Il manager cesenate Gino Santini dagli Usa: “A breve avremo tanti vaccini a disposizione. Sono tutti sicuri, come sono sicuri i farmaci”

Vaccini sì vaccini no, in Italia il dibattito è sempre più acceso. Anche nella nostra città, a Cesena, dove anche ieri si è tenuta una manifestazione di chi si schiera contro. I recenti casi di morte avvenuti in Sicilia nei giorni scorsi dopo la somministrazione del prodotto realizzato da AstraZeneca sta alimentando la polemica e facendo crescere la fronda dei cosiddetti no vax.

Da più parti sono pressanti gli inviti alla vaccinazione, in particolare ora che l’esecutivo Draghi ha messo a punto un piano per triplicare il ritmo giornaliero. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio venerdì scorso quando si è recato a Fiumicino, in visita all’hub vaccinale che si trova nei pressi dell’aeroporto romano.

Non poteva capitare con cadenza migliore la serata online di venerdì scorso organizzata dal Rotary club di Cesena. In collegamento da Miami (Florida-Usa) è intervenuto Gino Santini (nella foto in basso), cesenate doc, fino al 2010 vicepresidente della multinazionale farmaceutica Eli Lilly che ha in Italia un’importante sede a Firenze. Nell’azienda statunitense l’ingegnere meccanico laureatosi a Bologna nel 1981 ha percorso tutta la carriera, fino ad arrivare ai massimi vertici. Ora non ha abbandonato il campo. Da consulente si occupa ancora di aziende del settore farmaceutico e delle biotecnologie, ma anche di start up e di venture capital. Nel suo staff alla Lilly ha lavorato l’attuale amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel.

Santini, che durante il master post laurea in business administration negli States entrò in contatto con la Lilly, ha affrontato il tema “L’industria farmaceutica e la sfida del Covid”. “In meno di un anno dall’avere dichiarato il Covid-19 una emergenza globale – dice in avvio di intervento – abbiamo già una decina di vaccini e altri 80 sono in fase di sperimentazione. Si tratta di un risultato eccezionale. Di norma ci vogliono dai 10 ai 15 anni per avere risultati di questo tipo”.

Con il Covid-19 non si è partiti da zero. La comunità scientifica studia da anni i Coronavirus. “Infatti – aggiunge il manager – è stata straordinaria la collaborazione tra diversi attori in campo: i numerosi Paesi coinvolti, le aziende, gli studiosi…  Dieci giorni dopo che il primo paziente è stato diagnosticato a Wuhan in Cina si è avuta a disposizione la sequenza genetica del virus su cui tutti hanno iniziato a lavorare. Il governo degli Stati uniti ha sovvenzionato con miliardi di dollari la ricerca e lo sviluppo dei primi vaccini a tante aziende in tutto il mondo. Infine, in questa occasione si sono avute a disposizione tecnologie che fino a pochi anni fa non esistevano. Ciò ha permesso di migliorare i processi e di accelerare tantissimo i tempi”.

Molti si chiedono se i vaccini utilizzati oggi siano stati testati a sufficienza. Questo è un argomento molto controverso. “I vaccini sono sicuri – sostiene Santini -. Le fasi a monte del processo sono state veloci, ma non quelle a valle. Le autorità preposte hanno richiesto che le tre famose fasi, la 1, la 2 e la 3 necessarie per testare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini fossero tutte rispettate”.

Si può stare tranquilli, allora? Questa è la domanda che molti si pongono. “Non esistono prodotti farmaceutici sicuri al 100 per cento – risponde Santini -. Se leggete gli effetti collaterali sul bugiardino dell’aspirina vi spaventate. Vi posso dire che è stato usato il processo normalmente utilizzato. I vaccini prodotti sono efficaci a produrre gli anticorpi e a ridurre le infezioni” e hanno effetti collaterali minimi. Poi porta un dato eloquente: “I vaccini antiinfluenzali sono efficaci al 50 per cento, ed è una percentuale ritenuta sufficiente per immetterli in commercio. Questi hanno un’efficacia al 90-95 per cento”.

Perché permangono tutti questi dubbi? Perché tanti ancora non si fidano? “Non si devono alimentare timori – sostiene l’ingegnere -. Questi vaccini sono sicuri come lo sono altri sperimentati e utilizzati in altre occasioni. E ne abbiamo tantissimo bisogno. Già ne sono state somministrate milioni di dosi senza segni di effetti collaterali significativi. Bisogna avere fiducia nella scienza ed evitare reazioni emotive e irrazionali. E a proposito di reazioni irrazionali, vi posso dire che l’anno scorso ero qua negli Stati Uniti con la mia famiglia quando è scoppiata la pandemia in Cina e poi in Italia come primo Paese occidentale. La gente non frequentava i ristoranti cinesi e le pizzerie italiane per paura del contagio”.

Saranno disponibili per tutti i vaccini? Anche questo è un altro tormentone del momento: la mancanza di disponibilità dei prodotti. “Qui negli Stati Uniti sono stati fatti investimenti enormi – dice ancora l’illustre ospite – che hanno permesso al governo americano di avere una grande disponibilità di prodotto prima dell’Europa e di altri Paesi nel mondo. Fra qualche mese, sono convinto che la disponibilità di vaccini sarà un problema del passato in tutti i Paesi avanzati, e in un anno o due in tutto il mondo. Ora la vera questione rimane quella di quanti si vorranno vaccinare. Mi pare che in Francia solo il 50 per cento della popolazione abbia dichiarato essere disponibile a vaccinarsi. Se si procede così, questo virus non va via. Viaggia con le persone, ecco perché ci vuole l’immunità di gregge. Chi non vuole vaccinarsi per sé, lo faccia almeno per gli altri”.

Tanti parlano anche di una sorta di complotto tra le maggiori case farmaceutiche… Una strategia mondiale che avrebbe causato tutto questo per vantaggi economici. “Nelle grandi aziende statunitensi c’è un obbligo assoluto di onestà intellettuale e di rispetto delle leggi – ribatte con forza Santini -. Vi sorprenderebbe vederla. Qualsiasi comportamento scorretto è assolutamente non tollerato. In aggiunta, richiederebbe il coinvolgimento di troppe persone, che hanno per legge un incentivo economico notevole a denuncialo. Pensare che ci sia un complotto per favorire o sfruttare l’epidemia per ragioni economiche è semplicemente fantasioso”.

Inoltre, il vantaggio economico per queste aziende dovuto al Covid è in realtà limitato. AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno dichiarato di non volere fare utili con il vaccino. E Pfizer pure, anche se non ha avuto finanziamenti pubblici. I loro titoli in borsa non sono aumentati in questo ultimo anno mentre l’indice che cattura l’andamento dei titoli farmaceutici, la maggioranza dei quali non produce vaccini o prodotti per il Covid-19, è aumentato di oltre il 20 per cento”.

Ma allora che motivazioni hanno le aziende farmaceutiche a produrre i vaccini? “Oltre ai finanziamenti pubblici che hanno aiutato a fare ingenti investimenti a rischio, cioè prima di sapere se i vaccini studiati funzionavano, le aziende hanno sentito un forte dovere morale, sociale e di immagine. Per questa ragione hanno deciso di mettere le loro tecnologie a disposizione per risolvere un problema globale”.

Come mai i vaccini non arrivano in Italia? Perché c’è questo ritardo? Il cittadino medio si interroga. “Il problema è dell’Unione europea – sostiene Santini – che si è fatta responsabile dei contratti con le case farmaceutiche, e deve mettere d’accordo 27 Paesi prima di decidere. Gli Usa, il Regno unito e Israele hanno agito individualmente, fatto investimenti in anticipo e hanno preso decisioni coraggiose anzitempo. Israele ha pagato il vaccino Pfizer il 50 per cento in più e ha messo a disposizione, in maniera anonima, i dati dei suoi cittadini vaccinati in cambio di una fornitura anticipata molto ampia. Il governo americano ha fatto i contratti con Pfizer e Moderna a luglio, e finanziato buona parte della ricerca e della produzione a rischio. L’Unione europea ha firmato i contratti con le stesse aziende in novembre”.

A breve avremo altri vaccini, ma come ogni anno cambia il vaccino dell’influenza, così è probabile che cambierà anche quello del Covid-19 per via delle varianti. “Si potrebbe ripetere la medesima situazione, ma saremo pronti per affrontarla – assicura il manager -. I vari produttori stanno già sperimentando modifiche dei vaccini per affrontare le varianti, se ce ne fosse bisogno. Lo scorso anno non avevamo neanche le mascherine. Ora si curano gli ammalati con gli anticorpi monoclonali. La situazione è molto diversa”.

Le domande sono tante e arrivano da numerosi ospiti. È etico avere i diritti di esclusività, i brevetti, su questi vaccini? “Se non ci fossero i brevetti, ora saremmo senza vaccini – è la risposta -. Invece nel giro di due-tre mesi ne avremo tantissimi altri, alcuni potenzialmente migliori, proprio grazie alla possibilità di brevettarli. Obbligare a cedere i diritti costituirebbe un precedente gravissimo e verrebbero meno gli incentivi all’innovazione. E sono anche tanto fiducioso da pensare che il vaccino ci sarà in abbondanza, anche per i Paesi in via di sviluppo. Ad esempio, ne renderà disponibili tantissimi un produttore indiano, su licenza di AstraZeneca, che sta già predisponendo la capacità produttiva per miliardi di dosi. Caso mai, in certe aree del pianeta, ci sarà un problema di struttura sanitaria per somministrarlo. Come Eli Lilly mandavamo quantitativi enormi di insulina in Africa, come forma di beneficenza. Una parte non veniva utilizzata per mancanza di strutture, altra ce la trovavamo venduta in Europa. Anche per questi motivi, è reale il rischio che il virus ritorni in Occidente attraverso questi Paesi fino a che non verrà completamente eradicato”.

Infine, dopo il virus, che succederà? “Negli Stati Uniti si vede già la ripresa, anche se i vaccinati per ora sono solo il 30 per cento della popolazione adulta, ma si prevede per l’inizio dell’estate un ritorno alla normalità. Noto molta euforia – conclude Santini -. Il Pil di febbraio è solamente l’un per cento sotto quello dello stesso mese del 2020, pre Covid-19. La ripresa creerà un volano e l’aspettativa è che l’economia ripartirà col botto. Per questo bisogna essere pronti. Mi auguro che fra qualche settimana, quando in Italia saremo allo stesso livello di vaccinazioni e la curva dei contagi in chiara diminuzione, si crei la stessa atmosfera. E spero anche che tra qualche anno potremo dire guardando indietro: è stata durissima, ma siamo riusciti a farcela. Abbiamo imparato molto da questo periodo, ma non è passato invano. Ora abbiamo un mondo migliore”.