L’estate di san Martino

Possiamo dire, senza paura di sbagliare, che san Martino di Tours è ancora oggi uno dei più illustri santi amati della Chiesa. Il primo santo riconosciuto ufficialmente “confessore della fede e quindi il primo santo non-martire a cui la Chiesa dedicò altare e liturgia. Tant’è vero che nel breviario alle lodi e ai vespri, troviamo una liturgia propria. Un altro dei tanti figli di una madre, la Francia, oramai ex cristianissima, che non riconosce più i suoi figli più belli e che li ha abbandonati per seguire altro.

Martino, promotore del monachesimo francese, come Benedetto lo fu per l’Italia e l’Europa. Venne al mondo nel 316 circa in Sibaria, una cittadina della Pannonia, odierna Ungheria, da genitori nobili ma pagani. Assieme ai genitori si trasferirono in Italia del Nord a Pavia, dove conobbe la nostra religione e si convertì al Cristianesimo. Giovanissimo e all’insaputa della famiglia cominciò a frequentare le assemblee cristiane. Cominciò presto a sentire la voce di Gesù. Nelle zone deserte dove amava ritirarsi nel silenzio e nella preghiera. Essendo però suo padre un tribuno romano della cavalleria, dovette seguire il genitore per tre anni nella carriera militare sotto gli imperatori Costanzo e Giuliano (l’apostata). Era d’animo buono, docile e umile; attendeva obbediente con docilità ai compiti che i superiori gli affidavano. La leggenda o mito che lo rese noto alle cronache di allora fu un fatto che fece scalpore e ammirazione tra le “righe dei legionari” e i suoi concittadini. Ve lo racconto a modo mio: 

Era pieno inverno, una nebbia fitta che impediva di vedere a dieci passi. Come se non bastasse un vento gelido che penetrava fin nelle ossa… Martino era sul suo cavallo forse di ronda. Notò ai lati della strada qualcosa di indefinito che si muoveva verso di lui… non sapeva cos’era, il vento gli impediva di aprire bene gli occhi e di distinguere se fosse un nemico o altro. Tese la mano all’elsa della spada impugnandola, pronto a estrarla in caso di pericolo immediato. Ma si accorse che ciò che si muoveva era un povero, un accattone che allungava una mano tremante verso di lui chiedendo aiuto o la carità. Martino si sentì toccare il cuore. Forse risuonarono nel suo animo le parole dolci del Maestro Gesù lette nel Vangelo, che gli ripeteva: “Lo avete fatto a me.. lo avete fatto a me!”. Sfoderò la daga, cacciò una mano dietro la schiena portandosi davanti il lungo mantello. Alzò l’arma al cielo (ma non per colpire lo sventurato) e… zac, tagliò a metà la stoffa di buon spessore e rossa come il fuoco e l’amore (che ardevano del petto del giovane soldato) e gliela diede. Il povero lo guardò dritto negli occhi tutto gongolante e contento. Era uno sguardo diverso dai soliti, uno sguardo d’amore. E disparve improvvisamente ai suoi occhi. Martino scese da cavallo guardandosi intorno cercando di qua e di là; ma il mendicante era sparito. Non fece tempo a risalire sul suo destriero che un sole caldo spuntò fuori dalle nubi, il vento si quietò… La notte stessa Gesù gli apparve in sonno mostrandogli il mantello. (la prova del nove ritornava). 

Qualche tempo più tardi chiese all’imperatore di essere esonerato dall’esercito e gli venne concesso.

Andò ad abitare a Poitiers dal vescovo sant’Ilario che lo crebbe nella fede, lo istruì, lo battezzò e in seguito lo consacrò sacerdote. Tornò un’ultima volta dai genitori per convertirli. (non si sa se divennero anche loro cristiani). Si ritirò in solitudine abitando in un eremo tra le montagne. Si deve a lui la costruzione dell’abbazia di Marmontier, la più antica di Francia ove per parecchi anni fu un padre dolcissimo di quasi 80 monaci. Il Signore lo chiamava a un importante impegno pastorale: la cattedra di Tours. La vita di san Martino fu compendiata da questo epigramma:Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”. Il nuovo pastore non cambiò stile di vita, seppur vescovo, ma raccoltosi a meditare i gravi doveri che assumeva, si diede con sollecitudine a eseguirli. Sedò contese, stabilì la pace tra i popoli delle Gallie, fu il padre dei poveri e zelante nel dissipare ogni idolatria dalla sua diocesi e dalla Francia. Il Signore gli concesse di sapere il giorno e il momento della chiamata al Cielo, la sua morte: l’8 novembre del 397 a Cades-saint-Martin.

La data della festa è stata scelta quella della sepoltura e non quella della morte.

Martino riposa nella grande basilica a lui dedicata a Tours.