K2 venti anni dopo. Ricordi e bellezza nell’incontro a Cannucceto

Un fine settimana tra Cesenatico e Cesena, tra il calore della primavera in riviera e i ricordi alle montagne. Quelle alte e lontane, mito di appassionati trekker e alpinisti.

A venti anni dalla spedizione promossa dal Cai nazionale (Club alpino) al campo base del K2, al confine tra Pakistan e Cina, si sono dati appuntamento a Cesenatico una ventina dei partecipanti dell’allora progetto “Dalla conquista alla conoscenza” che nel 2004 portò un gruppo di trenta soci Cai a vivere un’esperienza di alta montagna. Il trekking si svolse dal 9 settembre al 3 ottobre 2004: vi parteciparono 30 escursionisti da tutto il territorio nazionale e due dottoresse, perché il progetto – pubblicizzato un anno prima nella rivista nazionale del Cai – aveva una valenza anche medica, rivolta a monitorare le ‘risposte’ del corpo umano ad altitudini così elevate, a temperature così particolari.

Dalla sezione Cai di Cesena vi parteciparono in quattro: Pasqua Presepi, Giorgio Bosso, Giuseppe Vincenzi e Sauro Mazzotti. E 55 erano gli sherpa, portatori che hanno accompagnato il gruppo trasportando tutto il necessario per una spedizione di questo tipo. Non mancavano le galline trasportate in particolari stie caricate sulle spalle, capre e vacche. Nello zaino di ciascuno, parmigiano e speck assicuravano energia e sapori di casa.

A Cannucceto di Cesenatico, nell’ampio giardino di Pasqua Presepi, il pranzo di sabato scorso è diventato occasione di grandi abbracci e altrettanti ricordi di quella storica esperienza promossa dal Cai nazionale a 50 anni dalla prima ascesa al K2, la seconda montagna più alta al mondo dopo l’Everest: la spedizione italiana portò il 31 luglio 1954, per la prima volta nella storia, al raggiungimento della vetta del K2.

Tra lasagne e fricò friuliano, con il profumo della piadina a mescolarsi al gusto del chapati – la tradizionale piadina pakistana – i racconti dell’esperienza sono accompagnati dal libro che il friulano Renato Gruarin ha poi realizzato. Il viaggio è stato reso possibile dopo un anno di allenamento e il check up medico per la necessaria ‘abilitazione’. Arrivati a Islamabad, capitale del Pakistan, sono stati necessari tre giorni di pulmino e di fuoristrada per raggiungere Ascole. Da lì, dopo il necessario acclimatamento, sono iniziati i 15 giorni di cammino necessari per raggiungere i piedi del campo base, a 4.880 metri di altezza (appena 50 metri in meno del ‘nostro’ monte Bianco). Il campo era lì poco sopra, a 5.300 metri, ma la neve fresca e il necessario pensiero del rientro rese opportuna la scelta di fermarsi prima. Il cammino si svolse tra paesaggi lunari e rocce e sole e ghiacciai lungo la morena del Ghiacciaio Baltoro, nella catena del Karakorum, ammirando le montagne più belle al mondo. Con temperature che passavano dai 42 gradi a -14, tra tende anche rattoppate e disturbi fisici. “Il primo giorno furono 11 le ore di cammino, al termine delle quali, sfinito, appoggiai malamente lo zaino a terra e con il morale sotto agli scarponi – ricorda Gruarin -. Mi avvicinò una delle nostre guide, facendomi notare che avevo lo zaino troppo pesante. Il trekking è proseguito con cammini che prevedevano dalle 6 alle 9 ore di cammino al giorno, necessari per arrivare ai campi intermedi, 8 campi tendati, con zaini di 12-14 chilogrammi”.

Con nove chili in meno nel fisico e tanta bellezza negli occhi, Gruarin ha portato a casa moltissime fotografie – “ero sempre in fondo al gruppo, così mi godevo al meglio il procedere del cammino – prosegue -. Abbiamo condiviso fatiche e bellezza. ‘Ketù, Ketù!’ (il K2, il K2!) è l’avviso e l’entusiasmo con cui ci ha svegliati una guida con i colori dell’alba sulla cima della montagna. Lì, in un solo colpo d’occhio abbiamo visto tante cime tra cui spiccano almeno 4 ottomila: una meraviglia che mi accompagna ancora oggi. Nella fatica e nella forza della condivisione, tutto è ripagato”.

Capofila dell’incontro nel ricordo dell’esperienza vissuta è stata Pasqua Presepi, già presidente della sezione Cai di Cesena: “Gabriel Garcia Marquez diceva che ‘La vita non è tanto quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla…’ – le sue parole -. L’esperienza al campo base del K2 che 20 anni fa ci ha fatto incontrare è stata non solo il motivo di tanti racconti e ricordi, ma l’occasione per dirci di quanto possa essere sorprendente la vita nelle occasioni che ti offre. Con gratitudine per la vita e un pensiero agli amici che nel frattempo ci hanno lasciato…o meglio, camminano davanti a noi”.

Nei due giorni in Romagna il gruppo di trekker ha visitato la Biblioteca Malatestiana, la mattina di domenica 14 aprile, e i locali delle Cucine Popolari in via Machiavelli a Cesena, prima di spostarsi per il pranzo a base di pesce a Cervia. Hanno alloggiato in diversi B&B tra Cesena e il mare. “E fra venti anni… – è l’augurio con cui si sono lasciati – torneremo qui da Pasqua, e dormiremo in tenda nel suo giardino”.

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