Dal Mondo
Nave con 70 persone a bordo a largo di Lampedusa. Negli ultimi giorni diversi naufragi e morti
Un allarme dopo l’altro di imbarcazioni cariche di migranti che affrontano le insidie del Mediterraneo in cerca di fuga dalla Libia. L’ultimo avvistamento a largo delle coste di Lampedusa è dato, attraverso Twitter, da Alarm Phone. “Dopo diverse ore senza contatti con la barca con 70 persone a bordo, abbiamo ripreso contatto stamattina. Ora sono vicini a Lampedusa”, spiega Alarm Phone, precisando che “le autorità italiane sono avvisate”.
E solo ieri l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) denunciava: “Un devastante naufragio ha causato la morte di almeno 74 migranti” ieri, 12 novembre, “al largo di Khums, in Libia. Si tratta dell’ultima di una serie di tragedie che hanno coinvolto almeno altri otto naufragi nel Mediterraneo centrale dal primo ottobre”. L’imbarcazione, secondo l’Oim, “trasportava oltre 120 persone, tra cui donne e bambini. Quarantasette sopravvissuti sono stati portati a riva dalla Guardia costiera libica e da pescatori, 31 corpi sono stati recuperati. Proseguono le ricerche delle vittime”.
Altre 19 persone sono morte negli ultimi due giorni. Tra le vittime anche due bambini annegati dopo che le due barche sui cui si trovavano si sono rovesciate. La nave Open Arms – l’unica nave di una ong attualmente attiva nel Mediterraneo centrale – ha salvato più di 200 persone in tre operazioni”.
“La perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell’incapacità degli Stati di intraprendere un’azione decisiva per dispiegare un sistema di ricerca e soccorso quanto mai necessario in quella che è la rotta più mortale del mondo”, ha detto Federico Soda, capo missione dell’Oim Libia. “Da tempo chiediamo un cambiamento nell’approccio, evidentemente impraticabile, seguito nei confronti della Libia e del Mediterraneo – ha aggiunto -. Non dovrebbero essere più riportate persone a Tripoli e si dovrebbe dar vita al più presto a un meccanismo di sbarco chiaro e prevedibile, a cui possano far seguito delle azioni di solidarietà degli altri Stati. Migliaia di persone vulnerabili continuano a pagare il prezzo dell’inazione, sia in mare sia sulla terraferma”.
Intanto, sta facendo il giro del mondo il video, diffuso ieri dalla ong Open Arms con il grido disperato della madre di un bimbo morto nel naufragio dell’11 novembre. La donna che si dispera a bordo del gommone, urlando: “I loose my baby”, “Where is my baby?” (“Ho perso mio figlio”, “Dov’è mio figlio?”), è il grido disperato della madre del piccolo. “Abbiamo riflettuto se fosse il caso di mostrare il grido del naufragio, il dolore e la disperazione – ha spiegato su Twitter la ong spagnola -. Abbiamo deciso di rendere pubblico quello che accade in quel tratto di mare perché i nostri occhi non siano i soli a vedere e perché si ponga fine a tutto questo subito.