Il monaco dom Odo è un “Giusto”

Un riconoscimento importante per mantenere accesa la fiaccola della memoria. Domattina, venerdì 28 ottobre, alle 10, nell’aula magna di Psicologia, a Cesena, l’ambasciata di Israele in Italia consegnerà ai familiari di dom Odo Contestabile l’attestato di “Giusto fra le nazioni” concesso dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah con sede a Gerusalemme.

Il monaco benedettino è stato iscritto nel registro dei Giusti due anni fa, dopo un iter durato decenni, per aver messo in salvo dai nazifascisti due famiglie ebree cesenati ai tempi della Seconda guerra mondiale. Nel 2020, a causa delle misure per contenere il Coronavirus, la cerimonia slittò. Ora il Comune e la comunità monastica hanno voluto aprire la celebrazione alle scuole cittadine, per far conoscere ai giovani questa storia di sacrificio disinteressato.

Dom Odo, morto nel 1995, è un romagnolo acquisito essendo nato (nel 1912) in provincia dell’Aquila. Ma trascorse al Monte gran parte della sua vita, restando nell’abbazia benedettina dal 1928 al 1965.

Nel dicembre 1943 (nel periodo dell’occupazione nazista) procurò documenti falsi alle famiglie ebree Lehrer e Mondolfo, accompagnandole poi in due viaggi distinti in Svizzera, per mezzo di contrabbandieri. In precedenza le famiglie avevano trovato asilo nella casa di cura San Lorenzino, fondata da Elio Bisulli, con la complicità dello stesso e del dottor Achille Franchini. La famiglia Lehrer era formata dal padre Giulio (nato in Romania), dalla moglie di origini austriache Stella Scheratter e da due bambine (classe ’34 e ’36) nate a Zagabria. Mentre Emanuele Isacco Mondolfo, già primario all’ospedale Bufalini, si mise in salvo con la moglie.

Decisiva, per il riconoscimento dello status di Giusto, è stata l’opera meticolosa e rigorosa di Filippo Panzavolta, ricercatore e docente al liceo Righi di Cesena: “Cominciai a occuparmi di dom Odo nel 2008, per il volume Le vite dei cesenati. Mi resi conto che aveva tutte le carte in regola per diventare “Giusto tra le nazioni”. In verità la pratica era stata avviata, decenni prima, con l’invio in Israele di un memoriale sulla vicenda. Ma in assenza di testimonianze dirette, si era bloccata. Così ho cominciato a cercare i discendenti di quelle famiglie, arrivando a Marco Grego, figlio di Erica Lehrer, la più piccola delle due bambine portate in salvo. Grego convinse sua zia Beatrice, sorella maggiore di Erica, a testimoniare allo Yad Vashem. E questa testimonianza, fornita nel 2017, si è rivelata decisiva”.

Beatrice Lherer, che vive in Svizzera, non sarà presente a Cesena. Ci saranno però Grego e Panzavolta: “Quello di venerdì sarà un punto di arrivo – spiega il docente – ma anche di partenza per le iniziative future. C’è tanto bisogno di memoria storica. Per questo spero che il Comune riprenda a celebrare la Giornata dei giusti dell’umanità, istituita nel ‘17″.