Medici cattolici: “Recuperare l’umanità delle relazioni nella medicina”

“Al di là del prezioso apporto che possono offrire tecnologie ed intelligenza artificiale, senza l’umano non può esservi autentica medicina. Recuperare l’umanità nelle relazioni riguarda non solo la nostra professione, ma nella medicina diventa fondamentale”. La dichiarazione è di Tonino Cantelmi, psichiatra e direttore sanitario del Centro di riabilitazione Opera don Guanella – Casa San Giuseppe, eletto lo scorso 26 giugno nuovo presidente della sezione di Roma dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci), “la prima sfida” che interpella i professionisti della salute. La seconda è “la lotta alle disuguaglianze”.

“Qui a Roma, non in luoghi degradati, ma anche nello stesso palazzo in centro città – afferma -, ho visto persone con una minore aspettativa di vita ed un minore accesso alle cure rispetto ad altre. Non c’è bisogno di andare nelle periferie; la ‘salute disuguale’ è intorno a tutti noi”.

Un fenomeno ulteriormente aggravato da alcuni elementi: “Un ragazzo autistico che accede al pronto soccorso per un dolore addominale è impegnativo da gestire, ‘dà fastidio’; per questo riceverà meno cure, accertamenti e accudimento rispetto ad un ragazzo non autistico”, afferma lo psichiatra secondo il quale, paradossalmente, “la cura della salute non è tarata sul più bisognoso, ma sul meno bisognoso”.

Di qui l’intenzione di aprire un ospedale di comunità dedicato. L’opportunità è offerta dal Pnrr, che per rafforzare la sanità sul territorio prevede investimenti finalizzati, tra le altre cose, al potenziamento e/o alla creazione di strutture territoriali come gli ospedali di comunità, presidi a ricovero breve per pazienti bisognosi di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica.

“Sono i più fragili i più bisognosi di attenzione – ribadisce Cantelmi -, invece chi è maggiormente compromesso dal punto di vista cognitivo non riceve la stessa qualità di cura di chi ha uno sviluppo cognitivo normale, è in grado di collaborare, ha più abilità. Un paradosso e un’ingiustizia che devono finire. Per questo sto pensando di aprire al Don Guanella un ospedale di comunità tarato sulla disabilità cognitiva e sull’autismo”.

“Occorre tarare i servizi sanitari non sulle persone più ‘abili’ – conclude – ma sulle persone più ‘disabili’”.