Dalla Chiesa
“Non abbiate paura di coloro che possono uccidere il corpo”
Con questa certezza nel cuore Policarpo vescovo di Smirne (oggi Izmir) andava sereno incontro alla morte, testimone fedele del suo Signore.
Tale fermezza di intenti la riscopriamo in questa sua preghiera, mentre alza gli occhi al cielo prima di essere arso vivo:
“Signore Dio onnipotente, Padre del diletto e benedetto Figlio tuo Gesù Cristo, grazie al quale ti abbiamo conosciuto, Dio degli angeli e delle potenze celesti, di tutta la creazione di tutta la stirpe dei giusti che vivono il tuo cospetto. Io ti benedico perché mi hai giudicato degno di questo giorno e di questa ora, e di avere parte al numero dei martiri, del calice del tuo Cristo, per la resurrezione della vita eterna dell’anima e del corpo nell’incorruttibilità dello Spirito Santo. Tra loro possa io oggi essere accolto al tuo cospetto, come sacrificio pingue e accetto, secondo quanto hai preparato, rivelato e realizzato, Dio vero e che non inganna. Amen.”
Policarpo nacque a Smirne nell’anno 69 da una famiglia cristiana. Discepolo diretto degli apostoli, in particolare di San Giovanni, è amico di coloro che sono stati testimoni oculari del Signore. I suoi genitori prima, di affrontare Il martirio, lo affidano ad una nobildonna di nome Callista, che lo cresce nel santo timore di Dio e nell’amore alle virtù. Sarà Giovanni apostolo che delle insegne vescovili affidandogli la Chiesa di Smirne persona verso l’anno 96 per oltre cinquant’anni. Sarà il suo discepolo sant’Ireneo di Lione (che papa Francesco ha costituito Dottore della Chiesa) a raccontare quello che oggi sappiamo. Policarpo è devotissimo di Maria santissima e Madre di Dio, fortissimo teologo e lottatore contro il gnosticismo ne pagherà poi con la vita la propria fedeltà a Cristo intorno all’anno 155 d.C.