La candidatura di Massimo Bulbi (Pd): “Il territorio per me vale doppio”

Si presenta in gran forma Massimo Bulbi alla stampa locale per ufficializzare la sua candidatura alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio.

Lui è in un animale politico e davanti ai giornalisti locali sfodera tutte le sue armi da veterano del mestiere. D’altronde, come lui stesso afferma, ci crede alla politica. “Per me è importante”, assicura. E poi cita Zaccagnini che diceva che compito della politica era quello di “dare una speranza alla gente”. E che “la politica va vista come servizio per dare risposte alla gente e trovare soluzioni ai problemi posti”.

“Oggi c’è bisogno – aggiunge il candidato del Pd – di colmare il vuoto di risposte. Pensiamo al movimento delle ‘sardine’. Emergono esigenze importanti, poi spetta alla politica fornire risposte adeguate, praticabili. Loro, in questo momento, stanno occupando un vuoto”.

Bulbi ai giornalisti ricorda alcune sue parole-chiave. La prima: il territorio vale doppio, che è lo slogan che accompagna la sua pubblicità. “Il territorio – prosegue – per me vuol dire tutto- Il territorio siamo noi ed frutto di tante periferie, di chi vive lontano dai grandi centri ed è maggiormente svantaggiato. Ecco perchè ci vuole gente che abbia la capacità di tenere legami e di prendersi cura del territorio stesso, anche dal punto di vista della sua tutela”.

“Territorio significa anche avere consapevolezza che noi abbiamo di tutto in Emilia Romagna, da Piacenza a Rimini: mare, pianura, collina e montagna. Ecco perchè sarà importante valorizzare ciò che sul territorio nasce e si sviluppa. Dobbiamo tenere insieme servizi e cittadini, in modo che alcune zone non vengano abbandonate. Per fare questo bisogna ragionare in logica sovracomunale. In uno slogan: sì al territorio, no ai campanili”.

Un’altra parola chiave per Bulbi è lavoro. “Deve essere al centro dei nostri pensieri, in particolare per i giovani e le donne. Abbiamo bisogno di supportare e sostenere – ha aggiunto l’ex sindaco di Roncofreddo -. Ho in mente anche le piccole e medie imprese, così forti in Romagna, e tutto il mondo della cooperazione. E il mondo del volontariato, fortissimo nella nostra provincia”.

La terza parola è Romagna. “Non la regione Romagna – tiene subito a precisare Bulbi -. Ma le nostre province devono sapere come muoversi insieme. Dobbiamo lavorare insieme, come istituzione della Romagna. Occorre condividere idee e progetti”. Poi arriva un affondo: “E’ stato un errore non aver portato a casa la via Emilia bis. Sarebbero arrivati sul territorio 230 milioni di euro nel momento delle peggiore crisi mai vissuta da noi. E magari avrebbero salvato tante aziende. E avremmo potuto fornire tante risposte importanti anche in tema di tutela dell’ambiente. Ma non fu trovata la condivisione tra Forlì e Cesena. Ecco perchè dico che bisogna avere la capacità di ascoltarsi”.

Poi un altro tema importante, da ex presidente della provincia: la manutenzione dei 1.050 chilometri di strade un tempo provinciali. Quando iniziai il mio mandato c’erano disponibili 20 milioni di euro all’anno per fare questa manutenzione. Ora siamo a zero euro. Ci sono piccoli fondi solo per mettere toppe ai tratti di strada attraversati dai grandi eventi ciclistici. Per le altre nulla. Ecco perchè dico che su questo delicato tema (ho avuto tre incidenti mortali sulle strade di Roncofreddo) ci vogliono fondi della Regione“.

Infine una presa di coscienza con lo sguardo rivolto al futuro. “Non sono uno che guarda indietro. Mi sporgo sempre in avanti. Chi mi conosce lo sa, e tanti mi conoscono perchè mi piace stare in mezzo alla gente, al bar, al mercato, tra i giovani, dove i cittadini si ritrovano. Questa è una regione in cui si vive bene e la qualità della vita è alta. Si deve andare giustamente orgogliosi e fieri di quanto realizzato. Comunque si può fare ancora tanto”.

Poi alcune confidenze. “Sto girando tutto il territorio – dice Bulbi in conclusione – da una decina di giorni. Faccio almeno 50-60 incontri al giorno. Credo che occorra farsi conoscere mettendoci la faccia“. E poi svela un piccolo aneddoto. “Tempo fa alcuni mi dissero che c’era qualcuno che mi seguiva. Dopo un po’, anche per paura per i miei familiari, lo disse al questore, informandolo con il numero di targa del sospetto. Alla fine scoprii che si trattava di un giornalista free lance incaricato di seguirmi per verificare se spendevo soldi pubblici per ristoranti e simili. Mi scrisse una bellissima email che conservo con la quale mi informò che dopo sei mesi di pedinamenti non aveva trovato nulla di anomalo. Gli risposi che se me lo avesse chiesto, glielo avrei potuto assicurare in pochi minuti“.