Margherita e Francesco sposi, nonostante il Covid-19

“Noi ci sposiamo comunque”. All’inizio era quasi una boutade: mai avrebbero pensato, Margherita e Francesco, che un virus potesse mettersi tra loro e il matrimonio, programmato, ormai da mesi, per il 9 maggio. Ma via via che il contagio si diffondeva e le maglie delle misure di distanziamento sociale si restringevano, l’ipotesi di fare un matrimonio “in quarantena” è diventata via via più reale. “E lì abbiamo dovuto decidere davvero – racconta Margherita Currà di Cervia (la famiglia è molto nota anche a Cesena), 26 anni, promessa sposa di Francesco Simoncelli, 25  –. E ci siamo detti: sposarci è il desiderio più grande che abbiamo. E resta tale anche se non possiamo fare un pranzo o una festa con tutti i nostri amici. Perché aspettare?”.

E così domani, sabato pomeriggio, nella Concattedrale di Cervia, Margherita e Francesco convoleranno a nozze, alla presenza del parroco, don Pierre Laurent Cabantous (felicissimo di aver accompagnato in questo percorso questa coppia di sposi), dei loro genitori e dei testimoni. “Avevamo 230 invitati e invece saremo quasi da soli  – ragiona Margherita  – ma noi non ci sentiamo soli. Tutto è stato condiviso con i nostri amici (che potranno in qualche modo partecipare anche attraverso una videochiamata e i canali social della coppia – ndr). Ci sentiamo assolutamente accompagnati in questo passo, forse anche in modo più ‘vero’ di come potrebbe essere in queste circostanze”. C’è chi manda preghiere, chi ha aiutato in vari compiti (come in tutti i matrimoni), chi telefona per sentire come va.

“E questa nostra scelta è stata anche un’occasione di testimonianza per noi – racconta –: la nostra scelta ha colpito tanti”. D’altra parte, se c’è chi si sposa solo per la festa, sposarsi “senza festa” è, quanto meno, una notizia. “La svolta – racconta ancora Margherita  – c’è stata quando, qualche settimana fa, ci siamo trovati nel parcheggio dell’Irst di Meldola dove entrambi lavoriamo: l’unico posto nel quale abbiamo potuto vederci per tutto il periodo dell’emergenza, non essendo conviventi. Io ho detto: perché non diciamo una preghiera per riuscire a sposarci il 9 maggio? E Francesco ha rilanciato: perché, invece, non preghiamo che sia fatta la Sua volontà? Tanto lo sappiamo che ha un progetto buono per noi”. Detto, fatto. “Questo ci ha permesso di guardare al matrimonio in un’altra prospettiva. Da lì, ogni cosa è stata un tentativo di rispondere sì a quello che, di giorno in giorno, ci diceva la realtà. O almeno a quel che intuivamo potesse essere la Sua volontà”.

In quel momento, forse, ha assunto un significato diverso anche la parola vocazione“Siamo due infermieri – spiega Margherita –. Mi sento chiamata ogni giorno. Ma in questi mesi abbiamo davvero capito che il sì che ci stavamo per dire era alla realtà che ci viene data tutti i giorni. In definitiva, è un sì a Cristo, alla realtà che ci dona, alla persona che abbiamo davanti: non alla nostra idea delle cose, della realtà e nemmeno del matrimonio”.

Quasi nulla di quel che accadrà domani è come l’avevano immaginato. La festa di nozze? “Un aperitivo in casa con i familiari”. Il pranzo? “Qualche piatto cucinato in casa e qualcosa ordinato alla piadineria e al forno”. Il viaggio di nozze in Nuova Zelanda e a Bali? “In gennaio, se sarà possibile…”

Niente di programmato, ma nella voce di Margherita non c’è delusione: “Credo che la felicità stia lì, nel capire la Sua volontà nella nostra vita”. A portata di mano. Augurio più bello non si può fare a questa coppia di sposi davvero speciale.