Dalla Chiesa
Il martirio del Battista
“Oportet crescere me minuat” (Gv 3,30) (Lui deve crescere, io diminuire).
29 agosto. Sebbene sia domenica e non festeggeremo liturgicamente il martirio di san Giovanni Battista, non costa nulla rileggersi la storia degli avvenimenti.
“Giovanni è il più grande fra i nati di donna!”. È Gesù che ne fa l’elogio. Giovanni morì vittima della stupidità di un re burattino e del comportamento indispettito e assai permaloso di una presunta regina adultera e bigama. Ma facciamo un po’ di ordine. Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, un idumeo messo a capo della Palestina, dall’imperatore Ottaviano Augusto, si era comprato la sua amicizia nell’alleanza contro la rivolta dei Parti. Ma alla morte del vecchio Erode, i suoi figli ottengono da Roma di regnare su una buona fetta della Palestina.
Quando parliamo dei figli di Erode il Grande, parliamo di una quindicina di figli avuti da 8 mogli illecite, naturalmente. Ci aiuta Flavio Giuseppe, un politico, militare, storico e scrittore romano di origine ebraica. Nei suoi capolavori, Attività giudaiche e Guerre giudaiche, racconta con dovizia di particolari tutto quello che accadde in quelle zone. I più famosi sono Aristobulo, Erode II, Archelao, Alessandro, Erode Filippo, Erode Antipa, Filippo II. Erode il Grande era un uomo ambizioso, vizioso, sospettoso fino alla noia. Tutto ciò a cui aspirava di più era la gloria della sua famiglia, ma soprattutto la sua. Non solo massacrò i piccoli di Betlemme, ma arrivò a far fuori due o tre dei suoi figli e alcune mogli. L’unico che riuscì a salvarsi fu Erode Filippo, che rimase a Roma.
Dopo questo excursus storico che credo ci volesse, arriviamo a Giovanni. Da tempo, aveva cominciato a parlare per le vie della Palestina, dalla Giudea alla Samaria fin oltre il Giordano. Non solo annunciava l’avvento del Messia, la conversione per il perdono dei peccati. Arrivò a dire in faccia al tetrarca Erode Antipa che non poteva assolutamente convivere con Erodiade, moglie di suo fratellastro Filippo II (tetrarca della Perea), da cui aveva avuto una figlia, Salome o Salomè. Erode Antipa era affascinato dal Battista, rimaneva ad ascoltarlo, incantato, sebbene non riuscisse a scuotersi di dosso l’adulterio e il furto della moglie al “fratello”. Ma lei no. Erodiade non ci stava, non ne voleva sapere di piantare tutto e ritornare al tetto coniugale “abbandonato”. Alla figlia di primo letto, Salomè, penso non gliene importasse niente. Sicuramente amava la danza, le feste e il lusso di palazzo… ma su di lei aveva messo gli occhi il patrigno. Vederla ballare (la fantomatica danza dei sette veli), lo mandava via di testa. Gli occhi annacquati dal vino bevuto, la musica, il cibo e la voce del Battista, che forse gli rimbombava nella testa. Come una droga. Non capiva più niente. Lussurioso e desideroso nei modi e soprattutto nei pensieri incestuosi, nei confronti della figliastra, ma pur sapendo in cuor suo che quello che faceva non era in sintonia con la legge del popolo su cui che regnava. Doveva essere integerrimo anche lui nei modi e nei costumi. Erodiade fremeva di rabbia. Desiderava vendetta. E venne l’occasione per far fuori lo scomodo profeta.
Festa di compleanno del Re. Sala dei festeggiamenti piena zeppe di ospiti. Triclini e tavole traboccanti di cibi e vini inebrianti. I musici ci danno dentro a piacere. La misura è colma. Poi lei, la regina illecita, invoca il silenzio. Tutto tace. E per onorare il compleanno del consorte illecito, dà il via alla danza di Salome. La ragazza sinuosa nella danza incanta gli invitati e soprattutto il re che non stacca gli occhi da lei. Esplodono gli applausi, le urla di bocche ingurgitanti di vino e di cibi succulenti, tutti sono felici e contenti. Si alza Erode che le va incontro affascinato dal dono della figliastra e gli chiede cosa volesse per ripagare il bellissimo omaggio: “Qualsiasi cosa mi chiederai te la darò. Fosse anche la metà del mio regno”. Sapeva benissimo, che non glielo avrebbe chiesto, per questo esagerò nella proposta. Gli chiederà monili e pietre preziose. Di fatti la ragazza non aspettandosi la domanda del re andò dalla madre, chiedendo aiuto per rispondere al patrigno. Ed ecco l’occasione che l’infida sposa aspettava. Come una belva in attesa della preda da soccombere. Tradita dal comportamento del marito, nei confronti di Giovanni, gli ripaga “pan per focaccia” con gli interessi. “La testa del profeta, su un piatto. Voglio la sua testa!”. E di rimando la ballerina ripete la richiesta della madre al festeggiato. Una pugnalata. Tradito nel giorno più fausto del suo compleanno da colei che gli aveva dichiarato amore sincero. Sebbene fosse deluso e amareggiato da quella richiesta insolita il re annuì. Non poteva perdere la faccia davanti a tutti gli invitati. Mandò una guardia a decapitare l’ospite indesiderato delle carceri sotterranee. “Ma Lui deve crescere e io diminuire”. I discepoli e i parenti poi ne chiesero il cadavere per seppellirlo. Essere dalla parte della Verità, a volte può costare caro. Davvero caro, come capitò al Battista, appunto.