Libano: il sabato della rabbia, migliaia di nuovo in piazza al grido di “rivoluzione”

Il sabato della rabbia. A quattro giorni dalla terribile esplosione al porto di Beirut che ha ucciso almeno 158 persone e ferito altre 6.000, i libanesi sono scesi in piazza per dare voce a tutta la loro rabbia. Dalle 15 del pomeriggio (le 14 in Italia), centinaia di cittadini si sono radunati nel centro della città. Place des Martyrs, simbolo della protesta popolare, è tornata ad essere il punto di riferimento dei libanesi per una manifestazione di popolo che ha avuto come slogan principale “Il giorno del giudizio”.

I dimostranti chiedono che sia fatta giustizia e siano identificati tutti i responsabili della tragedia. Ma la rabbia è soprattutto contro una classe politica che il Libano oggi giudica inetta e corrotta. In piazza i dimostranti hanno montato delle ghigliottine, come simbolo di un popolo che ha ormai condannato l’intera classe politica libanese. La folla ha cominciato a scandire “Thawra! Thawra!” che significa “rivoluzione”.

Su twitter, sia l’esercito libanese sia le forze dell’ordine hanno invitato i manifestanti a protestare in maniera pacifica, comprendendo “la grandezza del dolore nei cuori dei libanesi e la difficoltà del momento”. Ma purtroppo, già fin della prime ore della manifestazione, ci sono stati scontri e le forze dell’ordine hanno cominciato a lanciare gas lacrimogeni sui manifestanti. Sebbene il bilancio sia ancora provvisorio, la Croce rossa libanese parla di 55 feriti portati in ospedale e di 117 interventi sul posto. Alcuni manifestanti sono poi riusciti ad entrare nella sede del Ministero dell’Economia, hanno rimosso la foto del presidente della Repubblica Michel Aoun e l’hanno gettata dalla finestra.

Di fronte alla pressione delle strade, il primo ministro Hassane Diab ha annunciato che avrebbe proposto elezioni anticipate. In un discorso televisivo, il capo del governo ha stimato che solo “elezioni anticipate possono permettere di uscire dalla crisi strutturale”.