Missione Leopoli/6. L’Ucraina più interna va ancora a tiro di cavallo. Ma la guerra si vive anche qua

La prossima volta la meta sarà Kiev. Lo assicurano le nostre guide, don Andry, il direttore della Caritas diocesana, e don Michele, il vicerettore del seminario, (nella foto-ricordo scattata al momento della partenza dal seminario diocesano di Leopoli), entrambi di rito greco-cattolico, a Leopoli. Per capire ancora di più.

L’invito è già arrivato, per il prossimo settembre. Per entrare dentro a questa realtà in guerra. Un grande Paese invaso dalla Russia che combatte per la propria libertà, e anche quella dell’Europa, qui così sostengono, ma che chiede anche la fine del conflitto, come scritto più volte in questi giorni (cfr pezzi a fianco).

Leopoli vive la guerra non sulla pelle, ma nei cuori e in ogni conversazione. Non c’è dialogo che non riguardi quel che sta accadendo fra queste due nazioni. E non c’è famiglia che in qualche modo sia convolta. Succede anche a chi sa che la prima linea è lontana e magari in casa non arriverà mai nessun razzo. 

Lo abbiamo visto questa mattina, in un villaggio costituito da un pugno di case sparse, in collina, a soli 25 chilometri da Leopoli. La frazione si chiama Pidtemne. Appena venti minuti di auto e si entra in una dimensione dimenticata da decenni. Qua la gente va ancora a cavallo (foto in alto) e la chiesa è una costruzione in legno del 1900 (foto qui sotto). Don Andry viene a celebrare qui ogni sabato e spesso anche la domenica. 

Il sacerdote è atteso. Noi lo accompagniamo in questo suo servizio pastorale. (Nella foto qui sotto, don Andry al termine della celebrazione. A sinistra, il sottoscritto, poi Andrea Casadei e Valerio Navarra che da anni ha il contatto con il sacerdote di Leopoli)

Per la celebrazione, in gran parte cantata, ci sono tre donne e due uomini (qui sotto la foto della chiesa). Uno di questi ultimi svolge le funzioni di sacrestano. Apre e chiude l’edificio sacro. Le donne accompagnano con il canto. La liturgia, seppur di giorno feriale, nel rito greco-cattolico, ha sempre un suo fascino di solennità, tra turiboli, ceri, incenso e paramenti di un certo sfarzo, pur nella sobrietà del luogo.

L’Ucraina vive la guerra anche sull’isolamento. I turisti sono spariti e anche gli scambi commerciali si sono rarefatti. Lo spazio aereo è interdetto. Volano solo pochi aerei militari, a bassissima quota. Noi non ne abbiamo sentito nessuno. 

In questo angolo interno di Paese lo scontro in atto con Mosca sembra qualcosa di impalpabile. Ieri sera il ristorante nel quale abbiamo cenato era pieno di gente (foto qui sotto). 

In pieno centro storico le cioccolaterie sono sempre un’attrazione (foto).

Don Andry ricorda che una di queste donne ha un figlio che non è tornato dal fronte e allora si comprende che la prima linea è pervasiva, arriva dappertutto e cambia la vita di tanti. Ecco perché il pensiero va spesso a chi è al fronte. Perché il fronte è anche qua. E lo si comprende benissimo perché in centro a Leopoli ci sono molte ragazze e tantissime donne, ma gli uomini scarseggiano.

Chi ancora è in circolazione sa che da un momento all’altro potrebbe ricevere la chiamata alle armi. Come può accadere a Basilio (il primo a destra nella foto qui sotto, in centro a Leopoli, con, da sinistra, Andrea Casadei, Valerio Navarra e don Andry), ingegnere in Comune e volontario della Caritas guidata da don Andry, a Leopoli, un ruolo di grande responsabilità nel settore distribuzione acqua e servizi connessi, una moglie e un figlio. Non è escluso, come ci ha raccontato ieri pomeriggio, che a breve debba lasciare tutto e partire per l’est per andare a combattere. 

Così è e così succede qui, in Ucraina oggi. Anche se, fa notare il sacerdote, “se ci fosse meno corruzione tra chi ci governa, la guerra potrebbe finire molto presto”. 

In auto, il sacerdote ci riporta verso la frontiera che abbiamo attraversato due giorni fa. Ci scambiamo le ultime opinioni. Attraversiamo un territorio tutto in fiore (nella foto qui sotto un esempio). I ciliegi sono un incanto, con il loro bianco, e anche le cicogne con i loro nidi sui comignoli delle abitazioni. 

Arriva il momento dei saluti e la promessa di mantenere i legami, sia con gli aiuti materiali, sia con il contatto via internet. Ricordiamo gli incontri di questi giorni e anche la cordialità tra le due chiese cattoliche di diverso rito. La stima tra loro è grande e consolante per l’invio degli aiuti dall’Italia.

Al passaggio della frontiera, il rientro in Unione europea è semplice al controllo documenti. Più complesso è tornare con la mente ai pensieri di ogni giorno. Questo Paese e questa gente ti entrano nel cuore. E rivedi quella selva di bandiere blu e gialle su mille bare allineate…

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