L’appello del cesenate Eugenio Biasini che ospita un africano: “Facciamo qualcosa per gli immigrati che rischiano l’espulsione”

“Un conto sono gli slogan. Un conto sono le persone. A me interessa il fatto umano”. Questo dice Eugenio Biasini di Borello, raggiunto al telefono dopo aver letto la sua email mandata in redazione.

“Dal mese di gennaio 2018 sto ospitando un ragazzo di colore, 20 anni, della Guinea Conakry – ha raccontato Biasini – regolarmente munito di permesso di soggiorno per motivi umanitari che, dopo il percorso presso uno Sprar, ha trovato lavoro in una fabbrica metalmeccanica di Gualdo di Roncofreddo, poco distante da casa mia. Mia moglie ed io gli stiamo dando un aiuto, offrendo vitto e alloggio, accudendolo come un figlio. Oggi è arrivato a scadenza il permesso di soggiorno e il decreto Salvini sta producendo l’effetto che lo stesso relatore voleva: il ragazzo non riesce a ottenere la conversione in permesso di lavoro in quanto non è in possesso del passaporto che la Questura di Forlì invece richiede inderogabilmente”.

“Avevo la mansarda libera, perché mio figlio è andato a vivere da solo – ha proseguito Biasini che da questa vicenda si è fatto prendere sul serio -. Adesso questo giovanotto ha le chiavi di casa nostra. È uno che merita davvero. È puntuale sul lavoro, corretto e preciso, come scrive anche il suo datore di lavoro in una lettera predisposta per ottenere il rinnovo o la conversione del permesso di soggiorno. Gli si deve offrire il tempo opportuno, almeno fino alla prossima estate, per poter tornare a casa e sistemare i suoi documenti. Ora non può lasciare l’Italia in queste condizioni. Perderebbe il lavoro, mentre lui ha alloggio e occupazione. Se non aiutiamo questi giovanotti è inutile che poi ci lamentiamo se vivono da clandestini e poi sono costretti a commettere piccoli reati. Devono mangiare anche loro. Oggi lui è in grado di provvedere per sè e per la sua famiglia rimasta in Africa”.

“Chiedo a voi dei mezzi della comunicazione sociale – ha concluso Biasini – di darmi una mano per sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti circa questa storia. Una, probabilmente, come ce ne sono tante dopo le novità introdotte dal decreto Salvini che invece di fare diminuire la clandestinità rischia di farla crescere”.