone, città portuale -, ma sembra già carico per la stagione che inizierà ufficialmente tra una decina di giorni con l’inizio del ritiro di Ronzone (Trento).

Prima di tutto, però, interviene Pelliccioni, per spiegare alcuni aspetti decisionali degli ultimi mesi del club. Si parte dalla scelta relativa alla panchina e al collegamento di questo parametro con gli aspetti di mercato. “Fosse rimasto Angelini, probabilmente sarebbero rimasti più giocatori di quelli della rosa di un anno fa. Abbiamo puntato invece su Modesto, un allenatore ambizioso che sicuramente ci farà divertire”. 

Riguardo alla squadra che verrà composta, invece, Pelliccioni chiede il sostegno di tutto l’ambiente. “La squadra è da costruire, sarà giovane e quindi avrà bisogno di massimo supporto: difficilmente saremo in grado di vincere il campionato da subito, ma cercheremo di mettere basi solide per provarci tra qualche stagione”. 

C’è tanta curiosità di scoprire che tipo di persona sia Modesto, le sue idee da allenatore e il suo carattere. D’altronde, pur avendo quattro figli e una moglie che porterà con sé a Cesena, ha solamente 38 anni e una carriera d’allenatore che non va oltre un biennio al Rende, club della provincia di Cosenza di cui ha guidato prima la Berretti, poi la prima squadra nel campionato di Serie C appena concluso. 

Si inizia con le questioni di campo: quale sarà l’identikit adeguato con cui scegliere i nuovi innesti per il Cesena? “La valutazione in parte dipenderà chiaramente dal mio modo di vedere il calcio. Punteremo tanto su giocatori giovani, affiancati da altri più esperti che possano dar loro una mano a crescere. Quando si scelgono i profili si fa un lavoro di gruppo, con direttore sportivo e società”.

Serviranno giocatori funzionali all’idea di gioco di Modesto, che a Cesena si confronterà con una grandissima opportunità di carriera. “Sono un allenatore molto giovane, devo fare 38 anni; ho smesso di giocare già tre anni fa, mentre molti miei coetanei sono ancora in campo. Il Cesena l’ho affrontato col Crotone quando ancora ero calciatore, qualche stagione fa, e al Manuzzi siamo stati battuti. È una piazza importante: per questa società ho lasciato da parte tutte le altre proposte”.

La cosa che più mi affascina conoscere è la filosofia di gioco di Modesto, un allenatore che dice di ispirarsi a Gasperini, Juric e Mazzari che ha incontrato nella sua carriera da esterno sinistro a tutta fascia. Lui stesso, infatti, rivendica una serie di princìpi cari al trio sopracitato. “Sicuramente l’aggressività non mancherà mai. Il bel gioco arriverà col tempo: l’importante è trasferire le idee giuste alla squadra. In ritiro capirò in quali ruoli i giocatori si possono esprimere al meglio e anche i ragazzi si dovranno conoscere tra di loro. Con me tutti quanti parteciperanno all’azione, dentro a un modulo tendenzialmente con una difesa a tre, che può variare in base alle caratteristiche degli avversari”.

Un impianto tattico che sarà utile per raggiungere un obiettivo ben preciso: “Avere una salvezza tranquilla, magari arrivare un po’ più in alto. Poi dobbiamo migliorare i giovani che abbiamo in rosa e fare un calcio propositivo”.

Modesto somiglia un po’ ad Antonio Conte. Ha la stessa espressione orgogliosa e intensa, trasmette energia con le parole. C’è anche una analogia somatica, e forse qualche aspetto simile anche dal punto di vista del pensiero tattico. Qualcuno chiede del suo rapporto con il calcio e la risposta rende il mio paragone fumoso un po’ più concreto: “Il calcio è la mia vita, da quando giocavo. Quando fai questo mestiere sai che non puoi essere certo dell’orario a cui andrai a dormire, nè quello a cui ti sveglierai. Sei un uomo solo, ma devi essere in grado di trasferire il più possibile di ciò che hai in testa alla squadra”. La somiglianza è sempre più forte, ma direi che è un po’ eccessiva. Meglio metterla da parte.

Lo staff con cui Modesto collaborerà è fidato. “Ho avuto la fortuna di trovare ragazzi che mi aiutano tantissimo. Ho detto subito loro che devono avere la maggior parte del tempo disponibile per me. Sono molto esigente. Ho un vice che è l’opposto di me, è più tranquillo ma comunque mi dà tantissimo sia fuori che dentro al campo. Guardiamo sempre le partite insieme. Loro si concentrano più sui dati dei giocatori, si occupano della preparazione dal punto di vista fisico”.

L’impressione generale è che Modesto sia un allenatore moderno, al passo coi tempi sotto vari punti di vista. Anche relativamente al rapporto con i giocatori: “I tempi sono cambiati. Non posso più paragonare la situazione a quella di quando ero giovane io. Non c’era rapporto con gli allenatori anni fa; adesso devi parlare con i ragazzi, conoscerli. Io personalmente ho bisogno di capire anche nella vita privata quali siano le caratteristiche delle persone che ho di fronte”.

Tutti assieme e compatti, insomma, verso un unico obiettivo: vincere. “Voglio vincere, la parola opposta nel mio vocabolario non esiste. E per questo mi piace molto lavorare con i giovani: quando trasmetti coraggio a un ragazzo, lui ti darà il duecento per cento delle sue forze. Il mio desiderio è innanzitutto quello di divertirmi, e vedere i miei giocatori che si divertono. La filosofia è quella di giocare sempre bene. Il risultato, ovviamente, deve essere sempre positivo, ma preferisco portare a casa il risultato segnando un gol in più rispetto agli avversari”.

Modesto mi piace, penso. Il futuro non è mai certo e dipende da tanti aspetti diversi, ma ho l’impressione che possa diventare davvero un grande allenatore.