Cesena
“Occident Express” al Bonci fino all’8 dicembre
È curioso come il teatro contemporaneo, allontanandosi dal suo tradizionale aspetto borghese, si riavvicini alle sue origini greche, con un corto circuito probabilmente non desiderato né previsto ma non per questo meno evidente e suggestivo.
Fino a domenica 8 dicembre è in scena al “Bonci” di Cesena lo spettacolo “Occident Express” di Stefano Massini, importante drammaturgo contemporaneo, che racconta una vicenda vera, la storia di Haifa Ghemal, che nel 2015 da Mosul si mise in viaggio con la nipotina di 4 anni, percorrendo in tutto 5.000 chilometri, fino al Mar Baltico.
Una storia, come si vede, di stretta attualità. Dove sarebbe, allora, l’elemento classico, addirittura col richiamo al teatro greco antico? Nel fatto che Ottavia Piccolo, che racconta la storia, è del tutto sola sul palco, insieme ai musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Prima dei testi classici che oggi conosciamo, di Eschilo e degli altri drammaturghi antichi, il teatro greco era qualcosa del genere. Una voce sola, quella del coro, che raccontava una storia: da quella voce nacquero le voci separate degli attori, e poi la necessità di agire sulla scena, oltre che raccontare dei fatti. La voce di Ottavia Piccolo svolge la funzione di quel coro antico, e le musiche di Enrico Fink completano la parte recitata, esattamente come in quel tempo remoto musiche e danze completavano ciò che il coro intonava.
L’atto unico è di breve durata, il giusto per non chiedere troppo a una interprete straordinaria, e per non chiedere troppo all’attenzione del pubblico, che deve seguire la voce della sua interprete nei vari percorsi drammatici e spesso angoscianti che Haifa deve percorrere per fare ciò che tutti gli esseri umani desiderano, da quando sono al mondo: vivere, senza pericolo per la vita propria e dei propri cari. Sapere che ciò che Haifa racconta è davvero avvenuto è senza dubbio angosciante, perché non si tratta di fatti avvenuti in un remoto passato, ma di cose che avvengono adesso, anche in questo momento, e che le persone ostaggio della politica internazionale, rinchiuse in campi spesso disumani, identificate come un imminente pericolo per tutto l’Occidente sono, appunto, prima di tutto persone, esseri umani, che sono stati sottoposti a prove terribili. «Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case», così inizia la poesia che apre “Se questo è un uomo” di Primo Levi: chi vive sicuro in una casa tiepida non capirà, o farà molta fatica a capire, cosa ha provato una persona che è passata attraverso l’orrore, che ha visto svariate volte in faccia la morte, che fa tutto ciò che fa per vivere, semplicemente, e che cerca un posto migliore nel mondo.
Oggi l’empatia sembra un difetto, un vizio di cui vergognarsi, e sono sempre più le persone, soprattutto nel mondo politico, che coltivano l’indifferenza, o addirittura l’odio verso i più deboli, i più sfortunati. Lo spettacolo di Ottavia Piccolo e Enrico Fink può essere un rimedio contro l’indifferenza, contro l’apatia, grazie, oltre che al bel testo di Stefano Massini, alla straordinaria bravura di Ottavia Piccolo, eccellente nel tenere in piedi l’intero spettacolo con la sua voce e una gestualità essenziale ed efficace.
Alla prima di giovedì sera un teatro non gremito ha tributato a interprete e musicisti reiterati, appassionati applausi, meritatissimi.