La vita sulle colline di Ranchio. L’agriturismo gestito da un ragazzo con sindrome di Down e dalla sua famiglia

Diverso da chi? Spesso non è facile dar voce ad alcune situazioni soprattutto se sono straordinarie per loro natura, ma alcune storie nascono per essere raccontate e per fare in modo che vengano assunte a modello da coloro che ancora non hanno trovato ispirazione nella bellezza della vita. È questo il caso del casale che spunta a Ranchio di Sarsina, una struttura in pietra arricchita di una casetta edificata ben trecento anni fa sulle colline romagnole e che tra le quattro mura custodisce la famiglia di Angela Lombardi e Roberto Paganelli. Innamorati da circa quarant’anni, i due forlivesi hanno trasformato la loro abitazione in un agriturismo per dare un futuro e una possibilità di vita vera al loro figlio Riccardo, nato con la sindrome di Down.

Due stanze dove alloggiare nella pace di Ranchio e una sala dove poter assaggiare i prodotti della terra distinti da un’alta qualità e dalla cura con cui vengono presentati agli ospiti di A ca’ nostra, l’agriturismo di cui Riccardo è responsabile grazie al sostegno dei genitori e della sorella Valeria. Nato nel 1990, Richy, come lo chiamano in famiglia, è nato con la sindrome di Down e con la passione per la terra. Diplomatosi all’Istituto Persolino-Strocchi di Faenza, indirizzo agrario, si è trovato a essere un vero imprenditore agricolo avendo sulle spalle le responsabilità di 13 ettari di terra, di cui 5 coltivabili, e la gestione di un agriturismo nel quale non ci si sente clienti ma ospiti, se non parte della famiglia.

“Lavoro la terra con papà, raccolgo la legna. Da adolescente – spiega Riccardo – ho sviluppato passione per la natura, ho fatto equitazione  e nuoto molto bene. Essere a contatto con la gente mi aiuta molto, ogni sorriso mi dà la forza di continuare nel mio lavoro, che è anche della mia famiglia”. È proprio la famiglia alla base dell’esperienza di A ca’ nostra che nasce nel 2012 lungo il cammino di San Vicinio e che ancora oggi è in continua crescita con l’introduzione di progetti didattici e terapeutici. Roberto, infatti, oltre a essere un cuoco straordinario capace di rinnovare i piatti della tradizione romagnola con alcuni sapori della cucina americana, è fisioterapista specializzato in neuro-riabilitazione e dalle sue competenze nasce la volontà di introdurre l’agricoltura sociale tra le attività dell’agriturismo.

Dal tacco a spillo alla sedia a rotelle. È questo il motto di Angela che si respira non solo negli ambienti in cui vivono e lavorano ma anche nei volti della famiglia che ha creato in quel di Ranchio un vero angolo di paradiso abbattendo ogni barriera architettonica e culturale. “Dare vita a un agriturismo non bastava”, confessa la mamma-imprenditrice, “per questo con Riccardo, e dopo con Roberto, abbiamo pensato una realtà che accogliesse tutti, turisti, gente del luogo e persone con disabilità”. “L’intuizione nasce da Riccardo e dall’attività di Roberto. Oggi c’è necessità di abbattere le barriere architettoniche per rendere una struttura accessibile a tutti. Le nostre stanze sono state pensate per ospitare persone con sedie a rotelle e anziani, affinché possano muoversi con libertà e senza ostacoli”.

Se hai un buon approccio con le persone le incontri. “La dimensione dell’incontro qui è fondamentale”, assicura Angela. “Entrano ospiti – prosegue – ed escono amici. Lo stesso nome A ca’ nostra richiama l’accoglienza”.

L’agriturismo si regge sulla forza di Riccardo e dei suoi genitori. Di tanto in tanto subentra la sorella Valeria, educatrice. “Non abbiamo dipendenti – spiega Roberto – sia perché non ci sono le possibilità finanziarie sia perché è la nostra filosofia di vita. Da noi non viene chi desidera la cucina classica romagnola di base, ma chi apprezza il piatto della tradizione rivisitato e da gustare in un clima familiare”. Il menù di A ca’ nostra è composto da specialità preparate con i prodotti della terra romagnola. Per far sì che il turista possa assaporare più prodotti, i Paganelli assieme ad altre 15 imprese agricole tra Sarsina e Mercato Saraceno hanno fondato il consorzio “Terra e tartufo”, un modo per promuovere il made in Romagna che nasce anche dalle bellezze della Valle del Savio.

(Articolo pubblicato sul numero di maggio dell’inserto AgriRomagna)