Il vescovo Douglas al funerale di don Virgilio: “Sacerdote mite e fedele, intelligente e acuto”

Alle 10 questa mattina in Cattedrale a Cesena è iniziata la Messa funebre per il funerale di monsignor Virgilio Guidi deceduto venerdì scorso (cfr notizia in “Leggi anche”). Monsignor Guidi lascia il fratello Walter, la cognata Maria Pia e i nipoti.

In avvio di celebrazione il vescovo Douglas Regattieri che l’ha presieduta, ha ringraziato la casa di riposo “Opera Don Baronio” per la premura e l’assistenza riservata a don Virgilio nell’ultimo periodo della sua vita.

Sull’altare anche il vicario generale, monsignor Pier Giulio Diaco, il vicario episcopale per la pastorale, monsignor Walter Amaducci, numerosi sacerdoti e diaconi. Chiesa gremita di fedeli. Tra i tanti anche quelli dalle parrocchie in cui don Virgilio ha prestato servizio: Madonna delle rose, San Bartolo, Osservanza. Poi gli amici della pastorale familiare, dell’Azione cattolica, delle parrocchie di origine, Bulgarnò e Gambettola.

Nell’omelia, monsignor Regattieri ha ricordato che don Virgilio si è contraddistinto, grazie a ciò che la Grazia ha impresso nelle sue doti umane, per “la mitezza e la fedeltà, la bontà e la semplicità, l’intelligenza  e l’acutezza del pensiero, la forza del silenzio e dello sguardo più che la verbosità delle parole, una forza incredibile, di cui tutti siamo stati testimoni”.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia. 

“Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo” (Mt 27, 59-60). Abbiamo deposto il corpo di don Virgilio nella bara e anche noi lo abbiamo avvolto di una veste bianca, la casula liturgica che usiamo nelle celebrazioni eucaristiche per le feste, le feste del Signore e della beata Vergine Maria. 

  1. 1.    “La veste bianca”

“Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo” (Mt 27, 59-60). Quella casula bianca rimanda alla “veste bianca” che don Virgilio ricevette nel giorno del suo battesimo nel 1943, quasi ottantun’anni fa. In quel giorno il sacerdote, deponendola sul corpicino di quel bambino, disse: “Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità” (Dal Rito del battesimo). È stata la Grazia del battesimo ad elevare le doti umane che la natura gli aveva concesso. Nell’uomo, come insegna san Tommaso, la grazia non distrugge la natura, ma ne porta a compimento le potenzialità: “gratia non tollit naturam, sed perficit” (Summa Theologiae, I,1,8 ad 2). Così la Grazia – che egli nel corso della sua crescita cristiana ha lasciato lavorare – ha impresso nelle sue doti umane, come la mitezza e la fedeltà, la bontà e la semplicità, l’intelligenza  e l’acutezza del pensiero, la forza del silenzio e dello sguardo più che la verbosità delle parole, la Grazia ha impresso in queste doti una forza incredibile, di cui siamo stati testimoni e che abbiamo sempre ammirato e per le quali vogliamo rivolgere un ringraziamento. 

  1. 2.   “La veste nuziale”

“Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo” (Mt 27, 59-60). Quella veste bianca con la quale anche noi abbiamo rivestito il corpo di don Virgilio rimanda anche alla veste nuziale che avrebbe dovuto indossare l’improvvido ospite al banchetto del figlio del re della parabola evangelica: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?” (Mt 22, 12). La casula bianca che ora avvolge il corpo di don Virgilio rappresenta, con la stola, sua dignità sacerdotale. Egli l’ha indossata nelle tante celebrazioni liturgiche durante questi 57 anni di sacerdozio. Di essa, Don Virgilio, non si è mai svestito; non l’ha mai smessa. Perché era e si sentiva sacerdote sempre e l’ha sempre portata con dignità e responsabilità. Quell’abito solenne, bianco e pulito, potremmo dire era diventato un tutt’uno con lui, con il suo ministero. L’ha sempre portata non solo nei riti sacri, ma idealmente anche nelle case, lungo la strada, nei diversi momenti della vita pastorale, dai malati, coi bambini, dedicandosi soprattutto alla cura della famiglia e degli sposi per tanti anni. Nei diversi servizi curiali, come cancelliere e vicario generale, ma anche come rettore del Seminario, assistente dell’Azione cattolica, giudice al Tribunale ecclesiastico interdiocesano flaminio, anche lì – potremmo dire –  indossava con dignità e con responsabilità la veste candida. Era candida per la trasparenza del suo stile, per la mitezza che lo contraddistingueva, per la semplicità e la dolcezza dei suoi sguardi, dei suoi gesti, della sua voce (io credo di non averlo mai sentito alzare la voce: mai!). Sono certo che ora, il re della parabola evangelica “entrando per vedere i commensali”, nella sala del banchetto eterno, scorgerà don Virgilio e non gli rivolgerà certo parole di rimprovero perché lo vedrà rivestito della sua veste nuziale, conservata pura e bella fino all’ultimo; ma – non ne dubitiamo – avrà per lui parole di conforto e di compiacimento: Vieni, servo buono e fedele: “prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25, 21). 

  1. 3.   “Le vesti candide”

“Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo” (Mt 27, 59-60). Quel “lenzuolo pulito” nel sepolcro, quella veste bianca battesimale, quell’ “abito nuziale” del banchetto rimandano anche alla “moltitudine immensa” di coloro che “stanno davanti al trono e all’Agnello, avvolti in vesti candide” (Ap 7, 9): “sono quelli che vengono dalla grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Sono passati attraverso la grande tribolazione. Il richiamo è alla persecuzione di questi primi cristiani. Possiamo chiederci: c’è stata anche per don Virgilio una grande tribolazione? Penso che la vita anche a lui – come a tutti – abbia riservato diverse croci e sofferenze, insieme anche a tante gioie e consolazioni. Penso al suo ministero sacerdotale svolto come parroco in due periodi diversi: prima a san Bartolo e poi all’Osservanza. Le gioie del pastore; ma anche le tribolazioni, i pensieri e le preoccupazioni… Spesso i miei incontri con lui, come vicario generale, nei primi anni del mio servizio, erano dedicati prevalentemente ad affrontare problemi, preoccupazioni e sofferenze. E ricordo che da don Virgilio non mi venivano le soluzioni; piuttosto ricevevo informazioni utili per un discernimento il più completo possibile. Da lui non mi dovevo aspettare la soluzione preconfezionata; ma ho sempre apprezzato la sua capacità di illuminare le situazioni, di tenere presente tutti i problemi, di offrire utili informazioni che completavano il quadro di quella particolare situazione onde arrivare a una decisione condivisa.

Vogliamo elevare al Signore oggi, nel giorno dei suoi funerali, un grande ringraziamento per la testimonianza che don Virgilio ci ha dato: uomo e sacerdote di fede, umile e mite, pur nello svolgimento di incarichi pastorali particolarmente onerosi e di responsabilità, generoso e fedele, amante più del silenzio che dei grandi discorsi.

Al termine della Messa, è stato letto un ringraziamento a nome della comunità parrocchiale dell’Osservanza. Ecco di seguito il testo.

“A nome di tutti i parrocchiani e del parroco, don Fabrizio Ricci, vogliamo ringraziare il Signore per il dono del servizio sacerdotale che don Virgilio ha svolto nei suoi ultimi sei anni di pastore e guida presso la nostra parrocchia. Grazie per la sua umiltà con cui lo ha vissuto e per la sua profonda fede in Te che lo hai spinto a farti conoscere con tanto amore fino alla fine delle sue energie.La tua immensa Misericordia come il Tuo immenso Amore per l’uomo, indicando la Croce che don Virgilio ha sempre predicato e vissuto, lo accolgano ora nelle tue braccia, Signore.Grazie, don Virgilio, ricordati anche di noi.

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