In ricordo di Anna Frank. Liliana Segre: “Non so se oggi avrebbe avuto ancora la speranza”

Parole tristi. Pronunciate con un filo di voce. Cariche di amarezza per come in Italia facilmente si perde la memoria e facilmente si cade negli stessi errori di tanti anni fa. Magliette offensive, svastiche, atti vandalici, discorsi impregnati di odio. Nel giorno in cui Anna Frank nasceva, il 12 giugno di 80 anni fa, la senatrice Liliana Segre ripercorre il suo messaggio: “Ho partecipato a mostre su Anna Frank. Quanti ricordi, quanti discorsi. Sono una sopravvissuta, una testimone, sono come sarebbe stata lei oggi se fosse stata risparmiata”.

Chi è Anna Frank per lei?

Anna Frank è morta prima di diventare quella donna che sarebbe stata. Non è potuta diventare sposa, mamma e non è potuta diventare nonna. È rimasta la ragazza del rifugio segreto, nel cuore di tutti. Come si fa a dimenticare Anna Frank? Come si fa a mettere Anna Frank sulle magliette di quelli che vanno nelle curve degli stadi? Come si fa a esprimere una bestemmia di questo genere? È ignoranza, oltre che insensibilità. Vuol dire non aver letto e studiato la storia. Mettere quelle magliette è uccidere di nuovo Anna Frank, tante volte quante sono le persone che le indossano.

Cosa è stata per lei Anna Frank?

Abbiamo avuto storie simili e so cosa è successo nel seguito del diario di Anna Frank. C’è questa grande differenza tra me e chi ha letto il suo diario. Io conosco il seguito. Ci sono state quindi da parte mia riflessioni che sono impossibili per gli altri. Una ragazza in fiore che passa gli ultimi due anni della sua vita nel segreto di quell’appartamento. L’amore per suo padre mi commuove sempre per quello che è stato per me il mio. Uno la segue, ma io so il seguito. A me ha fatto un effetto assolutamente diverso dagli altri.

Quale effetto?

Sono stata in un posto simile al suo. È logico che io posso oggi immaginare il suo calvario là dentro, con la malattia, con il terrore di perdere la sorella. L’ultimo, meraviglioso e stupendo affetto della famiglia che le era rimasto. Doveva essere stato un filo di terrore tutti i giorni perché la morte era ad un passo, ogni attimo, ogni momento poteva essere morte.

Siamo in un’Italia dove sono tornate le svastiche negli stadi e dove le pietre di inciampo, poste sulle strade in memoria delle persone che furono vittime della Shoah, vengono periodicamente deturpate. Quale messaggio lancerebbe oggi Anna Frank?

Il messaggio di Anna Frank è stato sempre positivo fino all’ultimo. Lo vogliamo rovinare, lo vogliamo distruggere non solo con le magliette, ma facendole capire dopo tanti anni che il suo messaggio è stato inutile, che non è stato raccolto? Purtroppo è così. Le pietre di inciampo oltraggiate fanno morire ogni volta quella persona che è già morta solo per la colpa di essere nata. E anche Anna Frank è morta per la colpa di essere nata. E siccome si cancella la storia dai libri, rimarranno solo le tracce. Poi moriranno tutti. Saremo morti tutti, carnefici e vittime ancora superstiti. Rimarrà, forse, una riga in un libro storia e poi non ci sarà più neanche quella. Il messaggio di Anna Frank? Io non so se avrebbe avuto ancora la speranza.

Cosa fare? Cosa chiede ai giovani che hanno ancora futuro davanti a loro?

Quando sono arrivata in Senato, ho fatto subito un disegno di legge contro le parole di odio, “hate of speech”. Credo profondamente in questo disegno di legge. Spero sia raccolto. Perché dalle parole dell’odio che si rincorrono in tutte le situazioni con una frequenza che fa paura, si può passare ai fatti. Fatti che ho personalmente conosciuto. Allora c’è una strada, che è proprio quella di studiare la storia. Invece di stare al telefonino o immerso nelle sciocchezze che viaggiano in tv e sul web, chiedo ai giovani di fare una scelta, una scelta nella vita di tutti i giorni e di tutti i minuti. È la scelta di seguire la coscienza. Solo allora, la via è sicura perché non saranno gli altri a scegliere per te.