Notizie del giorno: Papa su indifferenza, pace nella Penisola Coreana, Rapporto Caritas povertà, italiani e Ue, divieto velo in Austria, migranti Honduras

Papa Francesco: udienza, “l’indifferenza uccide”

“L’indifferenza uccide. È come dire all’altra persona: ‘Tu sei morto per me’, perché tu l’hai ucciso nel tuo cuore”. È il monito di Papa Francesco, sulla scorta della Quinta Parola del Decalogo, oggetto della catechesi dell’udienza di oggi, così come di quella di mercoledì scorso. “L’uomo ha una vita nobile, molto sensibile, e possiede un io recondito non meno importante del suo essere fisico”, ha spiegato Francesco: “Per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo”. “Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare”, ha sintetizzato il Papa, citando la “frase terribile uscita dalla bocca del primo omicida, Caino, dopo che il Signore gli chiede dove sia suo fratello. Caino risponde: ‘Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?’”. (clicca qui)

Penisola Coreana: card. Parolin, “possa risuonare compiutamente la parola pace”

“Questa sera, desideriamo umilmente alzare lo sguardo a Dio, a Colui che regge la storia e le sorti dell’umanità, ed implorare, ancora una volta, per tutto il mondo il dono della pace. Lo facciamo pregando in particolare perché anche nella Penisola coreana, dopo tanti anni di tensioni e di divisione, possa infine risuonare compiutamente la parola pace”. Così il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, durante l’omelia della “Messa per la Pace” per la Penisola Coreana, presieduta oggi pomeriggio nella basilica di San Pietro, cui ha partecipato anche il presidente della Repubblica di Corea, Jae-in Moon. “Chiediamo al Signore la grazia di fare della pace un’autentica missione nel mondo di oggi – ha concluso il card. Parolin -, avendo fiducia nella misteriosa potenza della croce di Cristo e della sua risurrezione. Con la grazia di Dio, la via del perdono diventa possibile, la scelta della fraternità tra i popoli un fatto concreto, la pace un orizzonte condiviso anche nella diversità dei soggetti che danno vita alla Comunità internazionale”. (clicca qui)

Povertà: Caritas, quasi 200mila le persone incontrate dai centri d’ascolto, più uomini che donne

Nel corso del 2017 sono state 197.332 le persone incontrate dai centri d’ascolto della Caritas. Il dato emerge dal volume “Povertà in attesa. Rapporto Caritas italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto” presentato oggi a Roma presso la Fondazione Con il Sud. Nel Rapporto vengono presentate e analizzate le informazioni relative a 1.982 strutture collocate in 185 diocesi. Attualmente (dato aggiornato ad agosto 2018) i centri d’ascolto delle diverse tipologie (parrocchiali, zonali/vicariali e diocesani) sono arrivati a quota 3.366. Delle persone incontrate nel 2017, il 42,2% è di cittadinanza italiana, il 57,8% straniera. Se nel nord e nel centro prevalgono gli stranieri (rispettivamente 64,5% e 63,4%), nel sud le storie intercettate sono per lo più di italiani (67,6%). Oltre 13mila stranieri (l’11,9%) sono rifugiati o richiedenti asilo, provenienti soprattutto da Sudan (14,7%), Nigeria (11,3%) ed Eritrea (9,4%). E’ abbastanza alta la percentuale di stranieri con permesso di soggiorno (74,5%), ma il numero molto alto di mancate risposte potrebbe nascondere una maggiore quota di irregolari, in aumento in alcuni territori. (clicca qui)

Eurobarometro: ipotetico referendum sull’Ue, gli italiani rispondono 24% lasciare l’Unione, 44% rimanere, 32% incerti

(Bruxelles) Uno dei quesiti che suscita maggiore attenzione nell’Eurobarometro diffuso oggi riguarda il voto che si esprimerebbe in un eventuale referendum per la permanenza o meno del proprio Paese nell’Ue. A tale quesito il campione di italiani intervistati risponde così: 44% voterebbe per rimanere nell’Unione, 24% voterebbe per lasciare l’Ue, il restante 32% non è certo della risposta e si dichiara indeciso. Le percentuali più elevate di favorevoli all’Unione, sopra l’80%, si registrano fra lussemburghesi, irlandesi, svedesi, tedeschi e olandesi. La percentuale più elevata di chi voterebbe per l’uscita dall’Ue si registra, ovviamente, nel Regno Unito (35%); ma tra gli elettori britannici il 53% voterebbe per il “remain”. Percentuali elevate di no-Ue si riscontrano anche in Repubblica ceca, Cipro, Austria, Grecia. A livello Ue il dato è il seguente: il 66% voterebbe per rimanere nell’Unione, il 17% per lasciarla, gli indecisi sono il 17%. (clicca qui)

America Centrale: una carovana di tremila migranti in marcia dall’Honduras verso gli Stati Uniti. La Chiesa cerca di garantire accoglienza e corridoio umanitario

Un vero e proprio esodo di persone disperate: oltre tremila cittadini dell’Honduras hanno deciso, tutti assieme, di lasciare il proprio Paese e di tentare di raggiungere gli Stati Uniti con una camminata di migliaia di chilometri, attraverso il Guatemala e il Messico. Fuggono, affermano, dalla povertà, dalla violenza quotidiana, dalla corruzione e mala politica. Sono soprattutto poveri campesinos, spesso con mogli, figli, persone in sedia a rotelle. Un fenomeno imprevedibile e collettivo, che si è messo in moto nello scorso fine settimana, da San Pedro Sula, la seconda città del Paese, che si trova a 180 chilometri nord della capitale Tegucigalpa. Tra lunedì e ieri la carovana è arrivata alla frontiera con il Guatemala. Nonostante il Governo abbia provato a opporsi al loro passaggio, la gran parte di loro si trova già in territorio guatemalteco, soprattutto nella città di Esquipulas, accolti da una vasta rete di organismi e associazioni, in particolare nella locale casa del migrante e in altri luoghi pubblici. La Chiesa, attraverso la varie realtà che si occupano di migrazioni, si è sforzata non soltanto di accogliere i migranti honduregni, ma anche di garantire loro un corridoio umanitario. (clicca qui)

Austria: vescovi, “divieto di velo nelle scuole materne misura adeguata all’integrazione?”

Con una dichiarazione firmata dal segretario generale della Conferenza episcopale, Peter Schipka, i vescovi austriaci, hanno preso posizione circa la proposta di legge sul divieto del velo nelle scuole materne. Condivisa è la preoccupazione di “mettere in campo misure che promuovano e favoriscano l’integrazione di tutti i bambini nelle scuole di grado inferiore”, cosa che il velo delle bambine all’asilo potrebbe rendere “più difficile”. Consonanza c’è anche nel considerare l’inclusione come “presupposto per il funzionamento di una società plurale, impegnata per la difesa dei diritti fondamentali”. Ma rispetto al divieto concretamente pensato, ci sono “diverse domande”, che Schipka esplicita. Non pare infatti che questa misura “corrisponda a un problema reale, diffuso in misura significativa”; il divieto rappresenta una intromissione nella libertà religiosa e nel diritto al rispetto della vita personale familiare, cosa che “sarebbe ammissibile nel caso di motivi legittimi”, “nell’interesse dell’ordine e della sicurezza pubblica”, ad esempio. Ci si domanda poi se la “misura sia adeguata all’obiettivo”, o se per contrastare la segregazione non sarebbero invece necessari altri tipi di accompagnamento e il “confronto” nella società su pluralità e parità dei sessi. (clicca qui)

Diocesi: mons. Regattieri (Cesena-Sarsina), “sosteniamo le scuole cattoliche”

Un’“occasione per una riflessione sul valore e sull’importanza delle nostre scuole cattoliche; e dopo la riflessione stimolare un impegno concreto di aiuto e di sostegno”. Così mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, definisce, in un messaggio alla comunità, la Giornata diocesana per la scuola cattolica, che si celebra domenica 28 ottobre. “Le scuole cattoliche – osserva il presule – vivono dentro il tessuto diocesano e sono parte attiva della vita della comunità. Perciò devono sentire che siamo tutti loro vicini, le sosteniamo e condividiamo la loro ‘missio’ che è, in poche parole, educare i bambini, i ragazzi e i giovani a crescere come veri uomini e vere donne e come cristiani, capaci un giorno di svolgere nella società e nella Chiesa un ruolo attivo da protagonisti per il bene di tutti”. In realtà, prosegue, “le nostre scuole non sono tante, ma raccolgono parecchi ragazzi, dai primi anni dell’esperienza scolastica fino ai licei e coinvolgono molte famiglie. Si tratta quindi di una piccola, ma importante porzione della nostra comunità diocesana”. (clicca qui)