Il vescovo Douglas per la Madonna del Popolo: “A Maria chiediamo una speciale intercessione per la fine della pandemia”

Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata questa mattina dal vescovo Douglas durante la celebrazione della Messa in occasione della solennità della Madonna del Popolo, patrona della Diocesi. 

1. Maria, ancilla Domini

Di se stessa disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). È Maria, la Madonna del nostro Popolo, la gran Madre di Dio. Ancilla Domini. A tavola, in una gioiosa festa nuziale con gli amici e i conoscenti, come ci ha ricordato la pagina evangelica (Cfr Gv 2, 1-11) o nel cenacolo, a guida dei dodici, come ci ha detto la pagina degli Atti (Cfr At 1, 12-14), o come ci ricorda san Pietro nella seconda lettura (Cfr 1Pt 2, 4-10): Madonna del nuovo popolo di Dio: sempre Lei, la Madre del Signore, madre e donna; ancilla Domini! Sempre in atteggiamento di servizio, come si addice alla parola ancilla: cioè serva. Di nuovo, anche quest’anno, nonostante la pandemia e le restrizioni imposte dal buon senso, celebriamo Lei, Lei onoriamo, Lei veneriamo, davanti a Lei ci dichiariamo figli e con Lei vogliamo cantare al Signore la nostra fede e la  gioia di essere il popolo di Dio (Cfr Sal 100, 3; 79, 13). Quest’anno a Lei chiediamo una speciale intercessione per la fine della pandemia.

 

2. Ogni donna: ancilla Domini

Con Maria, ancilla Domini, anche ogni donna. Una donna, ebrea, filosofa, cristiana, carmelitana, mistica, santa, Teresa Benedetta della Croce, uccisa in un lager nazista nel 1942, ha scritto: “Sia che la donna viva come madre della casa o occupi un posto preminente nella vita pubblica, o viva dietro le silenziose mura di un chiostro; dovunque deve essere l’“ancella del Signore”, come fu la madre di Dio in tutte le circostanze della sua vita; come giovane fanciulla nel sacro recinto del tempio, nel tranquillo governo della casa e a Nazareth, come guida degli apostoli e delle prime comunità cristiane dopo la morte del Figlio. Se ogni donna fosse un’immagine della madre di Dio, ogni donna una sponsa Christi, ogni donna un apostolo del cuore divino, allora ciascuna realizzerebbe la sua vocazione femminile, quali che siano le condizioni in cui vive e l’attività che svolge” (E. Stein, Formazione e vocazione della donna, Milano, Edizioni Corsia dei Servi, 1957, pp. 95-96, 106-107).

 

3. Maria, sposa di Giuseppe

Essendo in corso l’anno giuseppino indetto da papa Francesco (Cfr Patris corde, 2021), ho concentrato il tradizionale messaggio alla Diocesi attorno all’immagine di Maria, sposa del falegname di Nazareth (Cfr Mt 13, 55), invitando a guardare a Lei come al modello più limpido e trasparente per ogni sposa.  Sempre vicina al suo Giuseppe, ne ha condiviso gioie e dolori in spirito di fiduciosa obbedienza al Padre. Silenziosa e premurosa al tempo stesso, generosa e  intraprendente, fedele e totalmente affidata al volere divino: sono queste le caratteristiche della sua sponsalità, che vorremmo si ripetessero in ogni sposa.

In ultima analisi, rivolgersi a Lei come sposa significa inneggiare alla famiglia. Ce n’è bisogno di questi tempi. Non è il caso di soffermarsi sui mali che affliggono la famiglia, né di scagliarsi contro gli attentati all’unità della famiglia, che pure ci sono e imperversano; ma vogliamo più positivamente, nella scia luminosa del suo esempio, guardare a Lei e alla famiglia e ridire che l’istituto familiare è provvidenziale e necessario: va custodito, difeso e protetto ancora di più di quanto non sia stato fatto fino ad ora.  

Nell’affresco del Ramenghi, collocato sull’altare della cappella a Lei dedicata, noi L’ammiriamo con Gesù Bambino in braccio, seppure Questi tenti di svincolarsi e di sporgersi per essere tutto per l’umanità: l’icona ci dice che Ella è madre; se madre sposa. Se sposa donna.

Ella oggi sembra dire a tutte le donne: “Noi donne da sempre abbiamo in dote la custodia del focolare, l’amore delle origini, il senso delle culle. Noi siamo chiamate a riconciliare gli uomini con la vita e a vegliare sull’avvenire della nostra specie. Prime educatrici del genere umano, nel segreto dei focolari noi trasmettiamo le tradizioni dei nostri padri e così prepariamo i nostri figli all’imprevedibile futuro. Come io cantai sulle colline di Giuda, i capelli sciolti al vento e i tamburelli sonanti tra le dita, anche voi, donne, magnificate con me la Bellezza divina, riflessa nella vostra. Anche voi, come me ‘ancelle del Signore’”.