L’impegno in politica, nella Chiesa, nel volontariato: “Azione creativa sulla realtà”

Qualche sera fa in seminario si sono confrontati sul tema Enrico Cangini, Damiano Zoffoli, Leonardo Belli e don Gianni Cappelli

Francesco Zanotti modera l'incontro in seminario su "Politica e partecipazione". Accanto a lui don Gianni Cappelli

In politica, come nel volontariato e nella Chiesa, si avverte il desiderio di essere ascoltati e di portare il proprio contributo. Purtroppo non sempre le strutture riescono ad accogliere questa aspirazione. È quanto emerso durante la tavola rotonda sul tema “Società e partecipazione” che si è svolta giovedì scorso in seminario a Cesena.

“Società e partecipazione” in seminario

Durante la serata si sono confrontati Enrico Cangini, primo cittadino di Sarsina, Damiano Zoffoli, già sindaco di Cesenatico e parlamentare europeo, ora presidente dell’associazione “Benigno Zaccagnini” di Cesena, Leonardo Belli, imprenditore, già assessore comunale e presidente del Centro di servizi per il volontariato di Forlì-Cesena, e don Gianni Cappelli, parroco di Mercato Saraceno. L’incontro, moderato dal nostro direttore Francesco Zanotti, si è tenuto nell’ambito della Scuola di dottrina sociale della Chiesa. Questa sera, alle 21, l’ultimo incontro del ciclo con Alessandro Averna Chinnici, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Faenza e nipote di Rocco Chinnici, magistrato simbolo della lotta alla mafia.

Cangini: “Tenere viva la fiammella della partecipazione”

Il sindaco Cangini ha iniziato il suo intervento ricordando le parole del senatore Cappelli: “Per spostare una panchina dovevo fare tre riunioni”. Oggi, ha constatato il primo cittadino, “la tecnologia permette di essere più informati, ma la partecipazione è anestetizzata“. Come cambiare la rotta? La soluzione prospettata è fare in modo “che il cittadino conti”. Alle elezioni del 2023, ricorda Cangini, “ero l’unico candidato sindaco a Sarsina. A viso aperto, la nostra lista unica ha sfidato il quorum del 50 per cento, senza il traino di altre elezioni concomitanti. Abbiamo svolto un lavoro incredibile con il porta a porta, che si è tradotto in un’affluenza di circa il 70 per cento“.

Dalla vicenda, la lezione che “chi ha responsabilità deve tenere viva la fiammella della partecipazione. Lo sforzo è incredibile. Andare incontro all’altro è anche un concetto cristiano. La partecipazione ha alla base una chiamata per nome. In questo, i Comuni piccoli sono privilegiati. Ci si conosce tutti e ci si chiama per nome”. Qui “il primo cittadino è visto come elemento di stabilità e figura di riferimento, che affronta problematiche concrete, lontane dalla grande politica globale”. Sindaco che è anche “un educatore, chiamato a riconoscere talenti e farli emergere”. Dal punto di vista della partecipazione, “è importante sentirsi utili, a partire dai consiglieri comunali, dopo che le assemblee elettive sono state svuotate di funzioni. Nei Consigli comunali, come nei Parlamenti, non si decide più nulla, ormai si ratificano solo le decisioni prese da chi governa”.

Zoffoli: “La politica è diventata tifo da stadio”

Damiano Zoffoli ha ricordato i suoi inizi in politica in un mondo che non esiste più. “La passione mi è stata trasmessa dal mio babbo Piero. Ho vissuto la prima esperienza nel 1978, l’anno dell’uccisione di Aldo Moro, in minoranza, nel Consiglio comunale di Cesenatico con la Dc. I miei modelli erano le figure di Benigno Zaccagnini, Aldo Moro e Alcide De Gasperi. In tutti i miei incarichi ho sempre avuto con me un’immagine di Zaccagnini. In politica servono guide autorevoli, non capi“. Per Zoffoli le bussole della buona politica sono due: “L’articolo 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, e il Padre nostro, una preghiera politica in cui si chiede a Dio di garantire a tutti il pane, il perdono e la libertà, con l’impegno verso i fratelli nella stessa direzione. L’articolo 2 della Costituzione e il Padre nostro sono sufficienti per trovare le motivazioni dell’impegno in politica“. Secondo Zoffoli, “la politica oggi ha perso i sensi, del gusto, dell’olfatto, della vista, dell’udito, del tatto. Non c’è partecipazione perché non c’è politica. C’è un tifo da stadio, con i politici che salgono sugli spalti ad aizzare la curva nord. Questo sistema conflittuale mantiene lo status quo, chiunque sia al Governo, e non consente di trovare punti di mediazione per far avanzare tutti”.

Zoffoli ha poi raccontato due episodi significativi della sua lunga esperienza politica. “Ero sindaco di Cesenatico da due anni. Venivo da Bagnarola, dalla campagna, ed ero inesperto della città. Ho dovuto affrontare il problema dell’esondazione del Porto Canale nel novembre 1999. Non sapevo che pesci pigliare. Ho passato la notte a preparare e a distribuire i sacchi di sabbia. Lì mi sono accorto che è cambiato il mio rapporto con i cittadini. Anche un consigliere comunale dell’opposizione mi difese. Quella locale è la dimensione dove il politico si sente più realizzato. Il sindaco è il confessore laico dei suoi cittadini”. Poi il salto al Parlamento europeo (“grazie alle preferenze, e non alle gerarchie”) e un voto subito che l’ha messo alla prova: “Ci dovevamo esprimere in materia di aborto. Ho sempre seguito la mia coscienza, così ho votato in dissenso dal mio gruppo socialdemocratico. La scelta è stata rispettata dai dirigenti, ma meno dall’opinione pubblica e dagli iscritti al partito”.

Cangini in primo piano, poi Belli e Zoffoli

Belli: “Nel volontariato manca il ricambio”

Da Leonardo Belli poi una panoramica sul volontariato: “La riforma del terzo settore ha penalizzato le piccole associazioni. O si partecipa a gruppi più organizzati o si prediligono forme di volontariato personale“. Quella del terzo settore resta una “realtà vivissima”. I dati più recenti segnalano 2.751 Odv in Emilia-Romagna e 38.357 Odv a livello nazionale. Le Aps sono 6.634 in regione e 61.426 a livello nazionale. Le imprese sociali 1.129 in Emilia-Romagna e 22.700 in Italia. Sono 11mila i volontari impegnati in regione e 134mila a livello nazionale. C’è tuttavia un problema di ricambio: “L’età media dei volontari è oltre 65 anni. Occorre intercettare quelli individuali, pronti a collaborare al bisogno, come avvenuto in occasione dell’alluvione”.

Belli ha poi ricordato il principio del triangolo dell’economista Stefano Zamagni: “I tre vertici sono il volontariato, il profit e gli enti locali. Il principio di sussidiarietà è la collaborazione fra questi tre attori. Il mondo del volontariato rappresenta l’Italia che funziona. In Europa non esiste un sistema così autonomo e libero come c’è in Italia. È davvero una realtà sussidiaria, non legata ai governi”. Per Belli, il volontariato è comunque “pre-politico”, in quanto, “quando si entra in politica, occorre partire dal basso. La politica è il passaggio successivo del volontariato. Si può operare il bene anche negli enti pubblici“.

Don Gianni: “Chiamati a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”

Come in politica e nel volontariato, anche in parrocchia si riscontra una difficoltà nell’impegnarsi in maniera duratura. Lo ha riscontrato don Gianni Cappelli, parroco di Mercato Saraceno, realtà di valle “dove è ancora possibile il rapporto umano con le persone”. Per il sacerdote, “oggi è difficile scegliere di impegnarsi, di dedicare la vita a un’altra persona, alla comunità o a Cristo. Anche nelle parrocchie mancano persone che spendono tempo per stare con i ragazzi. C’è un grande desiderio di intrattenimento fra la gente. Siamo in parrocchia per organizzare mangiate o dobbiamo alzare l’asticella?“.

Don Gianni ha ammesso di essere affezionato al “potere”, in senso buono come “azione creativa sulla realtà” e ha citato Baden-Powell: “Lascia il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato“. “Questo mi appassiona – ha detto il parroco di Mercato Saraceno -. Mi demoralizza a volte essere da solo. La sinodalità è sempre da percorrere, ma certe decisioni alla fine sono da prendere in autonomia”. Per il sacerdote “la corresponsabilità deve essere reale e concreta. È evidente, anche per il numero dei preti, che i laici saranno sempre più impegnati, ma proprio per questo è necessaria una formazione, assieme al contatto con la realtà. Non tutti possono farlo”.