Cesena
Jovanotti intervista Mariangela Gualtieri
“Considero la poesia come una delle cose più importanti perché il margine di libertà che esiste in una forma di espressione non legata al consumismo e ai vincoli della produzione ti permette disciplina, rigore ancestrale e profondità”.
Jovanotti ha iniziato con un inno d’amore per il verso e la parola poetica il dialogo con Mariangela Gualtieri oggi pomeriggio al Bonci di Cesena (del quale possiamo solo raccontarvi, ma non darvi immagini perché non è stato ammesso un nostro fotografo a teatro, mentre ad altri è stato concesso, contrariamente a quanto a noi riferito in seguito alla richiesta di accredito).
Si tratta di un’anteprima di “Ciò che ci rende umani”, quarta edizione della rassegna biennale di poesia, filosofia, arti, scienza realizzata da Teatro Valdoca in collaborazione con il Comune di Cesena che aprirà i battenti venerdì 12 ottobre con una lectio di Umberto Curi.
Un dialogo, quello ancora in corso al Bonci, tra il cantante e la poetessa, sulle relazioni tra la poesia e la canzone, tra il verso e la rima, la lingua e il linguaggio, in cui Lorenzo Cherubini tra l’altro non si sottrae, con esiti a primo ascolto non facilissimi, a musicare i versi di Gualtieri.
“Considero la poesia – prosegue il cantante che ha al suo fianco la chitarra anche se la performance consiste per la gran parte del tempo in una conversazione – un dovere, una sorta di Cavallo di Troia per passare oltre i muri della distrazione… La poesia è un atto di creazione. Esistiamo perché siamo stati creati. Leggere la poesia è un’esperienza di creazione”.
Considero la poesia un nutrimento, gli fa eco Mariangela Gualtieri “per gli spiriti denutriti del nostro tempo in cui i corpi si ingrossano”.
Cosa ci rende umani, insomma, se non la parola di cui solo noi siamo dotati in natura? La parola ci trasforma. La parola poetica ci per essere tale ci deve “sorprendere”.
Come sempre sorprende e profondamente scuote la lettura dei testi che Gualtieri sa regalare al pubblico.