Dalla Chiesa
Papa Francesco: Angelus, “la Chiesa non può chiudersi in se stessa”, “resistere al degrado morale”
“Il discepolo è chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone”. Lo ha detto il Papa, che nell’Angelus di ieri ha esortato a “resistere al degrado morale, al peccato, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza”. “È ‘sale’ il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani – perché tutti noi ne abbiamo –, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri”, ha spiegato Francesco: “È ‘sale’ il discepolo che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile, costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire. E di questo atteggiamento c’è tanto bisogno!”.
“Un discepolo e una comunità cristiana – l’identikit del Papa – sono luce nel mondo quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia. Il discepolo di Gesù è luce quando sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, a eliminare le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna”. “Gesù ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato”, ha ricordato Francesco: “Di fronte alla violenza, all’ingiustizia, all’oppressione, il cristiano non può chiudersi in sé stesso o nascondersi nella sicurezza del proprio recinto; anche la Chiesa non può chiudersi in sé stessa, non può abbandonare la sua missione di evangelizzazione e di servizio”, a servizio dei “piccoli” e dei “poveri”.
“Continuano a giungere notizie dolorose dal nord-ovest della Siria, in particolare sulle condizioni di tante donne e bambini, della gente costretta a fuggire a causa dell’escalation militare”, ha proseguito ieri il Papa che, al termine dell’Angelus, ha rinnovato il suo “accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti diplomatici, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del diritto umanitario internazionale, per salvaguardare la vita e le sorti dei civili”. “Preghiamo per questa amata e martoriata Siria”, l’invito ai fedeli in piazza. L’altro riferimento papale è alla Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, che si è celebrata ieri nella memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita: “Per sanare questa piaga – perché è una vera piaga! – che sfrutta i più deboli, è necessario l’impegno di tutti”, l’appello di Francesco, rivolto ad “istituzioni, associazioni e agenzie educative”.
“Le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno”, ha denunciato il Papa, secondo il quale “è necessario da una parte educare a un uso sano dei mezzi tecnologici, dall’altra vigilare e richiamare i fornitori di tali servizi telematici alle loro responsabilità”.