Oggi è la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

Caro direttore,

oggi è la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Tutto ebbe inizio il venerdì che noi celebriamo come Venerdì Santo (è una parte del Vangelo di oggi, ma mi piace raccontarlo a mio modo… come facevo con i Lupetti). Siamo sul Golgota, Gesù è crocifisso. Già da minuti oramai non dà più segni di vita, poi un sussulto, un gemito: “Padre, tutto è compiuto, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò. Non sappiamo con precisione quanti tempo passò. Un soldato, un centurione, vedendolo spirare in quel modo, fece il suo atto pubblico di fede: “Costui era veramente il Figlio di Dio!”. Vennero poi per staccare i morti dai patiboli visto che era la Parasceve, cioè la preparazione alla Pasqua (e quindi non ci dovevano essere corpi penzolanti dalle croci), spezzarono le gambe ai due delinquenti ai lati di Gesù e poi, visto che il Nazareno era morto, un soldato gli trapassò il cuore con una lancia.

È Giovanni, il testimone oculare, che cita esattamente nel suo Vangelo: “e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19,34). Si è aperto per noi lo scrigno della Grazia. Il cuore è stato spezzato, come un pezzo di pane è donato a noi. Lì quella notte, in quel costato aperto è stata generata la Chiesa sacramentale, che poi vedrà la luce della sua nascita il giorno di Pentecoste.

Sono passati più di diciassette secoli. È la sera del 27 dicembre 1673, festa dell’apostolo ed evangelista Giovanni quando, nel coro della chiesina del monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, un paesino sperduto della Borgogna, avviene un fatto sconvolgente. A suor Margherita Maria Alacoque prostrata innanzi al Santissimo Sacramento esposto, appare Gesù, e le fa vedere il suo Cuore: tutto investito di fiamme, circondato da una corona di spine, squarciato da una ferita laterale, e con una croce piantata sopra. “Vedi – le dice Gesù – vedi questo cuore che si strugge d’amore per gli uomini, ciò nonostante, non riceve che ingratitudine e oltraggi. Questo cuore è sempre disposto a versare grazie e benedizioni sopra di tutti, ma gli oltraggi continui che mi fanno, ne impediscono la diffusione. Pensa tu, dunque, a riparare un sì lacrimevole disordine, e fa che il venerdì successivo (nell’ottava consacrata all’onore del mio Divin Corpo e Sangue), sia specialmente consacrato all’onore del mio Divin Cuore, riparando con onorevole ammenda e devota comunione le offese che ricevo nella divina Eucaristia. Io spargerò abbondanti benedizioni su quanti mi presteranno questo culto, e a te affido l’incarico di far conoscere ed eseguire il mio volere”. 

Lo scrive suor Margherita nel suo diario che si accinge poi all’adempimento della volontà di Gesù. Negli anni a seguire la devozione prende piede e si espande. Oggi è rimasta una pia pratica di alcuni devoti. Io vado avanti con la convinzione che se Gesù chiese questo avrà avuto i suoi buoni motivi. Avanti dunque con un’Ottava, tutta impregnata sul mistero che unisce il Corpus Domini al Sacratissimo Cuore di Gesù. Il rapporto che sembra non esserci. E invece c’è. In tutti i miracoli eucaristici, dall’VIII secolo al 2013, che sono stati analizzati, hanno riscontrato che quel “pane adorato” è carne viva. Un esempio da proporre è la testimonianza sconvolgente di Frederik Zugibe (professore americano di patologia forense alla Columbia University e medico legale nella contea di Rockland di New York). Affermò, dopo una analisi eseguita, di aver trovato del tessuto striato del miocardico (parte del cuore) di un uomo sofferente e in aggiunta la presenza di alcuni globuli bianchi intatti che non possono essere presenti nel tessuto cardiaco di un cadavere. Si domandava come si poteva estrarre da una persona morta, un pezzo di cuore vivente. Mi domando io: Ancora oggi non è riconosciuto ufficialmente come merita. I miracoli eucaristici dicono tanto, questo strettissimo rapporto tra il Sacro Cuore e l’Eucaristia. Qualcuno di voi ha ancora dubbi su questi mistero? Io no.

Buona festa,

Massimo “Pepe” Pieri

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