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Myanmar: colpita un’altra chiesa nello Stato del Kayah dove le città sono deserte e le persone in fuga
Per fortuna questa volta i danni non sono ingenti. Sono però la dimostrazione che gli attacchi dei militari contro la popolazione civile in Myanmar continuano e non risparmiano i luoghi di culto, parrocchie e chiese diffuse sul territorio dove spesso si rifugiano donne, anziani e bambini, in fuga dalle loro case.
È di stanotte la notizia arrivata al Sir con tanto di foto, di colpi sparati contro la chiesa cattolica di san Giuseppe. Siamo nella città di Demoso, a 16 chilometri da Loikaw, nello stato Kayah, dove sono in corso intensi combattimenti tra l’esercito della giunta miliare e gruppi di resistenza popolare. È la seconda chiesa cattolica colpita da bombardamenti, dopo la parrocchia del Sacro Cuore nel villaggio di Kayanthayar, nell’area di Loikaw.
La città di Loikaw è deserta. Le foto scattate da padre Francis Soe Naing mostrano strade completamente vuote. “Sono state scattare alle 10 di mattina e non si vede nessuno”, dice il sacerdote. “Quanto è spaventosa così la nostra città. È totalmente avvolta nel silenzio”.
Con l’acuirsi dei combattimenti, aumentano le persone che decidono di abbandonare le loro case in cerca di maggiore sicurezza. “Li abbiamo incontrati per strada mentre stavamo portando aiuti di prima necessità a un campo per sfollati che si trova nel villaggio di Yusomoso, all’interno del complesso della Chiesa”, racconta padre Francis. “Non è sicuro raggiungerlo attraverso la strada principale. Quindi, dobbiamo deciso di andarci percorrendo una strada nella giungla. Abbiamo visto molte persone lasciare le loro case. Sono del villaggio di Donganrao, molto vicino a Deemoso dove dal 21 maggio ci sono combattimenti ogni giorno. Non so dove stiano andando. Sembra che si stiano trasferendo in zone lontane. In realtà, nessun posto è sicuro nello stato di Kayah”. Tra Loikaw e Deemoso, ci sono 16 chilometri. Il sacerdote racconta di bombardamenti continui anche se non sa dire con precisione quali armi si stiano usando. La cosa certa è che molte case sono state distrutte. Per fortuna nessuno è rimasto ferito poiché non c’è più nessuno nei villaggi e nei quartieri. Sono tutti scappati”. Preoccupano anche le conseguenze che questa guerra civile “di fatto” può avere sull’economia già povera del Paese.
“In questa regione, la maggior parte della nostra gente vive di agricoltura. Siamo molto preoccupati. Se la situazione continua così per altri mesi e se la gente non potrà coltivare le risaie nei campi, moriremo tutti di fame”.
La Chiesa è a fianco della popolazione. Al momento, ci sono 20 campi per sfollati nella diocesi gestita dalla Chiesa cattolica di Loikaw e sono circa 60mila gli sfollati che hanno trovato qui protezione e rifugio.
“Negli ultimi due mesi – racconta sempre padre Francis – abbiamo formato il Comitato Diocesano di Soccorso dove operano sacerdoti, medici, infermieri e volontari. Lo scopo è fornire sostegno umanitario e i principali donatori sono Unhcr, Caritas Loikaw (Kmss-Loikaw), gruppi medici del Myanmar e altri donatori”. Gli aiuti che vengono distribuiti sono razioni di riso, pasta, sale, biscotti, ecc., medicinali, coperte, zanzariere, stuoie, tende.
Nei giorni scorsi, da Yangon, il cardinale Charles Bo ha lanciato un appello soprattutto per i rifugiati. “Ci sono molti bambini e anziani tra loro, obbligati alla fame e senza aiuto medico. È una immensa tragedia umanitaria”.
Anche la Chiesa del Sacro Cuore di Kayanthayar è stata colpito e nell’attacco sono morte 4 persone. “Non dimentichiamoci che il sangue versato non è sangue di un nemico; coloro che muoiono e coloro che sono feriti, sono tutti cittadini di questo Paese. Non erano armati; erano dentro una chiesa per proteggere la loro famiglia. Ogni cuore in questo Paese piange la morte di persone innocenti”. “Più di 20 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case a seguito del conflitto in Loikaw. Tutto ciò si deve fermare. Vi supplichiamo: fermate la guerra”.