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Paolo Maldini premiato a Cesenatico nel segno di Azeglio Vicini
Campione di fair play e umiltà: Paolo Maldini ha ricevuto ieri sera il premio intitolato ad Azeglio Vicini giunto quest’anno alla terza edizione. Istituito dal Panathlon club di Cesena con a capo l’inossidabile Dionigio Dionigi, il riconoscimento in passato è stato attribuito a Marco Tardelli e a Fabio Capello.
Presenti al tavolo della presidenza il giornalista Giorgio Martino che ha moderato la serata che si è svolta al Grand Hotel Da Vinci di Cesenatico, i sindaci di Cesena Enzo Lattuca e della città ospite Matteo Gozzoli, il nuovo governatore del IV distretto Panathlon Lucio Montone, l’ex ct Alberto Zaccheroni, l’ex calciatore e attuale opinionista Lorenzo Minotti e la famiglia dell’indimenticato allenatore di Italia ’90.
“Devo esprimere tre grazie a Paolo – ha esordito l’amico e collega Minotti – il primo perché nonostante gli impegni questa sera è scappato da Milano per presenziare alla serata. Il secondo perché con onore sono stato suo compagno di squadra e il terzo perché dopo avere abbandonato il calcio è rientrato nel 2018 come dirigente, a dimostrazione che il calcio non può permettersi di tenere fuori un uomo del suo calibro che è il simbolo per eccellenza di questo sport”.
Maldini ha ricevuto il premio con la motivazione di essere un calciatore che ha vinto tutto ma anche per l’impegno e la solidarietà. A 17 anni fu convocato in categoria Under 21 e a 20 in nazionale maggiore ed ha giocato in 647 partite.
Ora dirigente del Milan, è padre di due ragazzi Daniel e Christian pure loro calciatori: “i giocatori di oggi dimenticano che sono dei modelli seguiti dai loro coetanei – ha dichiarato Maldini – nei miei 25 anni di carriera ho sempre cercato di essere un buon esempio oltre che rispettoso verso gli altri, valori che mi sono stati trasmessi dalla famiglia. Il giudizio di fine partita ricevuto da un padre che è stato calciatore è il peggiore che si possa ricevere. Prima è capitato a me (è figlio del compianto Cesare Maldini ndr) e ora ai miei figli. Ricordo con commozione la partita di esordio in nazionale convocato da Vicini nella amichevole con la Jugoslavia nel 1988 – ha concluso – in particolare per la situazione pesante che già si respirava a causa dei fischi dei tifosi croati nei confronti dei giocatori serbi, preludio della futura guerra dei Balcani”.