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Migranti a Calais: ogni notte sono centinaia che per terra o per mare cercano di superare il passo. Continua lo sciopero della fame di don Philippe
Lo sciopero della fame di don Philippe, sacerdote di 72 anni cappellano del Sécours Catholique, e di due volontari, Anaïs Vogel e Ludovic Holbein è giunto al 14° giorno di protesta pacifica nella chiesa di San Pietro a Calais. “È un digiuno segnato dal dinamismo, non c’è niente di funereo, vogliamo solo svegliare, fare aprire gli occhi”, dice al telefono don Philippe, che si sente un po’ più debole a questo punto. Sono visibilmente dimagriti, un medico li segue, bevono acqua e prendono vitamine.
Ogni notte sono centinaia i migranti che per terra o per mare cercano di superare il passo di Calais, a rischio della vita, rispetto ai quali, come per i migranti del Mediterraneo, valgono le richieste espresse domenica da papa Francesco all’Angelus: “Dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire loro condizioni di vita degne, alternative alla detenzione, percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo”.
In questi giorni nella chiesa della cittadina francese c’è un continuo via vai: “Tante persone vengono a trovarci, dedichiamo tempo a parlare con loro, con la stampa, alla corrispondenza”. Sostenuta anche dalla diocesi di Arras, nel fine settimana l’iniziativa delle 24/48 ore di digiuno ha coinvolto altre persone nella protesta e una petizione ha raggiunto le 21 mila firme. Dalle autorità però ancora non ci sono risposte alla loro richiesta: almeno ora che inizia il freddo cessino gli sgomberi quotidiani e le confische delle tende e degli effetti personali dei migranti che cercano un futuro nel Regno Unito. “La sottoprefetto è passata e ci ha detto le stesse cose di sempre. Ma quello che noi chiediamo è semplice, non servono tante parole, basta un sì o un no”. Aggiunge don Philippe: “Ho l’impressione di dire una cosa che è molto legata all’eucarestia: ci si impegna con tutto il nostro corpo e con tutto quello che abbiamo da donare. La nostra solidarietà non è solo di pensieri o di parole”.
Giovedì 21 ottobre un giovane sudanese è morto schiacciato da un camion mentre tentava di superare la frontiera franco britannica: è morto per una politica che “umilia quotidianamente gli esiliati e li spinge a correre rischi immensi”, ha scritto il collettivo #faimauxfrontieres che sostiene l’iniziativa. Don Philippe continuerà il digiuno fino al 2 novembre, “perché è il giorno dei defunti e celebrare quel giorno sarà ancora un modo per pensare alle oltre 300 vittime che hanno perso la vita su questa frontiera a Calais dal 1999 a oggi”. È anche il giorno in cui ufficialmente comincia la cosiddetta “tregua invernale”: “Quindi vedremo da quel giorno che cosa succede. E comunque io”, aggiunge, “non ho una vocazione al martirio e non voglio morire per la gloria”.