Lettere
Il Papa è il Papa. Punto. “E noi stiamo con lui”, scrivono i lettori
Caro Francesco, sono rimasto seccato dal comportamento poco fine e irrispettoso di Antonio Socci. Mi riferisco a un pesante tweet apparso sul Messaggero, in contestazione all’omelia di Bergoglio pronunciata la notte di Natale. Socci accusa il Papa di parlare sempre e solo di emigranti e poco di Gesù. Di mettere la Sacra famiglia allo stesso livello dei profughi. È vero. Ma vorrei ricordare, come leggiamo nel Vangelo, che Giuseppe era di Betlemme e che quindi era di casa. Non era profugo nè migrante. Allora come mai nessuno di casa sua l’ha accolto? Come mai Maria è stata costretta a partorire in una stalla, tugurio, o altro, certamente non in un posto al caldo e assistita da una puerpera?
Non è un errore sostenere che la Sacra famiglia è stata costretta da un regio decreto a fare fagotto e andare a Betlemme a “timbrare il cartellino” con Maria in quelle condizioni. Come se non bastesse furono costretti a scappare poi in una terra straniera, per paura che facessero del male al piccolo Gesù, costretti come i profughi a fuggire. Costretti da un potere imperialista che…
Il Papa è il Papa, punto.
Nessuno si deve permettere di apostrofare o di interpretare a modo suo o con leggerezza le sue omelie. Beh, l’unico rimprovero che si può fare al papa sudamericano è di essere poco incline al cerimoniale romano apostolico.
Infine, un consiglio piccolo piccolo: un po’ di umiltà, di umorismo e di sana e santa sottomissione non guasta mai. “Cum et sub Petri”.