Dall'Italia
Il dono di mamma Deborah, 38 anni: stop alle cure per veder nascere Megan
La commovente testimonianza di una donna che, nonostante un tumore al quarto stadio, ha ritardato le cure per dare la vita alla sua Megan. Una storia purtroppo molto simile a quella di Elisabetta Socci, la giovane mamma di San Zaccari morta nel 2022 a soli 36 anni, lasciando una bimba di 9 mesi. Anche lei aveva scoperto di essere incinta proprio nel giorno in cui le era stato diagnosticato un tumore al seno
La vicenda di Deborah Vanini, mamma coraggiosa strappata alla vita a soli 38 anni, è una testimonianza d’amore materno. Una storia purtroppo molto simile a quella di Elisabetta Socci, la giovane mamma di San Zaccaria (Ravenna) morta nel 2022 a soli 36 anni, lasciando una bimba di 9 mesi. Anche lei aveva scoperto di essere incinta proprio nel giorno in cui le era stato diagnosticato un tumore al seno.
C’è una neonata che sorride in una culla nella galleria fotografica social di Deborah Vanini. Tante immagini di viaggi da sogno, momenti felici ma anche il racconto condiviso, sul web, di un dramma che si è trasformato in un’immensa testimonianza d’amore.
Il perché di una prova difficile
Sabato scorso Deborah, 38 anni, originaria di Como e residente nel milanese, ha chiuso gli occhi alla vita. Strappata all’amore di sua figlia Megan, del suo compagno, dei suoi genitori, familiari e amici da un cancro. La visita che confermava la sua gravidanza, infatti, portò anche la notizia di un tumore al quarto stadio. «Uno choc – ha confidato Deborah al suo profilo –: dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Dall’estasi, alle pene dell’inferno. Da lì, il buio». Nel pomeriggio di martedì 26 novembre i funerali di Deborah sono stati celebrati nella chiesa di San Giuseppe: le parole del frate cappuccino padre Lorenzo hanno portato la carezza della consolazione di fronte a un dramma così grande. Era la stessa Deborah a chiedersi il perché di una prova tanto difficile.
Una scelta
La sua bacheca, oggi, è il diario di un percorso costellato di ostacoli. «Mesi e mesi di esami, giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, farmaci, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza». Deborah ha deciso di rinunciare a quelle cure antitumorali per dare la vita a sua figlia. È sempre Deborah a dare un titolo al suo post: Scelte. «Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi, ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a me e a noi. Ho toccato veramente il fondo, ma poi.. con l’aiuto di uno staff dell’Ospedale Niguarda a dir poco favoloso, amici di vecchia e nuova data, la mamma, il mio angelo e la vera roccia della mia vita, il mio compagno (che non mi ha abbandonata per un solo secondo, stando con me h24 anche in ospedale per settimane, e dormendo persino per terra), sono riuscita a trovare anche dei lati postivi in tutto questo, perché ci sono sempre nonostante tutto… E quando ci lamentiamo di qualcosa, valutiamo bene il “peso di questa cosa”».
La nascita di Megan: un miracolo
Megan ha fretta di nascere e così, lo scorso 18 settembre, vede la luce dopo un parto prematuro d’urgenza, con una serie di complicazioni rischiose per madre e figlia. Deborah, che scrive di non essere credente, descrive, però sua figlia come un «miracolo» che «senza saperlo», ha «letteralmente salvato la vita» alla sua mamma.
Un addio che lascia una testimonianza indelebile
Deborah conta i giorni che riesce a vivere con la sua Meg. E c’è sempre quella parola ad accompagnare i suoi pensieri: miracolo. «Chissà per quanto tempo potrò guardarti… ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile». Deborah ha stretto Megan fra le braccia solo per due mesi. Ma continuerà a essere accanto a sua figlia alla quale, la sua scelta d’amore, ha donato la vita rinunciando alla propria.