L’affare Vivaldi in scena al Bonci

Entrano in scena l’attore e i musicisti. Flauto, violini, violoncello, tiorba. Non è un concerto, ma quasi. Non è uno spettacolo teatrale, ma quasi. È il recital di Luigi Lo Cascio, che interpreta il romanzo “L’affare Vivaldi” di Federico Maria Sardelli.

L’autore del testo è sulla scena, insieme all’attore: è il musicista che suona il flauto e insieme agli altri musicisti (Raffaele Tiseo al violino, Paolo Cantamessa al violino, Bettina Hoffmann al violoncello, Gianluca Geremia alla tiorba) dà vita alle musiche vivaldiane.

Il romanzo di Sardelli fa luce su un aspetto paradossale e ironico della lunga storia della fortuna musicale di Antonio Vivaldi, il “prete rosso”, famosissimo e poi dimenticato, le cui opere manoscritte giacquero dimenticate per lunghissimo tempo, finché negli Anni Venti del Novecento una serie di fortunati e curiosi eventi fecero ritrovare ciò che si credeva perduto.

Lo spettacolo, di fronte a un pubblico assai numeroso, è andato in scena giovedì 14 novembre. Lo Cascio e Sardelli hanno rielaborato il testo del romanzo, per trasformarlo in una lettura di poco meno di due ore, comprendendo nel conto anche le musiche di Vivaldi. La lettura di un romanzo è un genere che sta avendo sempre più successo: gli audiolibri sono ormai familiari a tutti, e si vede dalla passione con cui è stato seguito un recital che, fino a qualche anno fa, avrebbe quanto meno richiesto un paio di voci aggiuntive per reggere la serata. Ora non è più così, le orecchie si sono abituate a una singola voce che dà vita a un intero romanzo, e Luigi Lo Cascio si impegna molto per sottolineare i momenti salienti, per dare risalto alle varie scene dell’opera, in un dialogo costante con la musica.

Dal punto di vista tecnico niente da eccepire, la pulizia del suono è più che buona, e l’intero testo si può seguire senza troppa difficoltà. Dove la messinscena è meno efficace è nell’interpretazione, che risulta molto più efficace quando l’attore, paradossalmente, recita “meno”, calca meno la mano su effetti e voci, e lascia parlare il testo. Non a caso il finale, sospeso ed espresso con un filo di voce e di recitazione, sobrio e contenuto, è uno dei momenti più belli e suggestivi dello spettacolo.

Forse anche un leggero taglio alla durata dello spettacolo stesso avrebbe giovato, perché in alcuni momenti della parte centrale s’è sentito un po’ di affaticamento nel seguire dettagliatamente la vicenda. Fatica testimoniata anche dallo scricchiolio delle sedie nei vari palchi, a cui Lo Cascio ha risposto con un’ironica richiesta, per sapere se gli spettatori si erano finalmente assestati. Qualche sommesso borbottio per la battuta non ha impedito che alla fine un pubblico entusiasta tributasse reiterati applausi a Lo Cascio, a Sardelli e agli altri ottimi musicisti.