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Le prime parole di Angelini da ex-allenatore del Cesena
Ci ha provato fino in fondo, Angelini, a farsi confermare. E ha messo la dirigenza in una posizione di grande difficoltà: pur criticato per la proposta di gioco magari non divertente, ha portato il Cavalluccio al primo posto nel Girone F permettendo al club di tornare nel calcio professionistico. Alla fine però la pressione dell’ambiente – inteso come tifosi, media e alcuni membri del mangement che da mesi aveva già messo una croce su Angelini – ha avuto la meglio, portando la società al comunicato con cui l’ex-tecnico del San Marino è stato esonerato.
La tempistica è stata quantomeno particolare (il Cesena giocherà domani contro il Lecco per la semifinale della poule scudetto), ma sembra che questa decisione “anticipata” possa aiutare lo stesso allenatore nella ricerca di un contratto per la prossima stagione. Nel frattempo il mister ha parlato questa mattina in conferenza stampa, nella pancia del Manuzzi, con tutta la squadra presente per applaudirlo e ringraziarlo dopo una stagione vittoriosa. Inizialmente Angelini voleva addirittura allontanare i giocatori: la riservatezza che lo contraddistingue si dimostra anche nella volontà di non mostrare eccessivamente le sue emozioni in pubblico. Alla fine però siamo riusciti a fargli qualche domanda.
Mister, non è stato confermato. Se lo aspettava?
Mi aspettavo di tutto, sì, ci poteva stare. L’avevate detto voi sui giornali. Sono passati venti giorni dalla fine del campionato, ma io lo avevo messo in preventivo già dalla scorsa estate. Sono durato anche troppo: è da quando sono partito che mi dovevano cacciare. Ero partito già con questo spirito. È una condizione che non si vive solo qui a Cesena. Dove le piazze sono importanti e devi per forza vincere, è scontato che possa succedere una cosa di questo tipo.
Lei ha vinto, però.
Sono subentrate altre valutazioni. Non so quali, bisogna chiedere alla società. I dirigenti non mi hanno dato una motivazione specifica. Abbiamo parlato e si è deciso così. Loro hanno capito che io avevo certe esigenze, e probabilmente non sarebbero riusciti a mantenerle. Piuttosto che partire con un allenatore che poteva essere in discussione già nelle prime partite hanno deciso di esonerarmi.
Quali erano le sue esigenze?
Avere una squadra competitiva, evitare una stagione complicata come quella di quest’anno. Mi sarebbe piaciuto tenere molti di questi ragazzi e fare quello che avevo in testa. Considerato il budget a disposizione e quello che si era costruito quest’anno era giusto ripartire da questo gruppo, aggiungendo qualche innesto. La società probabilmente aveva altri pensieri. Un allenatore a Cesena credo non possa lottare per non retrocedere. Il prossimo anno sarà un campionato di transizione: il Cesena è pur sempre una neopromossa. Per partire serviva unità d’intenti, che però è mancata.
Ha l’impressione che l’ambiente abbia influenzato i dirigenti?
Sono domande a cui non posso rispondere io. Non sono mai andato a un consiglio del Cesena e non ho idea di quelle che sono state le loro valutazioni. Vi posso dire cosa so io, ma è una mia versione costruita sulle sensazioni. In ogni caso non è necessario trovare un colpevole: è una decisione e come tale va accettata.
Pensa che avrebbe meritato la conferma?
La conferma dipende da tante situazioni e percezioni della società, che avrà valutato tutto il mio lavoro per poi prendere una scelta. Ognuno si deve assumere le sue responsabilità e questa spettava a loro, giustamente.
C’è stato un momento in cui ha temuto di essere esonerato?
Forse una volta, dopo Campobasso. Dopo Montegiorgio invece avevo pensato fosse dura che mi mandassero via: eravamo troppo vicini al termine del campionato. Sono stati i giocatori a non farmi esonerare: la differenza l’hanno fatta loro in campo.
Fino a dieci mesi fa questa squadra non esisteva: è stata la sua stagione più intensa?
Sicuramente, anche perché ho avuto la grande soddisfazione di creare un legame profondo con la squadra. Questa è la dimostrazione più importante e bella.
Chi glielo ha comunicato?
Martini e Lelli; il direttore Pelliccioni al momento è molto impegnato.
È stato criticato da tifosi e non solo già da inizio stagione: pensa che ci sia stato un accanimento nei suoi confronti?
Non credo: penso che il clima creatosi sia un inevitabile conseguenza della piazza calda, se c’era un altro allenatore sarebbe andata allo stesso modo. Dipende anche da chi ti sceglie all’inizio del tuo percorso: nel mio caso si è parlato tanto di Martini, poi ci sono state valutazioni sul mio ruolo che hanno incluso magari anche altri dirigenti.
Una sua valutazione finale sulla stagione?
È stata un’esperienza professionale, anche se eravamo in Serie D, in cui ho avuto occasione di vedere uno stadio da 10.000 persone, di lavorare a contatto con una tifoseria tale e quale a quella che c’era in Serie B. La crescita dei ragazzi e il lavoro, poi, hanno caratterizzato una stagione diversa da tutte le altre.
Si sentiva pronto a fare la C?
Io ho il tesserino e posso fare anche la Serie A. Chiaramente ci vogliono esperienze e conoscenze che possono sempre essere migliorate. In generale io mi sarei confermato, ma non devo parlare io di me stesso. Sono gli altri che mi devono giudicare.
Chi l’ha impressionata in particolare per la crescita maggiore tra i giocatori?
De Feudis (ride, ndr). Può giocare altri 5-6 anni, la sua carta d’identità biologica dice che è cresciuto tardi, ha ancora i capelli e quindi è giovane. Io gli farei altri anni di contratto. A parte gli scherzi mi hanno colpito tutti, chi più, chi meno. Per tutti era un banco di prova importante. Logicamente i giovani hanno più margine di miglioramento. Allenarsi con giocatori forti li ha aiutati molto.
C’è stato un momento, a parte quello della festa finale, che le è rimasto più impresso di questi mesi?
Ce ne sono stati tanti, non ce n’è uno in particolare. Posso dire quello che è stato il momento più duro della stagione, cioè quello vissuto alla fine del primo tempo nella partita fuori casa con il Vasto. Poi per fortuna siamo riusciti a risolvere la partita: siamo andati oltre le aspettative, i giocatori quella volta sono stati particolarmente bravi.