Nicolas Brunetti, fotoreporter con una “passione nata per caso”

Nicolas Brunetti, classe 1990, fotoreporter cesenate originario di Martorano, ha vinto di recente il Master di fotogiornalismo coordinato dal noto fotografo Antonio Faccilongo presso la redazione de Il Giornale e InsideOver a Milano. Il premio gli consentirà di seguire nel prossimo progetto fotografico internazionale, in qualità di assistente, lo stesso Faccilongo, primo italiano a vincere il “World press photo” nella sessione Photo story

Nel 2025 approderà con i suoi scatti nella sua Cesena. 

Lo abbiamo sentito per approfondire la sua storia. 

Quando è nata la tua passione? 

È nata un po’ per caso e tardi, perché fino all’età di 27 anni facevo il contabile e poi è cambiata la situazione dell’ufficio e mi sono licenziato nel 2017. Avevo un estremo bisogno di viaggiare, quindi sono partito per il Nepal con una macchina fotografica che avevo comprato il giorno prima e che non sapevo usare. Ho imparato a usarla in viaggio. 

Il viaggio è una parte fondamentale del tuo lavoro. Quali sono i Paesi che più ti hanno lasciato qualcosa? 

In realtà non è proprio così, la parte fondamentale del mio lavoro è trovare una storia, non necessariamente in giro per il mondo. Una storia che sia notiziabile, che possa quindi interessare la gente e anche me stesso. Sicuramente, il mio viaggio in Nepal è stato significativo, mi ha attirato l’atmosfera induista e la cultura così diversa dalla nostra. Anche la Colombia, turning point della mia carriera, è un Paese a cui devo molto. Lì ho potuto sperimentare le ultime tecniche del fotoreporter Federico Borella che mi hanno aperto un vero e proprio nuovo mondo sulla fotografia. La Colombia è il viaggio che mi ha lasciato di più. 

Che significa per te aver vinto il primo premio del Master? 

Sinceramente devo ancora realizzare la cosa. Non me lo aspettavo, anzi pensavo che ci fosse uno più bravo di me, con fotografie migliori. Mi ricordo due frasi che Antonio Faccilongo mi disse: “sei entrato camminando, sei uscito correndo” e anche “ti sai adattare nelle situazioni più pericolose”. Sul pericolo devo dire che è come se non mi accorgessi di esserci finché non mi ci ritrovo dentro e una cosa che può stupire è che Ceuta, città autonoma spagnola in Marocco, mi ha dato l’impressione di essere più pericolosa della Colombia. 

Cosa ti aspetti dalla collaborazione con il fotografo Faccilongo? 

Non nascondo che sarà importantissimo per la mia carriera e per entrare nel mondo della fotografia collaborare con lui. In fondo, il mio sogno è vincere il suo stesso premio, il World press photo. E non nascondo neanche la visibilità che mi darà lavorare con lui, in quanto è seguito dai fotografi più importanti del mondo e sul mio curriculum sarà una preziosa esperienza da aggiungere. Per quanto riguarda quello che faremo insieme, ancora non c’è niente di preciso e sicuro. A Pasqua inizieranno le ricerche. L’idea è di andare in Brasile per lavorare sulla deforestazione della foresta Amazzonica, ma non saprei dare una tempistica.

Sulla mostra di tue fotografie, che avrà luogo a Cesena nel 2025, puoi dirci di più?

La mostra si chiama “Inshallah”. L’application al comune di Cesena l’ho mandata a fine novembre, mentre stavo ancora partecipando al Master di Milano. Avevo proposto di mettere in mostra il progetto delle fotografie di Ceuta, quello con cui ho poi vinto il Master. Le fotografie saranno esposte il prossimo anno, nel periodo di San Giovanni e nei venerdì di luglio, nello spazio dell’ex pescheria. 

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