Cesena
Nuove storie sulla Cesena malatestiana
1378-1465: tradizionalmente fra queste due date si racchiude l’esperienza malatestiana di Cesena. Nemmeno un secolo, un tempo brevissimo per una città dalla storia molto antica, eppure sufficiente per portare la piccola città romagnola nel mondo moderno, nell’Umanesimo della Biblioteca Malatestiana, dal 2005 “Mémoire du monde” per l’Unesco, da sempre punto di riferimento per gli studi e le ricerche della comunità di studiosi e storici, locali, nazionali e internazionali. Si potrebbe pensare che non ci sia più niente da scoprire al riguardo, che tutto ciò che si poteva conoscere sull’età malatestiana e sul suo gioiello più prezioso sia noto. La realtà, però, sembra molto diversa.
Lo scoprirà chi si recherà sabato 27 novembre, alle 16, nel salone di Palazzo Ghini (corso Sozzi, 39) per la presentazione del volume “Nell’età aurea di Cesena. Dal cantiere-biblioteca al cantiere-città” (ed. Stilgraf, 380 pagine, 136 illustrazioni, euro 30). Il volume, edito dalla Società di Studi Romagnoli, il sodalizio culturale cittadino nato nel 1949, fa parte della collana “Saggi e repertori”, ed è stato pubblicato grazie ad “Italia Nostra” che ha sostenuto economicamente la pubblicazione. Autori sono Maurizio Abati, Paola Errani, Marino Mengozzi, Michele Andrea Pistocchi: sarà proprio quest’ultimo a presentare il volume, sabato 27.
Abbiamo chiesto a Marino Mengozzi, già docente al Liceo scientifico e direttore dell’Ufficio diocesano di arte sacra e beni culturali, di illustrare le novità principali presenti in questo testo.
«Siamo partiti – ci dice Mengozzi – dalle ricerche di Maurizio Abati, che ha una conoscenza approfondita della sezione cesenate dell’Archivio di Stato: è lì, negli atti notarili, che ci sono le notizie nuove e interessanti. Maurizio sa leggere bene questi difficili documenti, e la sua opera ci ha permesso di ottenere una grande mole di informazioni. Dato che questi documenti attraversano ogni aspetto della cultutra del tempo, ognuno ha agito sulle proprie competenze: Michele Andrea Pistocchi si è dedicato principalmente all’arte, io alla storia, Paola Errani ai copisti, però ci siamo confrontati e tutti hanno letto tutto, con una condivisione fino alla fine. Nella storia di cesena questo volume ha un peso enorme, per la documentazione nuova e finora ignota»
Ma qual è l’aspetto più innovativo di questa ricerca?
«Noi magnifichiamo la Cesena di Malatesta Novello, e giustamente: in realtà quel capitolo, pur fondamentale, ha avviato una rivoluzione per cui la città s’è avviata verso una trasformazione che è durata ben oltre la morte di Novello. Egli aveva portato a Cesena non solo i copisti e la cultura del libro, ma nuove famiglie dal nord Italia, la nuova classe dirigente cesenate. Le nuove famiglie, che rimangono dopo la morte di Novello, a loro volta portano con sé le maestranze tecnico-artistiche, con un impulso straordinario di rinnovamento. Abbiamo la documentazione di loro, dei loro figli, dei loro nipoti, e si prosegue almeno fino ai primi decenni del Cinquecento. Il sottotitolo del libro, “cantiere-città”, fa riferimento all’ampliamento della prospettiva di rinnovamento. Novello aveva posto il germe di una rivoluzione durata decenni, ben oltre la tradizionale conclusione dell’esperienza malatestiana a Cesena».
Fra le interessanti nuove scoperte, possiamo sottolineare i nomi di copisti finora ignoti, uno sguardo rinnovato alle opere d’arte e di manifattura presenti nel centro storico e non solo, e persino una testimonianza sulla crisi dei copisti a causa dell’invenzione della stampa ad opera di Gutenberg nel 1455 già pochi anni dopo. Gianfilippo di ser Francesco di Sarsina scrive al governatore di Cesena, il 30 aprile 1481, per essere esentato dal pagamento delle tasse, per via della sua povertà. «Io so uno poverissimo homo senza intrade, senza arte perché l’arte mia del scrivere non vale più niente per rispecto de le stampe». Un nuovo mondo stava nascendo, che avrebbe arricchito alcuni e impoverito altri. Di queste e tante altre storie si potrà leggere nel volume, che è stato scritto fra 2018 e 2019, stampato nel 2020, proprio in occasione della clausura collettiva, e che finalmente potrà essere presentato pubblicamente.
Per accedere al salone di Palazzo Ghini serviranno green pass e mascherina.