Inaugurata la nuova chiesa dell’Opera don Baronio. Il vescovo Douglas: “Senza la Messa noi cristiani non possiamo vivere”

Dopo le restrizioni Covid, oggi ancora imposte dalle normative in vigore, alla Fondazione Opera don Baronio questa mattina si è tenuta la dedicazione della cappella e dell’altare in onore a “Maria Immacolata Madre della Divina Provvidenza”.

Ha presieduto la celebrazione eucaristica il vescovo Douglas. Con lui hanno concelebrato i sacerdoti ospiti della casa di riposo, don Sauro Rossi, don Egidio Neri e don Crescenzio Moretti, il vicario generale don Pier Giulio Diaco e il diacono Gino Della Vittoria.

Tanta la partecipazione della gente, secondo le norme anticovid, tra cui tutto il consiglio di amministrazione guidato dal presidente Enrico Ghirotti e dal direttore Luca Brasini. Ha animato la liturgia il coro della parrocchia di San Bartolo. Presenti anche il vicesindaco Christian Castorri con gli assessori Carlo Verona e Carmelina Labruzzo.

In avvio di celebrazione l’architetto Luca Fabbri ha ricordato prima di tutto l’ex direttore Francesco Acerbi, prematuramente deceduto, e ha ringraziato tutti i presenti. “Questo è uno spazio che è stato pensato a misura della comunità che è chiamata a viverlo. Così abbiamo immaginato la semplicità del luogo a partire dalle spoglie del canonico don Carlo Baronio ben visibili da tutti i lati e dall’inclusione del giardino. Si tratta di un impianto aperto e capiente che si sviluppa su due assi poste a croce, con la luce che mette in dialogo con l’interno della chiesa”.

“La presenza delle spoglie di don Baronio – ha detto il vescovo Douglas nell’omelia – aggiungono importanza a questo luogo. Ma è soprattutto la presenza del Signore Gesù che dà valore a questa chiesa. Gesù sarà sempre qui ad aspettarci. Il tabernacolo che tra poco riempiremo con l’Eucaristia, conserverà giorno e notte la Sua presenza”.

Monsignor Regattieri ha voluto mettere in evidenza tre segni. Il primo, ha ricordato, “è l’ambone. Qui la Parola sarà proclamata e sarà come un faro. Il secondo: l’altare. sarà il centro di questo spazio. Su questa pietra il Signore rinnova il suo sacrificio d’amore e noi di Lui ci nutriremo”. E poi un richiamo: “Senza la Messa noi cristiani non possiamo vivere”. Il terzo elemento è dato dall’assemblea liturgica. “Siamo noi, uomini e donne – ha ricordato il presule – anche se pochi o in carrozzina non importa. Il vero tempio non sono queste mura, pur belle, ma siamo noi e in questo spazio aumenta la nostra unione. Per essere poi la fuori, nel mondo, testimoni del Signore”.