Il vescovo sprona i giornalisti: “Mettete l’animo in quello che fate”

“Vi ringrazio per il servizio che svolgete”. Con queste parole il vescovo Douglas Regattieri ha aperto questa mattina il consueto incontro che si tiene ogni anno con i giornalisti in occasione della festa del patrono, san Francesco di Sales. “Mantenere l’equilibrio tra oggettività della realtà – ha proseguito il presule – e la soggettività del vostro raccontare non è sempre facile. Il modo di parlare col cuore tipico del vostro santo protettore si applica bene alla vostra missione”. Poi l’invito a buttarsi nel lavoro con tutto se stessi: “Mettete l’animo in quello che fate”.

Monsignor Regattieri ha descritto la vita della comunità cristiana chiamata quest’anno a farsi prossima alle persone lungo le strade del mondo, alla maniera di un “ospedale da campo – citando un’espressione cara a papa Francesco – così come accade grazie al cammino sinodale. Farsi compagni di viaggio e stare in ascolto, vicini alla gente”.

Sulla ristrutturazione territoriale della Diocesi, il vescovo ha detto che “a un anno dall’avvio delle unità parrocchiali, ho chiesto un primo bilancio, visto che siamo in presenza di un parroco moderatore che è anche il rappresentante legale e si è dato vita a un unico consiglio pastorale. I singoli parroci sono nominati in solido. Significa che sono responsabili tutti anche delle altre parrocchie. Una maggiore condivisione. Si tratta di un fatto molto rivoluzionario che invita a uscire dal proprio recinto. Posso dire che, nonostante alcune difficoltà, l’esperienza è positiva e vedo delle prospettive. Siamo in un processo di cambiamento”.

A oggi in Diocesi ci sono 13 unità parrocchiali dove operano 28 sacerdoti e 8 unità pastorali con una ventina di preti. “In prospettiva, tra cinque o dieci anni – ha aggiunto il vescovo – diventeranno 21 parrocchie, per la carenza vistosa di sacerdoti”.

Per l’anno dedicato a Pio VII Chiaramonti, nel bicentenario della morte che ricorre il 20 agosto 2023, vi sarà l’apertura al Monte con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Seguiranno un convegno di studi nell’ottobre prossimo e alcune mostre allestite in città. La Diocesi andrà in pellegrinaggio a Roma, con udienza da papa Francesco, sabato 20 aprile 2024. La chiusura dell’anno chiaramontiano si terrà in Cattedrale con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi.

Monsignor Regattieri, parlando delle cause dei santi portate avanti dalla Diocesi, ha mostrato con un certo orgoglio le positio di Angelina Pirini, don Quintino Sicuro e di padre Guglielmo Gattiani. Le prima due cause sono condotte dalla Diocesi, mentre quella di padre Guglielmo è portata avanti da frati Cappuccini. Nelle tre cause si è già ottenuto il parere favorevole della consulta dei teologi. Per essere dichiarati venerabili manca solo il parere positivo della riunione dei vescovi. Sono ancora a livello diocesano le cause per don Giancarlo Bertozzi e i coniugi Bruna e Consilio Pistocchi. Altre cause che riguardano la Diocesi in maniera indiretta sono quelle per padre Giovanni Nadiani (sacramentino) di Santa Maria Nuova, madre Teresa Lega fondatrice delle suore francescane della Sacra famiglia e di papa Benedetto XIII condotta insieme dalle Diocesi di Manfredonia, Benevento, Roma e dalla nostra.

In merito all’anno dedicato all’architetto e scultore Ilario Fioravanti, monsignor Regattieri ha ricordato la celebrazione di domenica prossima in Cattedrale preceduta dalla presentazione di un libro dedicato alla porta bronzea. Un pensiero è andato anche al ritorno dell’abate al Monte, con la benedizione di dom Mauro Maccarinelli che avverrà il 10 febbraio prossimo. “Ho partecipato ai funerali del papa emerito Benedetto XVI – ha aggiunto il vescovo -. Si è trattato di un molto bello e significativo. Per me è stato un dovere di riconoscenza, visto che mi ha nominato lui. Il suo è stato un magistero molto significativo. Ricordo anche il suo servizio pastorale e la sua personalità, fino al momento drammatico delle dimissioni”.

Al termine dell’introduzione il vescovo ha voluto ricordare i ministeri istituiti, quelli del catechista, dell’accolito e del lettore, “ora aperti anche alle donne. Un fatto significativo”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, monsignor Regattieri ha messo in evidenza come vi sia una “recrudescenza di forme di povertà. Da noi i Servizi sociali del Comune e la Caritas diocesana hanno una bella collaborazione, ma a volte siamo in difficoltà a trovare soluzioni”. Poi ha aggiunto: “La Caritas fa miracoli, ma sappiamo che bisogna fare di più, come stiamo facendo con la ricerca di un locale adatto per la mensa. Anche tutti noi, come il singolo cittadino, ci dobbiamo interrogare”.

Sul caso aperto tra Nuova Virtus e parrocchia di San Giovanni Bono, il vescovo ha detto di “avere agito attraverso il moderatore don Giordano Amati e il parroco in solido don Fabrizio Ricci. Mi sono limitato ad agire in sordina. Ho dato fiducia a loro e loro mi tengono informato. Occorre cercare soluzioni che rispettino le esigenze di tutti, ma anche la parrocchia ha le sue. Spero si arrivi a una soluzione. In ogni caso sono convinto che il muro contro muro non paghi mai. È per questo che cerco sempre di dialogare”.

Sul calo della presenza di volontari nelle parrocchie, come ad esempio quello dei catechisti, monsignor Regattieri ha ammesso il calo numerico. “Si fa fatica a trovare disponibilità, ma in quelli che ci sono noto una forte motivazione. È ovvio che ci stiamo interrogando su come avvicinare i giovani. Per esempio, per i sacerdoti è venuto meno, con il tempo, il contatto con gli studenti nelle scuole. Sono rimasti pochi i preti che sono anche insegnanti di religione”.

Ci può essere una medicina per contrastare la carenza di vocazioni? “Se ce l’avessi, l’avrei già adottata – è stata la risposta del vescovo Douglas -. C’entra anche il calo della natalità. Ci sono molti meno figli, ci sono meno ragazzi che entrano in seminario e ci sono ancora meno giovani che decidono alla fine di diventare sacerdoti”. Quindi una riflessione sulla presenza della comunità cristiana e sulla sua testimonianza. “Diceva Paolo VI che i giovani preferiscono i testimoni ai maestri. E oggi è ancora di più così – ha proseguito il vescovo -. Ci vorrebbe una vita cristiana più autentica, capace di testimoniare l’autenticità della fede. Comunità cristiane più vive e vivaci da cui potrebbero scaturire anche più vocazioni al sacerdozio. Poi è vero che ci sono alcuni sacerdoti giovani che sanno aggregare e hanno ascendente. Il carisma, comunque, uno ce l’ha o non ce l’ha”.

Infine, sui matrimoni celebrati solo in alcuni casi in chiese non parrocchiali, monsignor Regattieri ha chiarito che “ho ridefinito, d’accordo con i preti, le norme in materia che prevedono quattro soli casi, su cui si può derogare in presenza di situazioni particolari, come è accaduto alcune volte per il Monte, Longiano, Montesorbo”. I casi ammessi rimangono la parrocchia della sposa o dello sposo, quella in cui andranno ad abitare o quella che abitualmente frequentano. “Ci si sposa in parrocchia – conclude il presule -. Non nella chiesa bella o antica”.