Diocesi
L’eredità di don Agostino: la chiarezza del giudizio
I ricordi di tanti che l'hanno incontrato. Paolo Chierici, responsabile di Cl a Cesena. "Gli siamo grati per la sua testimonianza, intensa e appassionata"

Gli interventi di Francesco Orioli, Anna Pacioni e del responsabile di CL a Cesena, Paolo Chierici. La fotogallery
Al termine della Messa di esequie per don Agostino Tisselli (vedi notizie in questo sito nella sezione “Diocesi”) si sono succedute diverse testimonianze. Ne pubblichiamo alcune nelle quali è condensata l’intensa esperienza di vita del sacerdote diocesano che ha dedicato l’esistenza all’educazione dei giovani. Quella di Tiziana di Cesenatico e quella di un turista del nord, come si è definito intervenendo per ultimo, della cittadina balneare che negli anni aveva conosciuto don Agostino e ne era rimasto affascinato sono riascoltabili sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale Youtube dove si trova la registrazione della Messa e delle testimonianze.
La Cattedrale gremita di familiari, parenti, amici e conoscenti ho mostrato il volto di una Chiesa come comunità di persone diverse unite dalla comune appartenenza a Cristo. L’affetto che ha legato ogni persona a don Agostino è stato reso presente anche con un saluto personale alla bara. Un saluto durato a lungo, prima che alcuni dei suoi ex giovani di un tempo prendessero la bara sulle spalle per accompagnarla nell’ultimo viaggio. “Così succede solo ai santi” è stato solo uno tra i tantissimi commenti commossi raccolti al termine della celebrazione.
Francesco Orioli: “Ci hai educato secondo le dimensioni di cultura, carità e missione”
Carissimo Ago, è molto ragionevole fare memoria oggi della amicizia tra noi, i tuoi ragazzi, e te, che è fiorita durante tutta la vita, perché è per noi un segno particolarmente trasparente della vittoria del Signore sulla morte.
Durante la scuola media, la Scuola di Cristianesimo da te fondata è stata per tanti di noi l’occasione dell’incontro personale e definitivo con l’umanità affascinante di Gesù Cristo.
Durante il Liceo, ci hai educato secondo le dimensioni di cultura, carità e missione, con la scuola di comunità e la caritativa, fino alla partecipazione alle elezioni scolastiche. Ci hai voluto bene gratuitamente e senza calcoli, con uno sguardo deciso e limpido sul nostro destino, dentro una paternità sempre appassionata ma mai possessiva. Dentro l’amicizia con il Signore, ci hai letteralmente lanciato nella vita, senza mai cercare di trattenerci a te.
Nel tempo della maturità, la virtù dell’amicizia con te ci ha aiutato a discernere e vivere la vocazione, per esempio ricordandoci che vivere il Battesimo significa per noi essere marito di nostra moglie o moglie di nostro marito. Questa tua sottolineatura di un aspetto così fondamentale e così elementare della nostra vocazione esprime bene sia la chiarezza, l’essenzialità dei tuoi giudizi, sia l’attenzione, la simpatia, la tenerezza che hai mantenuto per ciascuno di noi e che hai allargato ai nostri figli.
Sempre a caccia della verità
Negli ultimi anni a questo fiorire di amicizia si sono aggiunte le spine della malattia, delle incomprensioni ed anche dei limiti che avevi anche tu.
Il tuo cuore è stato segnato da cicatrici dolorose. Ma erano le cicatrici di un segugio che si butta tra i rovi per seguire la preda. Così eri tu a caccia della verità, che hai sempre amato più di te stesso.
Nelle poche righe del tuo testamento spirituale che mi facesti leggere 30 anni fa chiedevi al Signore di frantumare il tuo orgoglio per contemplare soltanto Lui. Parafrasando la lettera agli Ebrei: hai chiesto questo a Dio con decisione e, per il tuo pieno abbandono a Lui, sei stato esaudito (Eb 5, 7). In questo senso particolare, le tue spine sono assimilabili a quelle della corona del Signore in croce.
Anche nei momenti per te più difficili, hai sempre offerto la tua fatica perché fiorisse il bene della Chiesa. Con le parole di Dante, essa è “la rosa in che ‘l verbo divino/ carne si fece”. (Pd XXIII, 73-74). E’ giusto – anzi, per usare un aggettivo che ci hai insegnato, è esatto! – che sulla tua bara siano oggi le rose.
La tua eredità: la chiarezza del giudizio
L’amicizia fiorita nelle nostre vite ha lasciato un seme che le spine non hanno soffocato. Qual è il frutto?
L’eredità che ci lasci è in primo luogo quella della chiarezza del giudizio, che è davvero l’inizio della liberazione.
Contenuto di questo giudizio è che siamo amati dal Signore, che ci raggiunge e ci salva tramite un’amicizia come quella con te, tramite una comunione.
Con la chiarezza delle parole e con l’offerta della vita, questo giudizio, questo amore siamo chiamati a proporlo a tutti, dentro e fuori la Chiesa, a cominciare dai giovani, dai nostri figli, di cui hai continuato a chiedere con passione fino alla fine della tua vita terrena.
Ora converserai a tavola con la Trinità come conversavi con noi
Carissimo Ago, pregheremo per te. Tu prega per noi, con la decisione di cui sei capace, perché facciamo fruttare questo patrimonio che tu – padre – ci lasci, sapendo che tu stai già godendo i frutti dell’investimento generoso di tutta la tua vita, conversando a tavola con la Trinità, come facevi un tempo con noi.
Il saluto di Anna Pacioni: ogni giorno una sorpresa
In quasi 25 anni di scuola estiva Var non c’è stato giorno, letteralmente, che con don Ago non ci fosse una sorpresa. La sorpresa era sempre quella: “ho qualcosa da dire”. Abbiamo visto centinaia di ragazzi, dalle elementari alle superiori e poi adulti, venire ogni anno al mare per un mese a luglio, e poi continuare il percorso invernale di incontri con lui, fino a una settimana fa dall’ospedale dove ha voluto ugualmente parlare e registrare una nuova lezione sulla libertà. Don Ago non ti diceva mai cosa fare, ma sempre diceva che solo il Signore è. Questo “è” anche i bambini piccoli lo capivano e lo amavano subito. L’essere di Dio è sempre stato il primo movente delle sue parole, la Verità di Dio a cui non si può aggiungere niente perché è unica, totale, eterna, trascendente. Mi ricordo che un anno eravamo davvero tanti, più di un centinaio di iscritti, e lui se ne esce dicendo che tutti i giorni avremmo cantato il Veni Creator Spirito, versione completa, canto latino in gregoriano difficilissimo. Pensai: “Questo non ce lo può chiedere” avevo infatti un sacco di adolescenti appena arrivati dai bar “andranno via tutti” pensavo. Eppure lo cantammo, lo cantammo tutto, provando cinque o sei volte ogni strofa, per un mese. E alla fine di quel mese… lo cantavamo tutti. Don ago ci stupiva sempre così, con proposte alte, culturali, vere.
Una proposta integrale
La proposta di don Ago era integrale. Non poteva parlare di Dio senza parlare di tutto Dio. “Tu hai diritto di Dio, possono toglierti tutti gli altri diritti, ma nessuno può toglierti il diritto di avere tutto Dio”. Studiava queste cose ogni giorno e poi le scriveva a mano per noi, perché diceva che se non scrivi non le incidi nel cuore. E ci costringeva agli appunti. Dopo un mese, le cose sentite e scritte cominciavano a essere capite. Capivamo che l’obbedienza era importante, con lui infatti si imparava a obbedire – ob-audire- diceva, cioè ad ascoltare profondamente. Gli incontri duravano un’ora. Lezioni lunghissime. Ci amava nel tempo, nel cammino, mese per mese. La proposta di don Ago era sempre culturale, e ci spiegava l’etimologia e l’origine di qualunque parola: che “cattivo” vuole dire prigioniero” o che la pazienza non è attendere “ma è il tempo che Dio ci mette a introdurti alla Verità” e quando tu ascoltavi queste cose, all’improvviso, così, tutte le cose si rovesciavano e i ragazzi si scoprivano amici, perché avevamo sentito tutti che era più ragionevole quello che aveva detto lui, era una ipotesi nuova più grande di quella prima, anche se non la capivamo tutta, ma noi lo avevamo sentito e perciò eravamo più amici.
Amava la Chiesa, soffriva per lei
La parola di Don Ago non finiva mai. Se ti portava fuori a cena non potevi parlare di altre cose se non della Chiesa. Lui aveva da dire su quella, la amava, soffriva per lei, per lui essere sacerdote era ciò che definiva il suo essere bambino, ragazzo, maschio, uomo virile. Lo sposo è chi dà la vita per una causa, ci diceva. E tu desideravi veramente essere sposato. Improvvisamente con lui erano interessanti anche le domande sull’amore. Lui parlava spesso dell’amore coniugale, della sua dualità necessaria, del non cogliere il grano quando non è ancora maturo. I ragazzi hanno sempre mille domande su questo.
Cosa vuoi dalla vita? Signore, io sono tu che mi fai. I suoi occhi sorridevano sempre
Cosa vuoi dalla vita? Cosa desideri per te? Io più io non fa tu. Signore, io sono Tu che mi fai. Capivamo che la ragione era Dio, che Dio amava per primo, che Dio era l’amore. Lo capivamo per l’inesauribile ricchezza di vita che don Ago esprimeva con i suoi occhi che sorridevano sempre. Davvero “Gesù” era la sua passione. Alla fine di ogni incontro diceva “bene”, ma aveva il sorriso di chi non ha potuto ancora svelarti tutto, e tu capivi che Cristo promette sempre una nuova puntata, una scoperta più grande ed eri contento di tornare da lui. Amava non organizzassimo nulla con i ragazzi. Quello che nasceva, nasceva come regalo, perché qualcuno aveva detto “sarebbe bella una partita di pallavolo”, o un altro che gli sarebbe piaciuta la pizza. In 25 anni non abbiamo mai rifatto una cosa uguale, con stupore nostro e molta improvvisazione, lo seguivamo.
Non ci ha mai lasciati. Siamo stati preferiti
Dopo che aveva parlato si creavano rapporti personali così stretti tra chi lo ascoltava che ancora adesso, anche per i più grandi che sono qui, si può dire che non ci si è mai lasciati. Perché la trascendenza di Dio nella Chiesa per lui si esprimeva come comunione personale. La comunione, non fatta da noi, ma un Dna scritto perché siamo fatti a immagine di Dio. Ci siamo sempre sentiti fatti e rifatti da Dio in sua compagnia. Anche quando studiava Ratzingher o Giussani o il Papa, ci spiegava passaggi difficilissimi. Li dava a noi. Ci considerava degni della verità tutta intera. Veramente siamo stati preferiti. Noi abbiamo visto e abbiamo creduto, come fecero gli apostoli duemila anni fa. Gesù per don Ago era presenza così reale che il suo volto alla comunione si trasfigurava di gioia. Gioia reale, sacramentale, segno evidente della grazia. Gesù eucarestia era proprio il suo punto di pace. Per noi ragazzi vedere questo ordine, questo criterio di origine chiara, questo criterio nella politica, nel rapporto uomo donna, nel come studiare, nel cosa cantare, nei problemi delle separazioni, di fronte alle morti, di fronte agli assassini, ai terremoti, agli attentati…
Vedere questa origine ci dava gioia
Vedere questa origine chiara dava gioia. Ho assistito alla conversione di molti ragazzi con lui. Non ha mai posto condizioni per chi lo ascoltava. Amava moltissimo i bambini di cinque anni nelle prime file perché pregavano a mani giunte. “Non siate bravi, siate belli” diceva. O… per essere uomini sposati ci vuole il testicolo destro e quello sinistro. Era proprio simpaticissimo, soprattutto quando cantava le litanie dei santi o il wattanciù. Sapeva commuoversi per il cielo “chi ha acceso la luce del sole? Il comune?” il cielo è azzurro come gli occhi della Madonnina. Questa estate, proprio per il fatto di aver accompagnato così tanti giovani in tutti questi anni, preoccupata di come si potesse andare avanti dopo di lui, per la prima volta gli ho chiesto “come vedi il dopo Don Ago”? Qualunque risposta avrebbe segnato una forma molto precisa e vincolante per me e per tutti, ma lui serio, guardandomi fisso mi ha detto “che domanda è? Sarà tutto nuovo”. Era sempre Cristo per lui che fa, Cristo la novità, Cristo la comunione e perciò la liberazione.
La speranza è la memoria di quanto Dio ha fatto per noi e di quanto sta ancora facendo”
In ospedale, quando la mia mamma è andata a trovarlo, sapendo che lei registrava tutto da anni di ciò che diceva, lui prima che uscisse dalla camera, l’ha richiamata indietro e con un fil di voce le ha detto “devo dirti ancora una cosa, devo dirti cosa è la speranza. La speranza è la memoria di quanto Dio ha fatto per noi e di quanto sta ancora facendo”. Io davvero dico grazie al Signore, lode al Signore, grazie Signore di come ci sei per noi, di come ci sei stato in lui, così potentemente, in una età così difficile, di come lo hai reso profondamente prete e così amante della Chiesa. Grazie don Ago che ci hai parlato di te, di Cristo, di Maria e non hai ridotto. Grazie che lo hai svelato a me. A loro, ai piccoli del regno di Dio, ai poveri che non avevano i soldi per pagare la scuola estiva. Lui voleva la scuola. La scuola di Cristo. Soffriva per essa. Ha dato la vita per essa. Don Ago ora mi direbbe…. “hai parlato tanto…bene… ma non hai detto niente” vi lascio allora alcune parole dette da lui alla fine del percorso di questa estate che senza lo sapessimo ora suonano molto come un piccolo abbraccio di a – Dio.
Alcune parole del don
“La responsabilità della vita per ogni persona è questa qui, non dire che l’uomo deve diventare cristiano, ma che il cristiano è l’uomo vero, sempre più vero. Questo è il punto essenziale.
Signore facci usare saggiamente dei beni della terra nella continua ricerca dei beni del cielo. Lo auguro a tutti voi, siate pienamente carichi di questa identità, di questa essenzialità e di questa responsabilità”.
Le parole di Paolo Chierici, responsabile di CL a Cesena
“L’educazione è una comunicazione di sé”: in questa formula cara a don Luigi Giussani può essere sintetizzata la vita di don Agostino Tisselli, tornato oggi alla Casa del Padre. Animato da una fede generata fin dall’infanzia dal rapporto con l’amata mamma ed alimentata nel corso della sua formazione all’interno della Chiesa fino all’incontro con il carisma di Comunione e Liberazione, don Agostino è stato un appassionato testimone di Cristo per tutti quelli che lo hanno incrociato.
Memorabili gli anni da cappellano a Cesenatico. L’abbraccio misericordioso a chi era in difficoltà
Memorabili i suoi primi anni da cappellano a Cesenatico per l’abbraccio misericordioso soprattutto ai giovani in maggiore difficoltà esistenziale. Don “Ago” sapeva farsi loro amico, comunicando il senso che
sosteneva la sua vita, così come ha poi fatto per tanti anni con tutti i ragazzi che ha incontrato all’interno della scuola: dagli alunni della Medie del Sacro Cuore a quelli del Liceo Scientifico Righi, in cui ha lasciato un segno indelebile. Insegnante appassionato in classe, li ha accompagnati a crescere nell’esperienza cristiana attraverso l’intuizione di “Scuola di cristianesimo”, confluita anche in numerosi libretti di catechismo, e la proposta di Gioventù studentesca.
Instancabile animatore di campi e centri estivi, amava il canto e la musica
Instancabile animatore di campi, centri estivi, attentissimo al canto e alla musica, don Agostino metteva ognuno dei suoi ragazzi al centro della sua attenzione, non abbandonandoli mai nei momenti di crisi e difficoltà. In tanti gli sono grati per l’apertura alla realtà generata in loro in tutti i campi, dall’impegno sociale alla politica e in tanti ritornavano a lui, anche da adulti, quando la
vita li metteva alla prova. Molte sono le opere scaturite dai suoi “ragazzi” che ha accompagnato con grande dedizione: dalla Var al Crocevia. E in coerenza con tutta la sua esperienza di sacerdote nell’ultimo periodo, segnato progressivamente dalla malattia, la sua dedizione è stato proprio per i più fragili nella partecipazione all’esperienza dell’associazione “Il Disegno”.
Gli siamo grati per la testimonianza della sua risposta alla chiamata di Cristo
Tutti noi che lo abbiamo accompagnato nei vari momenti del suo impegno sacerdotale non possiamo non essere grati per l’intensità appassionata con cui don Agostino ha risposto alla chiamata a comunicare a chiunque l’incontrasse l’amore a Cristo, sostenuto dalla sua appartenenza viva alla Chiesa.
Di seguito, la fotogallery dei funerali a cura di Pier Giorgio Marini.