La diocesi di Parigi lancia il sito “Protéger l’enfance”. Rompere il silenzio e denunciare: “Non siamo colpevoli, siamo vittime”

La lotta contro la pedocriminalità parte anche dalla consapevolezza che si ha di questo crimine e chiama tutti – bambini, adolescenti, adulti – ad essere vigili, coraggiosi nel rompere il silenzio, pronti a denunciare. Dopo l’annuncio la scorsa settimana di importanti risoluzioni prese dall’assemblea plenaria dei vescovi francesi sul piano della lotta contro gli abusi, la diocesi di Parigi ha presentato il nuovo sito “Protéger l’enfance” – stopabus.dioceseparis.fr – ideato per contribuire, attraverso la prevenzione, alla lotta contro la pedocriminalità. Il sito si rivolge a bambini, adolescenti e adulti con un linguaggio adattato a ogni pubblico e destinato a tutti, indipendentemente dall’appartenenza o meno al mondo cattolico. Cartoni animati, mini-fiction, reportage, spot: il sito esplora con la parola e la telecamera tutti i diversi contesti in cui si può consumare un abuso o una violenza sessuale, dalla famiglia ai centri sportivi. Classificati per fasce d’età, i video hanno per scopo la prevenzione, la formazione degli educatori, catechisti e di tutti coloro che si occupano dei giovani; la diffusione di link, contatti e istruzioni per reagire quando necessario.

Il sito si suddivide in tre rubriche. La prima sezione è dedicata alla sensibilizzazione, con video generalmente brevi, creati utilizzando linguaggi diversi. I video che si rivolgono ad un pubblico di bambini, utilizzano per lo più il “linguaggio” del cartone animato. Ce n’è uno che si rivolge addirittura ad un pubblico di bimbi piccolissimi, a partire dai 2 anni, in cui in maniera grafica e simbolica, si mettono in guardia i bambini dal non lasciarsi mai toccare da nessuno. Altri partono da un contesto familiare ordinario e raccontano storie di amicizie in cui purtroppo si celano rischi di abuso e violenza.

Per gli adolescenti, invece, le storie sono costruite utilizzando veri e propri attori. I contesti dei possibili rischi di abuso e violenza sono molto diversi tra loro e anche qui si va dalle famiglie ai luoghi di sport. Nella sezione teenager, vengono anche trattati le tematiche del sextexting, la pratica di inviare o postare messaggi di testo e immagini a sfondo sessuale, e della pornografia. Agli adolescenti viene anche presentata la Campagna di sensibilizzazione contro la violenza sessuale nello sport, promossa dall’Associazione “Colosse aux pieds d’argile” che sta cercando di educare la comunità sportiva su questo tema. Nel video – pensato come punto di partenza per una successiva riflessione e discussione con i ragazzi – prende la parola anche il giocatore di rugby Sébastien Boueilh che è stato violentato durante la sua infanzia e che ora si dedica a campagne di sensibilizzazione. “Ci sono silenzi che vanno spezzati”, dice lo sportivo. “Non siamo colpevoli, siamo vittime. Fate come me, parlate”.

C’è poi la sezione “approfondimento” dove, anche qui, oltre alle parti relative alla legge, ai reportage e alle statistiche, è possibile trovare video in cui le vittime stesse raccontano la loro storia, come quella di Véronique Garnier, oggi delegata episcopale per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili a Orléans, vittima di un sacerdote quando aveva un’età compresa tra 13 e 15 anni.In questa sezione, si apprende che in Francia sono 3,5 milioni le vittime di violenza sessuale nella loro infanzia da parte del padre, del fratello, di un amico di famiglia, un allenatore di calcio, un prete o un maestro di scuola.

La sezione “Agire” è la parte più pratica e si rivolge in maniera differenziata ai bambini, agli adolescenti, agli adulti, e anche alle persone che sentono di avere pulsioni pedofile. “Sono un bambino e ho bisogno di aiuto”, recita il link che apre quindi ad una pagina dove si conduce il bimbo a capire cosa succede e come reagire. Viene detto, per esempio, che “assolutamente nessuno, né un altro bambino né un adulto, è autorizzato a toccare un bambino sotto i vestiti o a fare cose imbarazzanti con lui. Quando è un altro bambino, è brutto da parte sua e non deve succedere. Quando è un adulto a toccare un bambino, questo comportamento è chiamato  pedocriminalità”. A tutti, bimbi e adolescenti, viene suggerito di parlare con un adulto fidato: “Se sei a conoscenza di un abuso sessuale, sia che sia successo direttamente a te o ad un altro giovane, devi assolutamente rivelarlo: per proteggerti, per proteggere la vittima che conosci e per proteggere potenziali future vittime. Le persone che commettono violenza sessuale, possono cadere in recidiva, se non si fa nulla”. Alle persone invece che sentono di avere delle pulsioni pedofile viene dato un numero di telefono “gratuito e confidenziale” al quale rivolgersi per “evitare di passare dal pensiero all’azione”.

“C’è ancora molto da fare per illuminare le coscienze e trovare i giusti mezzi”, scrive mons. Thibault Verny, vescovo ausiliare della diocesi di Parigi e responsabile del coordinamento della lotta contro gli abusi. “Insieme con te, vogliamo affrontare questa sfida”. Ogni video caricato è molto forte. Il tentativo è anche quello di mettersi dalla parte di chi subisce l’abuso invitando a rompere il muro del silenzio, degli spogliatoi, delle camerette per parlarne e denunciare.