Il Sacro Cuore di Gesù, origine e tradizione

La celebrazione del Sacro Cuore di Gesù ha origini lontane. Le prime tracce risalgono al periodo medievale, in modo particolare alla mistica tedesca. Nel Vangelo di Matteo, dopo il discorso di Gesù in cui rende lode a Dio per aver scelto i semplici quali reali destinatari della “buona novella”, segue il suo invito a ricorrere e ad affidarsi pienamente a lui. In queste parole si scorge un chiaro riferimento al Cuore di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).

La santa grazie alla quale questa ricorrenza si è radicata nella storia è la monaca e mistica francese Margherita Maria Alacoque, nata in Borgogna nel 1647 e appartenente all’Ordine della Visitazione istituito da san Francesco di Sales.

Da sempre innamorata del Cuore di Gesù, nell’anno 1673, mentre si trovava in meditazione davanti al Santissimo Sacramento, ebbe un’apparizione. Come riporterà successivamente nei suoi scritti, il Cristo le apparve professando le seguenti parole: “Il mio divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie santificanti e in ordine alla salvezza, necessarie per ritrarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso d’indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio”.

Nel XVIII secolo si accesero delle dispute intorno a questo culto circa la realtà oggetto di venerazione: alcuni, su impulso della Congregazione dei riti (antico organismo della curia romana non più esistente dal 1969), sostenevano che il perno della devozione fosse il cuore, organo della corporeità di Gesù, che racchiudeva in sé anche l’aspetto simbolico dell’amore di Cristo per il genere umano. Altri, rifacendosi alla posizione giansenista, tenevano in considerazione solo l’aspetto simbolico accantonando quello materiale. A risolvere la questione, ci pensò papa Pio VI che diede ragione alla Congregazione dei riti.

Nel 1856 Pio IX beatificò l’Alacoque e, visto l’attaccamento dei fedeli per questa ricorrenza, decise di estendere il culto a tutta la Chiesa Cattolica.

Nelle raffigurazioni artistiche, solitamente si ritrae Gesù che regge il suo cuore in mano oppure lo stesso è ben visibile e incastonato nel suo petto. Gli elementi che ricorrono costantemente sono una piccola croce che sovrasta il cuore gocciolante di sangue (chiaro riferimento alla ferita procurata dalla lancia), la corona di spine che lo avvolge e infine un fascio di luce che richiama il motivo del suo amore ardente per gli uomini.

Una piccola curiosità: nella zona del Tirolo tutti gli anni, in cima a colli e monti, vengono accesi dei falò, per rendere grazie e rinnovare la promessa fatta nel 1796 quando si chiese l’intercessione divina per scongiurare la conquista della contea da parte delle truppe napoleoniche. Poco prima dello scontro il Tirolo si affidò al Sacro Cuore di Gesù e la guerra, inaspettatamente e contro ogni pronostico, fu vinta dalle milizie tirolesi.

Ricordando la celebrazione del Sacro Cuore, papa Francesco, oggi, ha espresso le seguenti parole: “Il Cuore di Cristo è talmente grande che desidera accoglierci tutti nella rivoluzione della tenerezza. La vicinanza al Cuore del Signore sollecita il nostro cuore ad avvicinarsi con amore al fratello, e aiuta a entrare in questa compassione per il mondo. Siamo chiamati ad essere testimoni e messaggeri della misericordia di Dio, per offrire al mondo una prospettiva di luce dove sono le tenebre, di speranza dove regna la disperazione, di salvezza dove abbonda il peccato”.