“Investire sui giovani significa investire nel futuro della Chiesa”

“Investire sui giovani significa investire nel futuro della Chiesa, significa promuovere le vocazioni, significa avviare in modo efficace la preparazione remota delle famiglie di domani. È un compito vitale per ogni Chiesa locale, non semplicemente un’attività che si aggiunge alle altre”. È il presupposto attorno a cui si articolano gli Orientamenti pastorali per la celebrazione della Gmg a livello locale, diffusi oggi a cura del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

“Bisogna avere il coraggio di coinvolgere e affidare ruoli attivi ai giovani, sia quelli provenienti dalle diverse realtà pastorali presenti nella diocesi, sia quelli che non appartengono a nessuna comunità, gruppo giovanile, associazione o movimento”, l’appello finale: tutti devono sentirsi “invitati speciali”, anche quei giovani che sono alla ricerca di un loro posto nella Chiesa e che ancora non lo hanno trovato.

Far sì che la Gmg, celebrata a livello locale, “sia vissuta pienamente come momento di celebrazione con i giovani e per i giovani”, l’obiettivo del volume, per fare in modo “che le giovani generazioni avvertano di essere al centro dell’attenzione e della sollecitudine pastorale della Chiesa”.  “Alcuni giovani, per oggettive difficoltà di studio, di lavoro o finanziarie non hanno la possibilità di partecipare alle celebrazioni internazionali” delle Gmg, che si svolgono ogni tre anni: per questo “è bene che ogni Chiesa particolare offra anche a loro la possibilità di vivere in prima persona, anche se a livello locale, una ‘festa della fede’, un evento forte di testimonianza, di comunione e di preghiera analogo a quelli internazionali, che hanno profondamente segnato l’esistenza di tanti giovani in ogni parte del mondo”. Allo stesso tempo, la Gmg celebrata a livello locale “serve a sensibilizzare e a formare la comunità ecclesiale nel suo complesso – laici, sacerdoti, consacrati, famiglie, adulti e anziani – perché diventi sempre più consapevole della sua missione di trasmettere la fede alle nuove generazioni”.

“I giovani vogliono essere coinvolti e apprezzati, per sentirsi coprotagonisti della vita e della missione della Chiesa”, si legge nel testo, in cui si cita il Sinodo dei vescovi per i giovani e si sottolinea che la Gmg celebrata in ciascuna Chiesa particolare “ha grande significato e valore non solo per i giovani che vivono in quella determinata regione, ma per tutta la comunità ecclesiale locale”.

La celebrazione diocesana della Gmg – che a partire da quest’anno si celebrerà per volere del Papa la Domenica in cui ricorre la solennità di Cristo Re – “dovrà essere inserita in un cammino pastorale più ampio, all’interno del quale la Gmg costituisce solo una tappa”.

Non a caso, Francesco raccomanda che “la pastorale giovanile non può che essere sinodale, vale a dire capace di dar forma a un camminare insieme”.

La Gmg è anzitutto “una festa della fede” e “un’esperienza missionaria”. “Si possono organizzare missioni in cui i giovani sono invitati ad andare a visitare le persone nelle loro abitazioni, portando loro un messaggio di speranza, una parola di conforto o semplicemente offrendo il loro ascolto”, una delle proposte del documento. I giovani, inoltre, possono essere “protagonisti di momenti di evangelizzazione pubblica, con canti, preghiera e testimonianze, in quelle strade e in quelle piazze della città dove i loro coetanei si incontrano, poiché sono i giovani i migliori evangelizzatori dei giovani”. Da incoraggiare “anche la promozione di attività in cui i giovani facciano esperienze di volontariato, di servizio gratuito e dono di sé”, ad esempio nella domenica precedente la Solennità di Cristo Re, in cui la Chiesa – per volontà di Papa Francesco – celebra la Giornata Mondiale dei Poveri. La Gmg, sia a livello internazionale che locale, può essere inoltre una “occasione di discernimento vocazionale” e una “chiamata alla santità”, in quanto si riferisce ad un periodo della vita in cui si fanno scelte di vita impegnative, che “imprimono un orientamento decisivo a tutta l’esistenza”.

 “I giovani delle Gmg sono un popolo di pellegrini. Non un popolo di viandanti senza méta”.

È una delle dimensioni costitutive della  Gmg, che  è stata, fin dall’inizio, “un pellegrinaggio attraverso lo spazio – da città, paesi e continenti diversi verso il luogo scelto per l’incontro con il Papa e con gli altri giovani – e un pellegrinaggio attraverso il tempo – da una generazione di giovani a un’altra che ne ha ‘raccolto il testimone’ – che ha segnato profondamente gli ultimi trentacinque anni di vita della Chiesa”. La celebrazione diocesana/eparchiale della Gmg “può proporre modalità concrete per far vivere ai giovani vere e proprie esperienze di pellegrinaggio, di vitale importanza nei tempi odierni, nei quali molti giovani rischiano di isolarsi in mondi virtuali e irreali, lontani dalla polvere delle strade del mondo” e in cui si crede di raggiungere una meta “con un semplice click”, invece che “con la tenacia e la perseveranza dell’anima e del corpo”. L’auspicio della Santa Sede è che la Gmg diventi un’”esperienza di fraternità universale”, cioè “un’occasione di incontro per i giovani, non solo per i giovani cattolici”, per una pastorale giovanile “capace di creare spazi inclusivi, dove ci sia posto per ogni tipo di giovani e dove si manifesti realmente che siamo una Chiesa con le porte aperte”.