Rubicone
Il vescovo don Pino al funerale di Maria Golinucci: “La vita è un dono così prezioso e bello che non può avere un inizio e una fine”
In tanti a Gambettola alle esequie della mamma di don Paolo Pasolini. All'altare due vescovi. Con monsignor Caiazzo anche l'emerito Douglas Regattieri

Due vescovi, diversi sacerdoti e tanti fedeli (molti della fraternità di Comunione e liberazione) oggi pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di Gambettola, per l’ultimo saluto a Maria “Mariolina” Golinucci, mamma di don Paolo Pasolini, parroco a San Rocco di Cesena, morta nei giorni scorsi a 88 anni.
Funerale il Martedì santo
Primo funerale in diocesi e prima Messa presieduta a Gambettola dal nuovo vescovo, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. All’altare con lui, fra i concelebranti, l’emerito Douglas Regattieri e lo stesso don Paolo Pasolini, che, al termine del rito, ha benedetto e incensato la bara della mamma. Le letture sono quelle del giorno, Martedì santo: nella prima lettura il Signore promette a Isaia “Io ti renderò luce delle nazioni”, nel Vangelo di Giovanni, Gesù a tavola per l’ultima volta con i discepoli, annuncia “Uno di voi mi tradirà”.

“Dalla morte alla vita”
“La gloria del Signore – ha premesso monsignor Caiazzo all’omelia – si manifesta nel momento in cui ognuno di noi prende coscienza di essere di Dio, perché viene da Dio e tutto ciò che viene da Dio ritorna a Dio“. La vita, ha proseguito il presule, “è un dono così prezioso e bello che non può avere un inizio e una fine. Celebrare la Settimana santa significa credere di passare dalla morte alla vita. Anche oggi pomeriggio riconosciamo che il Signore ci ha plasmati fin dal seno materno per riunirci insieme alla Chiesa celeste, con gli angeli e i santi”.
“Siamo figli della luce”
Soffermandosi sul brano evangelico, il vescovo, assieme all’evangelista, sottolinea che quando Giuda uscì per tradire Gesù “era notte”. Per il presule “La notte avviene nel cuore dell’uomo nel momento in cui entra il peccato e diventiamo servi della morte”. Il cero pasquale, posto davanti alla bara, indica invece che “siamo figli della luce, che Cristo illumina la vita di ogni uomo ed è di questa luce che abbiamo bisogno. Ecco perché la Notte di Pasqua entreremo nella chiesa buia con le candele accese dall’unica luce del cero pasquale”.
“Meditare meglio il mistero della Pasqua”
In chiusura dell’omelia, monsignor Caiazzo ha evidenziato che, “indipendente dall’età della persona, quando un affetto grande viene a mancare è sempre una ferita, un dolore. Quando voi figli di Maria tornerete nella casa della mamma, non la troverete più, ma ogni oggetto in quella casa vi rimanderà a storie, momenti gioiosi e tristi, che vi faranno tornare sempre di più in quella comunione fraterna nella quale lei vive. Chiediamo al Signore che ci aiuti in questa Settimana, anche alla luce di questo momento particolare, a meditare meglio il misero della Pasqua e a capire che dopo il dolore c’è sempre la gioia e che dopo la morte c’è sempre la vita”.

La figlia: “Madre universale nelle parrocchie”
Al termine della celebrazione, la figlia Bernadetta, a nome anche dei fratelli Gabriele, don Paolo e Graziella, ha letto un ricordo affettuoso della madre: “Maria non si è mai risparmiata, si è spesa fin da giovane per la sua amata parrocchia natale di Badia di Longiano, poi ha servito a Budrio e ha seguito don Paolo a Gatteo Mare e a San Rocco. Era una madre universale, che non si è presa cura solo dei suoi figli e nipoti, ma che ha seguito come figli anche i vari parrocchiani”.
“Ha sorriso fino alla fine”
La figlia ha poi ricordato che “Maria ha sempre dato tutto con letizia. Canticchiava e pregava mentre lavorava, sorrideva sempre e aveva la battuta pronta. Ha sorriso fino alla fine“. Tanti pregi, senza nascondere i difetti: “Era ansiosa, a volte possessiva, pretenziosa, troppo esigente nei dettagli e a chi glielo faceva notare, ricordava una delle opere di misericordia spirituale: sopportare pazientemente le persone moleste“.
“Non ha mai rifiutato la croce”
Quella di Maria, sempre dalle parole della figlia, era una fede “limpida e netta che le ha permesso di affrontare i tanti momenti difficili della vita, dalla vedovanza al proprio lungo decadimento. Non ha mai rifiutato la croce. Ripeteva che il Signore vede e provvede e che finisce tutto, solo l’eternità non finisce mai. Grazie, Signore, per avercela data così al lungo. Eterna giovinezza a te, mamma”.
