Infodemia e fake news: attenzione alla valanga comunicativa

Tra fake news e infodemia, non è stato semplice raccontare la realtà al tempo del Covid. Ma c’è chi lo ha fatto. E lo ha raccontato ieri sera all’interclub del Rotary promosso dal Rotary club Napoli Parthenope “L’informazione al tempo del Covid e delle fake News” al quale erano collegato rotariani e non da tutt’Italia, tra cui il club di Cesena. Tra i relatori, il direttore del Corriere Cesenate Francesco Zanotti e presidente Rotary di Cesena, Paolo Chiariello, direttore del juorno.it, premio Siani e Cronista dell’anno e inviato per varie tv nazionali e Antonio Scarfone, digital Communication specialiste e presidente del club napoletano. 

“In quest’anno e mezzo il mestiere del giornalista è cambiato come è cambiata la vita di tutti – ha esordito Chiariello –. Le redazioni si sono spopolate, tutti lavoravano da casa mentre io sono stato costretto a stare in giro, a prendere mezzi pubblici per raccontare il Paese. È stato complicato farlo, certamente”. Da un lato un eccesso di informazione, che non consente di farsi un’idea, dall’altro informazioni scorrette o fuorvianti, “oggi ci troviamo a leggere tutto e il contrario di tutto, in particolare sui vaccini – ha proseguito Chiariello -. Mentre se avessimo letto i risultato degli studi di farmaco-vigilanza su Astrazeneca, ad esempio, avremmo forse scritto che come tutti i vaccini, e come tutti i farmaci, ha effetti collaterali”. Non di più, né più gravi. “Più che di fake news – ragiona – si è trattato di cattiva informazione”. Interessante il punto di vista sul sistema sanitario “visto da Sud”: “Le regioni che hanno avuto più problemi in questa emergenza sanitaria sono quelle verso le quali noi del Sud facciamo ‘turismo sanitario’  perché sono delle eccellenze. Ma in certi casi, le strutture d’eccellenza hanno lasciato scoperta la sanità territoriale”. Discorso solo in parte vero per l’Emilia-Romagna. 

A richiamare la responsabilità del giornalista in questa emergenza è stato il nostro direttore Francesco Zanotti: “Nel bailamme dell’informazione degli scorsi mesi – ha detto – la gente cercava serietà e chiarezza. Per questo nella valanga comunicativa del Covid l’informazione locale è stata un punto di riferimento. E questo ci ha dato una grande responsabilità”. Sempre, quando si fa giornalismo, si deve tenere presente che “non trattiamo notizie ma persone – ha spiegato –. E le parole sono pietre. Con una differenza, che le pietre a un certo punto cadono, mentre le parole restano online per anni. Si può fare tanto male, soprattutto sul web”. Per questo, occorre avere il “sacro terrore”, non quello che blocca ma che spinge a fare, ma con estrema responsabilità. Un esempio, dal numero di questa settimana del Corriere Cesenate: “Abbiamo riproposto il caso della Strage della Rocca, nella quale tra l’8 e il 9 maggio del 1945, a guerra finita, 17 persone vennero uccise nel sonno, nel carcere della Rocca appunto, perché presunti fascisti. A distanza di 77 anni i parenti di quelle vittime non possono ancora ricordare pubblicamente questi fatti. All’argomento abbiamo dedicato una pagina, come già fatto in diverse occasioni. È un fatto di giustizia, ricordare i morti, di qualsiasi colore siano”. Questo deve fare un giornalista, conclude Zanotti: “Porre domande, senza avere risposte pre-costituite”. E “dare voce alla gente, cercando di avvicinarci alla verità, senza tesi pre-costituite. Altrimenti il giornalismo diventa tifo e non è informazione”. Infine, il giornalista deve anche “essere testimone, descrivendo quel che vede”: “Quando ha una notizia, ha il dovere di raccontarla, per amore della verità. E le bufale? Io sono convinto che prima o poi cadano da sole”. 

Di fake news ha parlato più in specifico Antonio Scarfone: “ Una ricerca del Massachusetts indica che le notizie false hanno una penetrazione sui social molto più rapida delle notizie vere. Una fake news ha una probabilità del 70% più alta di essere condivisa su un social. E questo è successo di più in quest’anno quando tutti abbiamo trascorso più tempo sui media e sui social in particolare. In quest’anno pare siano state condivise 42mila fake news in Italia”. Perchè viaggiano così veloce? “Perchè sono costruite per andare a toccare le nostre emozioni: sorpresa, curiosità, disgusto, paura”. Ma c’è un modo per smascherarle, ed è anche piuttosto semplice, conclude Scarfone: “Basta ricondividerle su un motore di ricerca”.