Valle Savio
Il lampadario di Murano scomparso
Già da tempo sono venuto a conoscenza di alcuni particolari su un episodio del quale avevo sentito parlare fin da bambino dalla popolazione di Tezzo e di cui si trova accenno nel diario dell’interessante Cronistoria parrocchiale scritta dal parroco don Aureliano Tonelli, poi pubblicata interamente nel 1995 nel volume “Tipi e tipetti Romagnoli” dal fratello Vittorio Tonelli.
Ulteriore testimonianza venuta dal parrocchiano Varani Nino, classe 1948, che dopo esseri sposato ha abitato 40 anni a Bologna e ora a Capocolle, ma che torna a Tezzo per le feste e per trovare l’anziana madre, che mi ha raccontato in diretta quanto ha vissuto riguardo alla sparizione del lampadario di murano dell’Oratorio della chiesa della Costa di Tezzo; una questione delicata in quanto chiesa privata ma i cui arredi erano della parrocchia; per questo venne prelevato di notte per non insospettire i parrocchiani, il 15 giugno del 1968.
Il dottor Antonio Corbara, che lo visita la chiesa della Madonna Addolorata alla Costa di Tezzo nel 1966, così lo descrive:
“Lumiera pensile in vetro di Murano fumè, con rialzi azzurri, rosa, gialli, a due ordini di bracci, otto nel giro inferiore, 4 in quello superiore, ornata di fogliami, anelli, catene, con stelo a sagome ed elementi vari, con piantone in ferro lavorato ad elementi crociati. Opera di Murano, del sec. XVIII, misurante m. 1 x 0.90; in discreto stato, bisognoso tuttavia di revisione”.
Già da tempo il sovrintendente Corbara aveva segnalato alla Curia di Sarsina, da come leggiamo in alcune lettere, che sarebbe stato meglio rimuovere il prezioso lampadario dalla chiesa per il pericolo del furto. La Curia tentò, ma trovò una grande opposizione della gente che voleva rimanesse sul posto.
Il 15 giugno 1968 il lampadario settecentesco venne prelavato dalla chiesa e finì ad un antiquario di Forlì, che lo pagò 60.000 lire. A sua volta, lo passò ad un altro commerciante di cose antiche di Terra del Sole, che lo pagò 120.000. Questo finì da un medico a Bologna, che sborsò 400.000 lire per lo stesso. Qui i carabinieri lo identificarono e le Belle Arti di Bologna lo valutarono 2 milioni di lire. E qui inizia la testimonianza di Varani: “Guidavo io la macchina “Belvedere”, una delle 4 macchine che erano a Tezzo nel 1968 (sembra di parlare di altri tempi), avevo 20 anni, con mio nonno Rinaldi Gildo detto “Bessa”, che era stato Consigliere Comunale di Sorbano e si interessava un po’ dei problemi della frazione, con il parroco don Aureliano, andammo a Forlì all’Ufficio Investigazione questura a prelevare un carabiniere e andammo insieme a Bologna in via Galliera. Io rimasi in auto perché non c’era parcheggio, in quanto la via è stretta, mentre il parroco con mio Nonno e il carabiniere andarono in casa di questo medico per constatare che il lampadario fosse quello. E, in effetti, era proprio quello. Lo prendemmo su (era smontato e inscatolato) e lo portammo a Forli di nuovo all’Ufficio Investigazione dove venne sequestrato. Poi non abbiamo saputo più nulla, né rivisto il prezioso lampadario”.
Dove è finito ora?