Papa Francesco: “Non si riduce la dipendenza da droga liberalizzando il consumo”

Gli spacciatori e i trafficanti di droga “sono degli assassini”, e la droga “calpesta la dignità umana”. È il monito, a braccio di papa Francesco, durante la catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Al termine dell’udienza, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Santo Padre ha affidato ai patroni di Roma, san Pietro e san Paolo, la cui festività liturgica è sabato prossimo, “le popolazioni che soffrono la guerra: la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, perché possano presto ritrovare la pace”.

L’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore”, ha detto Francesco prendendo in prestito le parole di san Giovanni Paolo II all’assemblea dell’Onu nel 1987. “Ricordiamo però, al tempo stesso, che ogni tossicodipendente porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e, per quanto possibile, guarita e purificata”, ha proseguito: “Continuano ad avere, più che mai, una dignità, in quanto persone che sono figli di Dio”.

“Tutti hanno una dignità”, ha aggiunto a braccio:

“Non possiamo tuttavia ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga. Sono degli assassini”. Poi le “parole severe” di Benedetto XVI durante una visita a una comunità terapeutica: “Dico ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo”.

“E la droga calpesta la dignità umana”, ha detto ancora fuori testo il Papa.

Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è a fantasia – come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi”.

Ne è convinto il Papa, che a braccio ha lanciato un monito preciso: “Si liberalizza e si consuma in più”. “Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose”, ha rivelato: “Quanti trafficanti di morte ci sono – perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte – spinti dalla logica del potere e del denaro a ogni costo!”.

“Questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio”, l’appello di Francesco, secondo il quale “la produzione e il traffico di droga hanno un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune”, come “è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico”. Un’altra via prioritaria per contrastare l’abuso e il traffico di droghe “è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro”.

“Nei miei viaggi nelle diverse diocesi e paesi ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo”, ha detto ancora il Papa: “Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano. Così pure sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello”.

“Di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, non possiamo essere indifferenti”, l’appello finale. “Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe”, ha ricordato Francesco: “Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga”.

“E anche preghiamo per questi criminali che danno la droga ai giovani: sono criminali, sono assassini!”, ha esclamato a braccio: “Preghiamo per la loro conversione”.

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