Il vescovo Douglas ai giornalisti: “Sarà anche questo un tempo favorevole, pur se carico di sofferenze”

Incontro a tutto campo quello di questa mattina, in episcopio a Cesena, tra il vescovo Douglas, i giornalisti e gli operatori della comunicazione locale. Come ogni anno l’occasione è stata la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, momento in cui papa Francesco rende noto il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in programma a maggio. Nell’incontro informale, oramai una tradizione, i giornalisti hanno posto al vescovo domande a ruota libera sui temi di attualità.

«Dopo un anno siamo ancora in una pandemia che segna un po’ la nostra vita – ha esordito il vescovo –. Ma ci ostiniamo a dire che siamo in un kairos, un tempo opportuno, favorevole, anche se carico di grandi sofferenze e pesantezze». Il vescovo Douglas ha poi ricordato don Claudio Turci, parroco di San Pio X, attualmente ricoverato in gravi condizioni: «Siamo preoccupati e preghiamo tutti per lui».

Messaggio comunicazioni sociali

Quest’anno il messaggio del Papa, diffuso ieri, si concentra sulla parola “ascolto”: «Ascoltare non è semplicemente sentire – ha sottolineato il presule –. È qualcosa di più profondo che richiede attenzione, quasi condivisione, simpatia, con la realtà che hai davanti. Anche nei casi di cronaca nera. Bisogna entrare dentro la realtà. La vera sede dell’ascolto, dice papa Francesco citando Sant’Agostino, è il cuore: “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore”. Ascoltare poi non è origliare, bensì il primo ingrediente del dialogo e della buona comunicazione».

Il messaggio del Papa tratta anche della sfiducia accumulata per anni nei confronti dell’informazione “ufficiale”, causa di una infodemia nella quale il mondo dell’informazione fatica a rendersi credibile. Mentre, riferendosi ai migranti, Francesco scrive che per vincere i pregiudizi e sciogliere la durezza dei nostri cuori nei confronti degli stranieri bisognerebbe ascoltare le loro storie. Dare un volto e un nome a ciascuno di loro.

La chiusura del Pontefice è per l’ascolto all’interno della Chiesa, con un richiamo al cammino sinodale: “Il Papa vuole che sia coinvolta tutta la Chiesa – ha spiegato il vescovo – e a livello locale lo stiamo facendo. In diocesi abbiamo incaricato un sacerdote (don Gian Piero Casadei, ndr) che, con una piccola equipe, affronta le domande del questionario e lavora sui temi dell’ascolto. La grande domanda di oggi è: la Chiesa sta camminando insieme? Oppure ognuno va per conto suo? Questa è la domanda di fondo, da declinare poi in tante domande”.

Geografia diocesana

Il vescovo Douglas ha colto l’occasione dell’incontro con la stampa per illustrare meglio il Direttorio per le unità parrocchiali e le zone pastorali (di cui il Corriere Cesenate ha già ampiamente dato notizia in più occasioni), spiegando di non aver imposto nulla ai parroci: “Una riforma simile ha bisogno di una convinzione profonda. Si cammina comunque tutti nella stessa direzione”.

Nelle 13 unità parrocchiali ci sarà un unico Consiglio pastorale, che prenderà il posto di quelli esistenti. In presenza di più parroci, uno di questi sarà il moderatore (legale rappresentante) ma tutti condivideranno in solido la responsabilità pastorale: “Sarebbe bene comunque affidare a un sacerdote, o un diacono o un laico, uno specifico settore pastorale in tutte le parrocchie dell’unità”.

Il problema di fondo resta lo scarso numero di vocazioni alla vita consacrata, ragion per cui (in assenza di un’inversione del trend) la collaborazione sempre più stretta tra parrocchie appare una strada inevitabile.

Carità

“Sono tante le persone che bussano alle porte delle nostre Caritas. Oltre a quella diocesana abbiamo anche le Caritas parrocchiali e le diaconie della carità – ha spiegato il vescovo –. In questo tempo di pandemia un fondo apposito, intitolato ai coniugi Pistocchi, ha erogato circa 60-70mila euro di aiuti. Poi c’è il centro di ascolto diocesano (che è l’aspetto più significativo della nostra Caritas, passando dell’ascolto dei bisogni alla previsione di percorsi di ascolto e autonomia), la mensa, il dormitorio e le case di accoglienza. Tante strutture solide, continuative nel tempo, per dare risposte ai bisogni, in sinergia con le istituzioni civili”.

Vaccinazioni

Rispondendo alle sollecitazioni dei giornalisti, il vescovo ha affrontato il tema vaccinazioni: “La linea che ho seguito, quella della Conferenza episcopale italiana, è stata di richiamare più volte, per iscritto e nelle omelie (l’ultima volta domenica scorsa, vedi pezzo a fianco, ndr) al dovere della vaccinazione. Nel caso dei sacerdoti ho scelto la via del dialogo diretto. Ma poi devo fermarmi davanti alla coscienza del singolo”.

In merito ai bollettini Covid, il vescovo li reputa “utili, anche se in qualcuno ingenerano timori. Spetta ai giornalisti poi far sì che la notizia somministrata sia utilmente recepita”.

Nel periodo pandemico il vescovo ha comunque registrato “Un calo pauroso nella pratica religiosa”.

Caso Orfeo Suzzi

Rispondendo alle domande sulla vicenda di padre Orfeo, il vescovo ha ribadito quanto pubblicato sul primo numero dell’anno del Corriere Cesenate, dove il vescovo ha affrontato l’argomento con ampiezza e ha reso nota la sentenza nei confronti del religioso: “È stata comminata la revoca della facoltà di confessare e celebrare in pubblico. Può farlo solo con quelli che sono con lui”.

Legame con Cesena

Qualche tempo fa il vescovo ha detto che gli piacerebbe restare a Cesena al termine del suo mandato (sarà obbligato a dare le dimissioni nell’ottobre 2024, al compimento del 75esimo anno di età). La Romagna ha fatto breccia in lui: “Le mie origini sono sempre nel cuore. Ma ritornando nei luoghi della mia infanzia mi sembra di essere un estraneo. Ho 72 anni e sono fuori da più di 60 anni. Qui invece si sono creati rapporti e amicizie intense. Penso che se troverò una sistemazione, rimarrò qui”.