L’esaltazione della Croce

“Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce del Signore”. (Gal 6, 14) 

Oggi, in Oriente, i cristiani celebrano la Croce con solennità paragonabile alla Santa Pasqua. Ricorre appunto la data della dedicazione di due basiliche costantiniane fatte erigere, sul Golgota e sul luogo del sepolcro di Cristo. Era il 13 settembre 335.  Il giorno seguente, venivano esposte, in modo solenne, alla venerazione dei fedeli, le reliquie della Passione di Cristo, soprattutto i resti della santa croce. Da qui nacque la celebrazione della “Esaltazione della Croce”. Da quel giorno la Chiesa universale celebra, il 14 settembre, il trionfo della Croce.

Nell’albero della croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo..” (prefazio). Tornando con la memoria al Venerdì Santo che abbiamo celebrato (prima del periodo del Covid) se fate mente locale, dopo la Liturgia della Parola, inizia il Rito della Adorazione della santa Croce. Viene fatta portare in presbiterio una croce (possibilmente grande, velata o no, secondo gli usi del luogo) e l’assemblea accompagnata dalla “schola cantorum”, è invitata a sostare davanti alla croce per un momento di adorazione personale fatto con un inchino o un gesto o una carezza o un bacio. Se siete stati attenti, le preghiere che vengono recitate durante lo svelamento e l’ostensione, non sono rivolte al Cristo morto ma alla Croce, strumento di Salvezza. Prima della riforma del Concilio Vaticano II, veniva usata la croce senza il Crocifisso, senza Gesù, proprio per evidenziare e sottolineare questo strumento di passione e di redenzione: “Adoriamo la tua Croce Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione”. Ancora, “Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo”. È palese che il principale fulcro della nostra attenzione e meditazione sia la croce di Cristo.

Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata. Oggi, e lo vediamo tutti, rischia di essere spazzato via o peggio strumentalizzato da una moda consumistica o come mezzo per aggraziarci i favori di qualcuno. (Vedi polemica del crocifisso nelle scuole). Rimane sempre un segno e un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i “crocifissi” di sempre: poveri, ammalati, vecchi, sfruttati… La nostra vita di fede è iniziata nel segno della croce: i Sacramenti che abbiamo ricevuto, le nostre liturgie, le benedizioni, le preghiere al mattino e alla sera o anche prima dei pasti. Tutto è benedetto dal segno della croce. La croce terrore dei demòni. Si narra che Sant’Antonio di Padova usasse questa formula “biblica” per cacciare il Diavolo nelle fortissime tentazioni che subìva: “Ecce crucem Domini! Fùgite partes adversae! Vicit leo de tribù Juda, Radix David! Alleluja! Alleluja!”(Ecco la croce del Signore, fuggite avversari! Ha vinto il Leone della tribù di Giuda, la Radice di Davide!Evviva)

La croce: chiave per aprire il cuore di Dio. Albero maestro per mantenere la rotta nelle burrasche della vita impetuosa e turbolenta; picchetto nella scalata al monte di Dio; altare dove l’offerta e l’offerente si uniscono nel sacrificato; passepartout d’ingresso riservato in Paradiso; spada che scaccia i nemici; antenna per ascoltare la voce di Dio; giogo che unisce la creatura al creatore nel camminare insieme; conforto dei moribondi.

Amiamo la croce, accettiamola con serenità. Più la respingiamo e più diventerà pesante. D’altra parte il Signore domenica scorsa ha ben definito la sequela: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà“. (Mc 8,35)

 

“Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32)