Il vescovo al funerale di Giannina Sotgiu: “Ha vissuto le beatitudini”

Nonostante le norme anticovid, in Cattedrale c’era tanta gente questa mattina per i funerali di Giannina Sotgiu, già presidente diocesana di Azione cattolica, deceduta mercoledì scorso. Il vescovo Douglas ha presieduto la Messa concelebrata da numerosi sacerdoti, tra i quali il vicario generale don Pier Giulio Diaco e il parroco di San Bartolo, don Agostino Galassi. 

Di seguito il testo pronunciato da monsignor Regattieri.

Giannina, dopo lunga malattia, ci ha lasciato. Ma nella luce del Padre continua la sua presenza tra di noi, soprattutto accanto a suo marito, ai suoi figli, all’amata Azione Cattolica che ha servito per diversi anni come presidente, ai tanti amici, fratelli e sorelle che hanno condiviso con lei gioie e sofferenze, camminando insieme sostenuti sempre da una grande fede e dalla forza spirituale della preghiera. La sua capacità di stare in silenzio, il suo sguardo esprimeva discrezione e partecipazione all’altro, alle sue fatiche, alle sue gioie; il suo sorriso era sempre motivo di incoraggiamento. Noi oggi, tutti, ringraziamo il Signore per la sua vita, per gli anni trascorsi attivamente per la nostra Chiesa. Due certezze hanno sempre sostenuto la sua testimonianza cristiana di donna, di moglie, di madre e di laica impegnata in diversi campi della vita sociale.

L’amore di Dio

Anzitutto l’amore di Dio. L’apostolo Paolo, nel bellissimo testo che abbiamo ascoltato nella prima lettura (Cfr Rm 8, 31-39), pone una domanda: ci potrà mai essere qualcosa o qualcuno capace di staccarci dall’amore di Dio? Amo interpretare questa domanda, che san Paolo pone ai Romani, come un inno all’amore di Dio per l’uomo piuttosto che all’amore dell’uomo per Dio. Perché tutto parte da lì: il nostro amore per Dio è solamente una risposta pallida e spesso sfuocata al suo amore che è invece è eterno, forte, incrollabile.Si dimentica forse una donna del suo bambino, / – si chiede il profeta –così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? / Anche se costoro si dimenticassero, / io invece non ti dimenticherò mai. / Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato, /le tue mura sono sempre davanti a me” (Is 49, 15-16). E il salmo 27: Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (v.10). Sant’Agostino invitava i suoi cristiani a cercare il motivo per cui l’uomo debba amare Dio e rispondeva: “Non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. Colui che noi abbiamo amato, ha dato se stesso per noi, ha dato ciò per cui potessimo amarlo” (Discorso 34, 1-3.5-6). Di questo Giannina ne era profondamente convinta e questa consapevolezza l’ha accompagnata sempre.

La beatitudine 

Le beatitudini – le abbiamo ascoltate nella pagina evangelica (Cfr Mt 5, 1-12a) –  sono l’altro punto di forza che Giannina lascia a tutti noi in eredità. Esse, le beatitudini – ha scritto papa Francesco – “sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita” (Gaudete et exsultate, 63).

Credo di poter dire che Giannina ha fatto trasparire nella quotidianità della sua vita il volto del Maestro vivendo le beatitudini. Se le beatitudini fotografano il volto del discepolo, che a sua volta è riflesso del volto di Cristo, Giannina vi rientra a pieno titolo: povera di spirito, cioè sempre abbandonata alla volontà divina, mite di cuore, piangente con chi piangeva, misericordiosa, artigiana di pace e di dialogo con tutti.

È stato scritto in queste ore, dopo la sua morte: “A chi ha conosciuto la sua fede profonda, a chi ha apprezzato la sua calda e disponibile umanità, a chi ha stimato la sua intelligenza sempre pronta al confronto, Giannina manca già”. Ma la compagnia umana che la morte ha bruscamente interrotto con inesorabile crudezza, è ora prontamente sostituita da una presenza della nostra sorella e amica più vera, più pura, più intensa perché avvolta in Dio e da Dio nella cui luce tutto è rischiarato, nella cui consolazione ogni lacrima è asciugata, nella cui pace si acquieta ogni ansia e si appaga ogni desiderio.