La Chiesa di fronte alle sfide del relativismo e della secolarizzazione

Si è svolta ieri sera in Seminario a Cesena la terza lezione della scuola diocesana di Dottrina sociale della Chiesa. Relatore della serata è stato il professor Paolo Terenzi docente di sociologia presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Quali sono le sfide del mondo contemporaneo con le quali la Chiesa e il Magistero devono confrontarsi? L’analisi è partita dalla lettura dell’ esortazione apostolica Evangelii gaudium, vero e proprio “manifesto programmatico del pontificato di papa Francesco” ha asserito il relatore elencando, come precisato dal numero 61 al 67, le sfide socio-culturali che la dimensione religiosa, in particolare quella cristiana, si trovano a fronteggiare: 1 persecuzioni e attacchi alla libertà di culto, 2 colonizzazioni ideologiche, 3 emergere di nuovi movimenti religiosi fondamentalisti, 4 secolarizzazione della fede, 5 deformazione etica relativista.

In particolare la relazione si è soffermata su questi due ultimi aspetti, ritenuti pregnanti nella nostra società occidentale. Anche se nel Novecento sia il marxismo prima che il positivismo poi avevano teorizzato la sparizione della dimensione religiosa, tramite l’affermazione della tecnica e la realizzazione dell’uguaglianza socio-economica, queste previsioni sono state in realtà smentite. “Se partiamo dalle analisi sociologiche – ha affermato Terenzi – scopriamo come a livello mondiale il grado di religiosità (circa l’81% della popolazione) continui a superare di gran lunga l’ateismo dichiarato (appena il 5% del totale)”.

Forse che questi riscontri possono indurci a ritenere tali ideologie smentite? “Niente affatto – ha asserito Terenzi – poiché relativismo e secolarizzazione, due facce della stessa medaglia, hanno prodotto una erosione interna generando, come aveva previsto il sociologo Augusto Del Noce, l’imporsi della società radicale di massa”. Infatti la religiosità espressa non coincide spesso con una appartenenza attiva a una chiesa o una struttura religiosa. Un concetto riassumibile nel mottobelieving without behaving”, che ben sintetizza la crisi del nostro mondo occidentale. 

Come reagire dunque in un contesto in cui la società sembra sempre meno bisognosa di dottrina e di religione? “C’è una via d’uscita – ha chiosato il relatore – che sta nell’educazione. Ricordiamo le parole di san Giovanni Paolo II il quale affermava con forza la necessità di una fede che diventi cultura per essere pienamente accolta, pensata e vissuta”. In questa prospettiva la Dottrina sociale offre nei confronti della realtà spunti sia critici che propositivi . “Non dobbiamo mai dimenticare di tenere unite queste due tendenze, guardando all’insegnamento della Chiesa in maniera globale e mai parcellizzato”. Non solo un’analisi di giudizio, ma anche di prospettiva che sappia guardare ad una rinnovata presenza di cristiani nella società: “come diceva il filosofo A. McIntyre proviamo a considerarel’opzione Benedetto”, cioè la ricostruzione di forme di vita comunitarie che siano formazione e testimonianza di un Vangelo vissuto fino in fondo” e che generino attrazione in una società sempre più bisognosa di Dio e di salvezza.